Gesualdo – L’Irpinia ha risposto. Ieri a Gesualdo sono arrivati in tanti, oltre 500 manifestanti, per la marcia contro le perforazioni petrolifere. E’ andata oltre le aspettative e molti hanno voluto manifestazione per l’ambiente sano, quello che ancora resiste ed esiste, e a favore di un territorio con vocazione agricola, culturale e verso uno sviluppo eco sostenibile. “A terra è a nost e nun s’adda tuccà” è stato uno dei ritornelli intonato più volte durante la grande protesta per le vie di Gesualdo per scongiurare le trivellazioni alle porte. Ieri non solo i cittadini di Gesualdo, ma l’intera Irpinia ha voluto dimostrare a denti stretti l’attaccamento ad un territorio che potrebbe essere martoriato prestissimo dalle perforazioni in cerca di petrolio. Associazioni, comitati, scuole, amministrazioni, rappresentati di diverse organizzazioni, famiglie e delegazioni arrivate da ogni parte dell’Irpinia, tutti con l’obiettivo unanime di dire “No al petrolio in Irpinia”. Tra i manifestanti anche il principe Carlo Gesualdo arrivato sul luogo del delitto, in contrada Lugo, dove ad attenderlo c’era una trivella metaforica che invece del petrolio ha trovato l’oro nero d’Irpinia:l’aglianico. Accanto alla popolazione hanno sfilato tutti gli imprenditori agricoli a bordo di trattori e bandiere No Triv e numerosi ovini. Significativo il messaggio lanciato dal coordinamento No Triv Basilicata: “il nostro augurio è che possiate vincere la battaglia che noi, purtroppo, abbiamo perso”. Una
manifestazione organizzata a favore delle produzioni locali, della storia di un territorio che si è sempre contraddistinto per le sue bellezze non solo storiche, culturali e architettoniche, ma per la qualità dei prodotti provenienti dalla terra, dalle numerose coltivazioni e dalle origini indelebili di un posto nel modo con aria e paesaggi sani: la verde Irpinia. Una terra che, seppur risparmiata negli ultimi anni dal terremoto, è purtroppo ad altissimo rischio sismologico. Insomma, ieri si è trattato solo di una fase della lotta cominciata un anno fa, e che a singhiozzio è riuscita a coinvolgere, seppur con numerose difficoltà, molte persone irpine, ma che non finirà sicuramente qui. Un atto che è solo l’inizio del coro di protesta che da qui ai prossimi giorni si farà sentire sempre più imponente. Una battaglia per la vita, per le acque, per l’aria salubre, per la salute, per la salvaguardia dell’agricoltura, dei beni paesaggistici e dei beni storico-architettonici. Il coordinamento irpino No Triv Irpinia Beni Comuni e il comune di Gesualdo, da tempo stanno portando avanti un processo di sensibilizzazione, con l’obiettivo di coinvolgere innanzitutto la popolazione ad un’attiva partecipazione, ma anche i rappresentanti del territorio irpino presenti sia in parlamento che in regione. “E’ stata sottoposta all’attenzione di politici una documentazione per far comprendere loro che c’è un’incompatibilità tra le trivellazioni, e dunque la ricerca del petrolio, e l’attuazione dei piano di sviluppo per i nostri territori – ha spiega il primo cittadino Domenico Forgione -. La nostra è una zona caratterizzata non solo da agricoltura fiorente e produzione di qualità, ma si tratta del centro imbrifero più importante del meridione d’Italia. Le acque dei nostri territori vanno ad alimentare anche altre regioni e non possiamo permetterci di inquinare le nostre falde. Dunque parliamo di forti ripercussione da parte delle trivelle, oltre che sul territorio e da un punto di vista ambientale, anche alle acque e al sottosuolo”. Il popolo in marcia ha detto basta: “Vogliamo risposte da chi siede sulle poltrone del parlamento e della Regione – hanno spiegato in coro e arrabbiati -. Vogliamo sceglierci il futuro che non è nelle trivelle, ma in una vocazione agroalimentare di eccellenza, nell’architettura, nella storia e tradizioni”. “Se in Parlamento non dovesse esprimersi la volontà popolare – hanno detto ieri a chiare lettere gli organizzatori della manifestazione e le persone che vi hanno partecipato -, la battaglia continuerà con una legge di iniziativa popolare per un referendum nazionale. Noi oggi diciamo di essere contro le multinazionali petrolifere e la politica economica dei vari governi che si sono succeduti, che vuol ridurre il Mezzogiorno appenninico e marittimo a colonia delle multinazionali petrolifere”. Tanti i temi
trattati durante gli interventi svolti in piazza, a partire dal caso “acqua come bene comune”, all’agricoltura e la produzione locale, per passare alla salute e alla tutela dell’ambiente. “Siamo in un punto di non ritorno – hanno detto – e si tratta di una tragedia che è narrata attraverso due discariche, Pustarza e Difesa Grande, l’elettrodotto che deturperà per sempre l’Abbazia del Goleto, la centrale elettrica a biomasse della Ferrero, la chiusura dei Tribunali e degli Ospedali, l’Isochimica, e l’inquinamento dei fiumi Calore e Sele passando per l’Alta Capacità e la bretella Lioni – Grottaminarda senza dimenticare la Pavoncelli bis. L’Irpinia è sotto attacco e come tale ha diritto di difendersi perché il territorio va tutelato e salvaguardato da morte certa”.