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Ecco perché i cinghiali hanno invaso i nostri territori

cingCome molto spesso accade, i giornali e le televisioni italiane riportano ciclicamente fatti di cronaca anche gravi che riguardano il difficile rapporto tra l’uomo e la natura.

E infatti, nei mesi estivi da poco trascorsi, sono andati alla ribalta i tragici eventi che hanno coinvolto cittadini e ungulati (cinghiali).

Purtroppo però constatiamo una volta di più che lo scopo della “stampa” non è quello di informare o di promuovere un processo culturale tra i cittadini che faccia comprendere il giusto rapporto che ci dovrebbe essere tra attività umane e fauna selvatica, ma invece di creare i soliti “spauracchi”, molto spesso solo per fare propaganda.

Anche la politica non è da meno e abdicando (oramai da molto tempo) al dovere di coinvolgere tutte le parti sociali, nella pianificazione a lungo termine dei rapporti tra uomo e ambiente, trascende nella demagogia, con le dichiarazioni di amministratori e vari politicanti che hanno come “comun denominatore”, lo sterminio delle popolazioni di cinghiali!

Addirittura c’è chi propone l’intervento dell’esercito (giustamente non della “Forestale” o della Polizia Provinciale che Renzi e la Madia hanno soppresso), come il presidente nazionale di una nota associazione di categoria (Cia)!

Nessuno vuole sottovalutare il fenomeno della proliferazione dei cinghiali che sicuramente in alcune aree del nostro Paese ha raggiunto le dimensioni di una vera e propria emergenza con gravi danni alle coltivazioni, alle cose e alle persone, ma per poter affrontare e risolvere il problema è necessario comprenderne l’origine.
E la responsabilità è tutta della mala politica che negli anni ha generato cattivi amministratori che in complicità con le lobbies dei cacciatori, importate bacino di voti, o per la non corretta applicazione dei piani faunistico-venatori o semplicemente per non aver vigilato a sufficienza, hanno permesso l’irragionevole introduzione nel nostro ambiente di esemplari di cinghiali provenienti dal centro Europa.

Si tratta di cinghiali di grandi dimensioni e molto prolifici che hanno soppiantato le specie autoctone (Sus scrofa majori in Maremma ed il Sus scrofa meridionalis in Sardegna), di taglia ridotta e meno feconde, che erano in equilibrio col nostro ambiente e che non rappresentavano una minaccia per le attività umane. Ciò è avvenuto a partire dagli anni ’50 durante i quali sono stati massicciamente introdotti animali provenienti dall’Ungheria, dalla Polonia e dalla Cecoslovacchia, anche in ambienti che naturalmente non hanno mai ospitato il suide, per saziare le bramosia dei cacciatori desiderosi di confrontarsi con prede di dimensioni sempre maggiori. Paradossalmente, anche dopo il divieto di ripopolamento del cinghiale, le introduzioni sono avvenute illegalmente in tutto il nostro territorio.

Altri fattori che inducono questo animale ad uscire dai boschi e dalle riserve naturali per recarsi nelle aree agricole e urbanizzate, è il cambiamento climatico con inverni sempre più miti, l’abbandono dei rifiuti e l’attività venatoria che negli anni ha determinato la destrutturazione della piramide delle classi di età, agevolando la riproduzione degli esemplari più giovani a seguito dell’abbattimento dei capi più anziani.

Il Movimento 5 Stelle sollecitato da numerosi cittadini angosciati dei danneggiamenti subiti, si è occupato sin da subito del fenomeno “proliferazione dei cinghiali”, presentando una risoluzione il 19 febbraio 2014, i cui impegni sono stati accolti in un atto congiunto della commissione agricoltura il 29 ottobre del 2014.

Con questo si impegnava il Governo a intraprendere urgentemente, tutte le iniziative in sede nazionale e comunitaria, per contrastare e prevenire con efficacia, il problema dei danni alle colture causati dai cinghiali, anche attraverso l’istituzione di un osservatorio permanente tra regioni e ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) in grado di censire i danni provocati dalla fauna selvatica. Inoltre si impegnava il governo a provvedere all’immediato risarcimento dei danni subiti dai cittadini come previsto dalla Legge n. 157 del 1992, verificando la consistenza dei fondi regionali per il risarcimento dei danni prodotti dalla fauna selvatica e dall’attività venatoria.

Tra le altre misure previste, quella di scorporare il risarcimento o l’indennizzo per i danni delle specie selvatiche dalla quota massima prevista per gli aiuti delle aziende agricole rientranti nel regolamento de minimis, a prevedere una moratoria dei debiti contratti dagli agricoltori a seguito del mancato reddito cagionato dai cinghiali e la promozione di bandi per la realizzazione di strumenti di prevenzione e l’applicazione dei metodi non cruenti per il controllo della fertilità.

Insomma, per il contenimento dei danni causati dai cinghiali ci sono numerosi metodi non cruenti, in primis la prevenzione che passa anche attraverso una corretta informazione dei cittadini. Non lo dice il Movimento 5 Stelle ma il mondo della ricerca scientifica che da almeno un quinquennio ha analizzato il fenomeno trovando soluzioni che mettessero d’accordo le esigenze delle attività umane e il rispetto degli animali (si vedano i documenti dell’ISPRA).

Stupisce come tutti questi studi pagati coi soldi dei contribuenti vengano puntualmente snobbati dalla politica che preferisce ogni volta seguire l’approccio demagogico del “partito delle doppiette” che non risolverebbe affatto il problema anzi lo aggraverebbe.

Purtroppo, dopo un anno dall’approvazione della Risoluzione congiunta della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, il Governo e il Ministro dell’Agricoltura Martina non hanno fatto nulla per la prevenzione della proliferazione dei suidi e per il risarcimento dei danni ai cittadini, quindi la responsabilità degli ultimi gravissimi fatti di cronaca è solo di questo esecutivo.

Ci auspichiamo che non serva un’invasione di cinghiali a EXPO 2015 per destare l’attenzione del Ministro Martina su questa grave emergenza.

Leggi il testo della risoluzione approvata:

Scritto da M5S Camera News

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