Chi inquina è pagato. Nel caso delle compagnie petrolifere il sacrosanto principio ‘chi inquina paga’ viene addirittura ribaltato. Quando si parla di petrolio i danni ambientali sono per tutti, i profitti per pochi. Secondo un report del Fondo Monetario Internazionale, i soldi pubblici stanziati in Europa in favore delle compagnie petrolifere ammontano a 330 miliardi di dollari all’anno. Una montagna di soldi che passa dalla tasca del contribuente europeo a quella del petroliere grazie a sussidi, finanziamenti per infrastrutture, gasdotti e depositi mediante la Banca Europea degli Investimenti. A livello globale sono oltre 5 mila miliardi di dollari i finanziamenti per carbone, petrolio e gas che provengono soprattutto dai Paesi avanzati.
Questo enorme regalo alla lobby del petrolio produce – direttamente e indirettamente – un aumento del 20% delle emissioni globali di Co2. Con un loro taglio si libererebbero risorse che porterebbero a unacrescita del PIL mondiale del 3,5%. Le lobby delle fonti fossili sono potenti, bisogna avere però il coraggio di realizzare una politica che abbia a cuore l’interesse generale.
Il portavoce Marco Affronte ha partecipato alla stesura del rapporto di iniziativa del Parlamento europeo in vista della Conferenza dell’Onu sul cambiamento climatico di Parigi.
I punti principali di questa relazione sono: una riduzione del 50% vincolante entro il 2030 delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990 e un obiettivo di efficienza energetica vincolante per l’UE del 40% per il 2030.
Inoltre, stride l’impegno di creare un fondo per i Paesi in via di sviluppo di appena 100 miliardi di dollari quando se ne spendono 5 mila miliardi per sostenere le compagnie petrolifere.
Sono parole e promesse, scritte nero su bianco, ma pur sempre parole e promesse. La strada verso Parigi è molto tortuosa. Gli impegni, infatti, devono poi essere mantenuti e la ‘virtuosissima’ Europa, come ha insegnato il caso Volkswagen, ha molto da rimproverarsi.
L’Unione Europea si definisce leader nella lotta contro i cambiamenti climatici, ma le politiche dei suoi Stati membri ne contraddicono spesso gli impegni , come nel caso dell’Italia che ha autorizzato la ricerca del petrolio con le trivelle nel Mar Adriatico. Si combatte così il riscaldamento globale?
Il Movimento 5 Stelle sarà a Parigi e, con il portavoce al Parlamento europeo Marco Affronte, farà sentire forte la sua voce.