Lavori in fase avanzata, da regolamentare il trasferimento d’acqua
I lavori di realizzazione della Galleria Pavoncelli bis procedono a ritmo forzato. Allo stato sono stati realizzati per circa 5 chilometri, pari quasi al 50% dell’opera. Mancano infatti 5.218 metri per ultimare la galleria, il cui impatto sull’ambiente dei Monti Picentini è comunque importante. Nonostante ciò, le amministrazioni competenti non ancora hanno messo mano alla stipula dell’accordo di programma prescritto dal Ministero dell’Ambiente in sede di valutazione di impatto ambientale ove si dispone che <<al termine della fase realizzativa dell’intervento, prima dell’entrata in esercizio della Pavoncelli Bis dovrà essersi proceduto alla stipula di Accordo di Programma tra Regioni finalizzato alla regolazione del trasferimento interregionale di risorsa previo effettuazione degli studi afferenti il rilascio minimo vitale e redazione del Bilancio idrico di distretto>>.
L’accordo è necessario per la risoluzione di alcune problematiche di carattere ambientale e di corretta gestione degli acquiferi strettamente connesse alla costruzione del nuovo manufatto. La Galleria Pavoncelli bis fu progettata dall’allora ente autonomo Acquedotto Pugliese nel lontano 1956. Il progetto della nuova galleria era formalmente finalizzato a determinare la saldatura tra due acquedotti, quello del Sele e quello dell’Ofanto. Tuttavia, la relazione del progetto svela la effettiva finalità dell’opera: assicurare alla Puglia <<la possibilità di trasportare le acque disponibili provenienti da Caposele e Cassano Irpino, senza essere costretti a sfiorare per mancanza di capacità adduttiva>>. Cioè, la galleria è stata progettata anche per recuperare le acque di supero delle sorgenti, ossia i volumi idrici che allo stato, non possono essere inviati in Puglia per la insufficiente capacità ricettiva dell’esistente galleria. Risulta, quindi, chiaro che le acque di supero delle sorgenti, oggi naturalmente immesse nel reticolo idrografico, potranno essere captate dalla progettata opera che è stata ideata anche per trasportare una portata idrica complessiva di circa 10 metri cubi al secondo contro gli attuali 6.5 metri cubi al secondo che la esistente e funzionante galleria Pavoncelli può addurre. Se così non fosse, non si comprenderebbe la ragione del sovradimensionamento della nuova galleria.
Dal 1915, anno di entrata in esercizio della Galleria Pavoncelli, l’Acquedotto Pugliese ha derivato gran parte della portata idrica del gruppo sorgivo del Sele, senza essere in possesso della concessione alla derivazione di acque pubbliche prevista dal Regio Decreto 1775 dell’11 dicembre 1933. Infatti, nel corso degli anni, l’Acquedotto Pugliese per usi idropotabili, ha derivato dal gruppo sorgivo del Sele una portata media annua pari a 4.000 litri al secondo, contro una concessione di derivazione assentita che prevede da tale gruppo sorgivo un prelievo di soli 363 litri al secondo. Solo con l’entrata in vigore del decreto 152 del 2006, l’Acquedotto Pugliese ha presentato alla Regione Campania istanza di sanatoria per legittimare la derivazione idrica mai concessa. Per tanto, allo stato, è in essere l’istruttoria per il rilascio del decreto di concessione con il relativo disciplinare.
Il progetto della galleria Pavoncelli bis, regolarmente, finanziato fu bloccato dal Parco Regionale dei Monti Picentini per effetto della sentenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche 123 del 13 luglio 2007, integralmente confermata dalla Corte Suprema di Cassazione-Sezioni Uniti Civili con sentenza 27528 del 23 settembre 2008. Tali importanti sentenze segnarono un punto a favore delle posizioni irpine, nonostante l’opera fosse stata inserita nel programma delle <<Opere strategiche di interesse nazionale>> previsto dalla Legge obiettivo. Tuttavia il progetto della nuova galleria, al fine di superare i giudicati, fu poi blindato con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 6 novembre 2009, di dichiarazione dello stato di emergenza nel territorio delle regioni Campania e Puglia in relazione alla vulnerabilità sismica della galleria Pavoncelli, ravvisando, quindi, la necessità di prevedere misure di carattere straordinario ed urgente finalizzate alla sostituzione della vecchia galleria con una galleria più efficiente e sicura volta a garantire il fabbisogno potabile e di prima necessità alla comunità pugliese. Venne quindi nominato un Commissario per la realizzazione di un’opera dal costo di oltre 140 milioni di euro.
Dopo il ricorso ai poteri straordinari, ora si dovrebbe far rispettare quanto ha imposto a tutela della natura irpina con la prescrizione di valutazione dell’impatto ambientale che impone la stipula dell’Accordo di programma. I tempi ristretti per il completamento dell’infrastruttura idraulica e le complesse ed articolate operazioni che dovranno essere esperite per addivenire a un adeguato strumento di pianificazione e gestione delle fonti idriche, impongono la immediata attivazione dei competenti enti territoriali, in primis la Regione Campania. Tenuto conto che la nuova galleria è capace di trasportare fino a 10 metri cubi al secondo di acqua, occorre innanzitutto garantire, con un’adeguata fluenza idrica continua, la vita dell’ecosistema fluviale dell’intero bacino imbrifero del fiume.
L’allora Autorità di Bacino, competente per territorio (Autorità di Bacino Interregionale del Fiume Sele), in osservanza di quanto previsto dall’articolo 164 del decreto 152 del 2006, aveva già elaborato, su mandato e con finanziamento dell’Ente Parco Regionale dei Monti Picentini, il Deflusso Minimo Vitale per il fiume Sele. Si precisa che i risultati di tale studio, finalizzato alla corretta gestione della risorsa idrica, sono stati assunti dal Parco Regionale dei Monti Picentini con deliberazione della giunta esecutiva 29 del 28 settembre 2009 e dell’Autorità di Bacino interregionale del fiume Sele con deliberazione 9 del 4 aprile 2011. Occorre, inoltre, verificare, con sistematici controlli, che in Puglia siano convogliate le sole portate idriche concesse con specifici decreti di derivazione. Si evidenzia, infine, che anche il Piano di Gestione Acque redatto dal Distretto Idrografico dell’Appennino Meridionale, già tiene conto della necessità di poter disporre di una aliquota idrica aggiuntiva per la salvaguardia dell’ecosistema presente nel reticolo idrografico dei fiumi Sele e Calore. Altra importante problematica è quella che riguarda il sovra sfruttamento degli acquiferi : l’analisi e la relativa elaborazione delle serie idrologiche, confrontate con i dati dei modelli idrologici statistici sviluppati sulla base dello storico, con particolare riferimento alle curve di deflusso dei gruppi sorgivi di Cassano Irpino e di Caposele, evidenziano inconfutabilmente che le riserve di alimentazione tendono a una diminuzione delle portate sorgive. In particolare, il continuo emungimento della falda idrica profonda contenuta nelle idrostrutture montuose, attraverso pozzi eseguiti da parte di enti acquedottistici e anche da numerosissimi privati, comporta un sovra sfruttamento degli acquiferi. In sostanza, la massiccia azione antropica che, attraverso emungimenti della falda profonda per quantitativi idrici superiori a quelli di alimentazione, sta progressivamente riducendo la disponibilità delle fonti idriche. Da un corretto bilancio idrico complessivo tra il fabbisogno, i prelievi e la risorsa idrica disponibile scaturisce la necessità di una rivisitazione delle concessioni per la derivazione di acque pubbliche in atto. Occorre riequilibrare il rapporto tra le aliquote idriche che, allo stato, risultano disponibili per le province di Avellino e Benevento con quelle emergenti in Irpinia e destinate alla Puglia.
E’ necessario che dal gruppo sorgivo di Cassano Irpino venga riservata per l’Irpinia e per il Sannio una adeguata aliquota idrica. L’attuale portata idrica concessa al comprensorio Irpino-Sannita, pari a 600 litri al secondo, derivata in agro di Cassano Irpino non è, infatti, più sufficiente a soddisfare la domanda idropotabile di tale area territoriale. La portata idrica dovrà essere integrata con almeno altri 500 litri al secondo. Questa problematica è da anni affrontata (senza risoluzione) in diversi tavoli tecnici svoltisi in regione con gli enti gestori di questi acquiferi.
Nell’ambito dell’accordo di programma va inoltre compresa la diga di Conza della Campania. Tale infrastruttura idraulica, realizzata sul fiume Ofanto, invasa circa 48 milioni di metri cubi d’acqua e nasce essenzialmente per scopi irrigui. Tuttavia, dall’invaso, l’Acqueodtto Pugliese ha previsto con opere già ultimate (potabilizzatore e condotta di adduzione) la derivazione di una portata idrica media annua pari a 1000 litri al secondo per l’alimentazione dell’Acquedotto dell’Ofanto. Anche in questo caso per il fiume Ofanto va determinato un Deflusso Minimo Vitale di adeguata portata idrica che certamente non può corrispondere ai circa 40 litri al secondo previsti dall’Autorità di Bacino della Puglia. Una tale aliquota idrica non può assolutamente garantire la vita dell’ecosistema fluviale. Inoltre, da tale impianto, considerata la enorme capacità dell’invaso, può senz’altro essere presa in considerazione, la possibilità di riservare una portata idrica integrativa, sostitutiva o di emergenza per scopi idropotabili da destinare al sistema acquedottistico Alto Calore che provvede all’approvvigionamento di numerosi comuni che gravitano nel comprensorio della diga.
Sabino Aquino
già Presidente del Parco dei Monti Picentini
Il Mattino di Avellino 29.06.2016