Palazzo Chigi nei giorni scorsi ha versato il dovuto alle banche creditrici. E’ il risultato di una legge del 1998 che ha introdotto la garanzia statale sull’esposizione dei giornali di partito. Naufragato il tentativo della presidenza del consiglio di rivalersi sul patrimonio dei Ds
Alla fine, lo Stato ha pagato. La caccia di Palazzo Chigi al patrimonio immobiliare dei Ds non ha evidentemente dato frutti e la presidenza del Consiglio nei giorni scorsi ha dovuto versare 107 milioni di euro (pubblici) alle banche creditrici della vecchia gestione dell’Unità. E secondo il Corriere della Sera, che riporta la notizia, mancano ancora all’appello 18 milioni dovuti alla Sga: la “società per la gestione delle attività” costituita vent’anni fa per salvare il Banco di Napoli, a differenza degli altri istituti, non ha infatti rivendicato il dovuto.
Il motivo per cui i contribuenti hanno dovuto ripianare il buco del quotidiano fondato da Antonio Gramsci, tornato in edicola a giugno dopo l’ennesimo salvataggio, è presto detto: una legge varata nel 1998 dal governo Prodi ha introdotto la garanzia statale sui debiti dei giornali di partito. I Democratici di sinistra, ricorda il quotidiano di via Solferino, si erano accollati l’esposizione bancaria de L’Unità. Ma sono rimasti da pagare 125 milioni. E nel frattempo nel 2007, al momento della nascita del Pd, l’allora tesoriere Ds Ugo Sposetti ha provveduto a blindare in 57 fondazioni locali il patrimonio immobiliare ereditato dall’ex Pci mettendolo al sicuro dalle rivendicazioni dei creditori. Non per niente Sposetti, intervistato sull’argomento da Report, aveva rivendicato: “Una società mi avrebbe dato tanti soldi per fare questo lavoro…”.
Morale: grazie alla leggina di Prodi e al “lavoro” di Sposetti alla fine le banche creditrici hanno presentato il conto al governo guidato dal leader del Pd Matteo Renzi. E hanno ottenuto dal Tribunale di Roma l’emissione di decreti ingiuntivi contro la presidenza del Consiglio per un totale di 95 milioni. Palazzo Chigi ha fattoopposizione, ma in attesa del giudizio di appello ha dovuto aprire il portafogli. I soldi sono attualmente nei forzieri delle banche, pur “con riserva” visto che pende ancora il pronunciamento di secondo grado. Non si tratta di una prima assoluta, ricorda il Corriere: alla fine del 2003 i contribuenti hanno pagato i debiti dell’ex Avanti!, il quotidiano del Psi. Ma in quel caso la cifra era di “soli” 9,5 milioni di euro.