C’era una volta un partito che si faceva chiamare democratico con il pallino per i ripensamenti, e c’erano le Poste Italiane, ormai privatizzate, i cui servizi essenziali andarono a ramengo grazie a quel partito che si diceva democratico.
I cittadini si trovarono così con la posta consegnata a giorni alterni. Molti uffici postali chiusero e soprattutto nei piccoli comuni e nelle zone periferiche o montane ci si ritrovò a pregare i santi perché la posta arrivasse.
Davanti a questo funesto evento un deputato del Pd eletto nella Granda, degnamente a capo di una squadretta di smemorati colleghi, confondendo la democraticità con l’ipocrisia, la menzogna, l’imbroglio, presentarono al Governo una interrogazione compunta e puntigliosa contro lo scandaloso caso di consegna della posta a giorni alterni.
Ma i deputati Taricco, Prina, Nazzareno, Piazzoni, Lavagno, Romanini, Lodolini, Iacono, Fragomeli, Cenni, Borghi, Galperti, Manfredi, Bergonzi, Narduolo, Capone, De Menech e Ginato avevano forse dimenticato che votarono loro a favore di questo taglio? Si sono forse scordati che appena nel dicembre 2014, in occasione della legge di stabilità, bocciarono sonoramente l’emendamento del MoVimento 5 Stelle a tutela degli uffici postali e del servizio pubblico (http://www.fabianadadone.it/home/uffici-postali-addio/)?
Per fortuna ci siamo noi a ricordarglielo e soprattutto a ricordarlo ai cittadini che rischierebbero altrimenti di farsi prendere per i fondelli. Ve l’avevamo detto…