LA VICENDA DEI MILITARI ITALIANI E QUELLA DEL CONTRATTO PER I 12 ELICOTTERI AGUSTA SI INTRECCIANO DA UN ANNO. E ANCHE IL LORO ESITO È LEGATO
La vicenda di corruzione internazionale Finmeccanica-Agusta per cui il presidente del gruppo Giuseppe Orsi appare sotto un’altra luce vista dall’India. Perché l’inchiesta sulla commessa dei 12 elicotteri si sovrappone alla vicenda dei due marò. La magistratura Italiana inizia a indagare Finmeccanica nel 2011 anche per presunte tangenti nell’ambito di una vendita di 12 elicotteri al governo indiano. Il 15 febbraio – un anno fa – la petroliera Erica Lexie è coinvolta in una sparatoria al largo delle coste del Kerala: le forze di sicurezza italiane aprono il fuoco perché ritengono di essere attaccati da pirati. Uccidono due pescatori. La Erica Lexie viene fatta entrare nel porto di Kochi, i due marò arrestati. Il tribunale incaricato della vicenda è quello del Kerala. Chiunque fosse il destinatario della sospetta mega-tangente per gli elicotteri poteva temere che l’inchiesta italiana bloccasse il pagamento e portasse alla pubblicazione degli atti con i nomi dei corrotti indiani. Due militari italiani in carcere imputati di omicidio potevano dunque svolgere un utilissimo e dal punto di vista indiano, provvidenziale ruolo. Il processo e la tangente L’attuale governatore del Kerala è considerato un fedele alleato del suo predecessore, oggi ministro della Difesa, A.K. Antony, il più longevo ministro della Difesa (oltre sette anni in carica). In India, tra i primi sette paesi al mondo per spesa militare, la corruzione incide per 50 miliardi all’anno. La difesa dei due marò messa in piedi dal governo italiano si scontra con ritardi e incongruenze da parte delle autorità giudiziarie indiane, tra continui rimandi tra il Tribunale di Kollam, l’Alta corte del Kerala e la Corte suprema indiana. Passano così 10 mesi. Oscurare il vero scandalo Il governo del Kerala usa i toni forti contro i due marò. I giornali indiani mettono in prima pagina la storia per settimane, così da dimostrare alla comunità dei pescatori che il governo li difende. Ma anche per distrarre l’attenzione dal Generale Singh, che denuncia il tentativo di un lobbista di acquistare con quasi 3 milioni di dollari la sua approvazione per una commessa di centinaia di camion inferiori agli standard richiesti. Uno scandalo simile avvenne nel 1989, quando la svedese Bofor pagò 12 milioni di dollari di tangente per la vendita di 400 cannoni, e portò alla sconfitta elettorale del Partito del Congresso allora guidato dal figlio di Indira Ghandi, Rajiv. Omissis sospetti Secondo l’inchiesta italiana l’uomo chiave in India di Agusta Westland, la società del gruppo Finmeccanica produttrice degli elicotteri, è l’ex responsabile dell’aeronautica indiana, Shashi Tyagi, che oggi difende la sua innocenza e ricorda che all’epoca della stipula del contratto nel 2010 non era più il responsabile dell’aeronautica indiana. Non dice però che da consulente del ministero della Difesa poteva far vincere Agusta prima riducendo da 18.000 piedi a 15.000 l’altezza massima che gli elicotteri dovevano raggiungere (gli elicotteri italiani non sono abilitati al volo sopra i 15.000 piedi), poi sottoponendo gli elicotteri concorrenti a una prova di avaria al motore che l’AW101, con i suoi tre propulsori, vince a mani basse. Marzo 2012: l’indagine della magistratura italiana continua e la documentazione arriva, su richiesta del governo indiano, a New Delhi. Quando il rapporto trapela, la stampa indiana nota che nella trascrizione delle intercettazioni telefoniche tra i mediatori, si parla esplicitamente di funzionari indiani che intascheranno la tangente. E’ la notizia chiave per i locali, ma proprio quei nomi sono “omissis”, ufficialmente perché l’intercettazione è, proprio in quei punti, incomprensibile. Il 21 dicembre 2012 con un gesto di “clemenza” il Tribunale del Kerala concede ai due marò di lasciare il territorio indiano per due settimane. Pochi giorni prima il ministro della Difesa Antony ha dichiarato che non risulta alcun problema sulla fornitura e ritiene il contratto con Agusta valido. Poco prima che i due marò arrivino in Italia, giungono in India i primi due elicotteri. Gli indiani nel frattempo devono aver intascato quanto pattuito e si sono garantiti l’impunità attraverso un meccanismo mediante il quale la loro responsabilità rimane ben nascosta. Quando i due marò rientrano in India, a gennaio 2013, la vicenda giudiziaria ha una svolta inattesa. La Corte Suprema Indiana nega la giurisdizione al Tribunale del Kerala e rinvia il giudizio sui due marò a un tribunale del governo federale, da costituire appositamente. Un fatto inedito nella giurisprudenza indiana. Il governo indiano assume il diretto controllo della vicenda dei due marò. La tregua La Corte suprema indiana concede ai militari di raggiungere l’ambasciata italiana a New Delhi. Pochi giorni fa, un ulteriore annuncio: nel caso il tribunale speciale indiano condanni i due marò, la convenzione firmata il 17 dicembre 2012, entra in vigore (firmata, guarda caso, nei giorni in cui i rapporti tra India e Italia erano rasserenati dalla consegna degli elicotteri): è concesso a condannati italiani e indiani di scontare la pena nel proprio Paese. Poi le cose cambiano all’improvviso, dopo l’arresto del presidente di Fin-meccanica, Giuseppe Orsi. L’India dichiara la sospensione del pagamento della commessa. E in tanti ora si chiedono quali conseguenze ci saranno sui due marò. Perché, a differenza di quanto affermato da Silvio Berlusconi, pagare tangenti può compromettere l’immagine di un Paese e la sua politica estera, invece di favorirla.
di Marco Franchi
Il Fatto Quotidiano 15 Febbraio 2013