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Scene di ordinaria ipocrisia. La follia di Pd e Fi che votano l’austerità.

RENZI-AUSTERITYDavano del pagliaccio a Beppe Grillo. Ma l’esempio greco, il bluff dell’Eurogruppo (convocato domani per l’ennesima volta) e le ironie delle massime istituzioni europee, non bastano a svegliare gli eurodeputati italiani. Per chi ha votato Partito Democratico, Forza Italia o NCD, mercoledì è stato il giorno della verità. I proclami della campagna elettorale, gli echi renziani di chi voleva cambiare l’Europa imponendo la sua visione, la grande vittoria delle europee con quel 40% di speranza degli elettori: è stata solo una presa per il culo. Il vero volto di questa classe dirigente (che doveva rottamare tutto ma fatica ad allacciarsi le stringhe delle scarpe) è venuto fuori due giorni fa, ancora una volta. I “democristiani” che rappresentano l’Italia al Parlamento Europeo hanno trovato l’accordo con i falchi della Merkel. La relazione Berès, che avrebbe dovuto essere l’occasione per rimettere in discussione le attuali politiche di bilancio, è finita per riproporre l’attuale quadro della governance economica volta all’austerità, ed è stata approvata dal parlamento riunito in seduta plenaria. Come dicevamo, non è bastato lo scandaloso trattamento riservato alla Grecia per svegliare i connazionali.

I TRATTATI E LE REGOLE SONO INTOCCABILI
La relazione, da cui traspare chiaramente l’impostazione tedesca, appare completamente avulsa dalla realtà. Si parte da una lettura completamente sbagliata della crisi dell’Eurozona che viene essenzialmente ricondotta all’incapacità o mancanza di volontà degli Stati membri di attuare le riforme e rispettare le regole di bilancio. L’unica preoccupazione della relazione è il mancato rispetto dell’attuale quadro di governance economica e non le ripercussioni devastanti che le politiche di austerità (e l’ossessione per i vincoli bilancio) hanno avuto su economia e cittadini europei. Anche quando si parla di margini per la flessibilità, la relazione non manca mai di sottolineare che ogni deviazione dai suddetti vincoli deve essere solo temporanea e non può portare a uno sforamento del 3% del PIL. Inoltre, nella relazione manca del tutto una lettura sistemica e analitica della realtà, delle cause della crisi e dell’impatto devastante che l’attuale quadro di governance (e la strategia adottata dalla Commissione Europea) ha avuto sulle economie dell’Eurozona. E’ assente una critica alla necessità di adottare misure correttive per gestire i surplus commerciali eccessivi che sono causa di enormi squilibri macroeconomici. La conclusione che trae la relazione è che non c’è alcun bisogno di mettere in discussione le regole vigenti, né tanto meno di modificare i trattati.

SI TORNA A PARLARE DI MES E FISCAL COMPACT
La roadmap proposta nelle conclusioni del report sono imbarazzanti: vengono incluse proposte inaccettabili come la piena integrazione del MES e del Fiscal Compact nel quadro comunitario e la costruzione di una capacità fiscale con l’obiettivo di supportare gli Stati membri nell’implementazione delle riforme e non nell’adozione di misure di contrasti alle crisi. Ovviamente, come detto, nessun riferimento alla necessità di riformare la governance e abbandonare le politiche di austerità, o di allargare lo spazio fiscale a livello di Stati membri per la realizzazione di politiche controcicliche. Il M5S e il Gruppo EFDD hanno fatto di tutto per fermare questa follia in aula, ma le coscienze degli eurodeputati non sono riaffiorate nonostante una mozione alternativa di risoluzione. Quest’ultima, partendo da un’analisi critica della difficile situazione economica e sociale, delle cause della crisi e del fallimento dell’attuale quadro di governance, era focalizzata sulla necessità di rivedere radicalmente le regole di bilancio, abbandonare le politiche di austerità, adottare nell’immediato una golden rule volta a esentare dal calcolo di deficit e debito le spese legate a investimenti produttivi e al reddito di cittadinanza ed introdurre una clausola di recesso dall’Eurozona.

CHI HA VOTATO A FAVORE DELL’AUSTERITA’?
A votare a favore del rinnovo dell’austerità sono stati i due grandi gruppi dell’emiciclo: PPE con Forza Italia e NCD, e S&D con il Partito Democratico. Una scelta che ha stupito e creato imbarazzo agli stessi eurodeputati che in campagna elettorale un anno fa promettevano l’esatto contrario. Alcuni di loro hanno premuto il pulsante consapevoli di votare una porcata, frutto di pseudo-accordi presi per spartirsi cariche tra le due grandi coalizioni. Vi ricorda qualcosa? Effettivamente, l’immagine che vi proponiamo è emblematica: guardate voi stessi la distribuzione dei voti e, se volete, leggete i nomi (+ a favore, – contrari, 0 astenuti).

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Qui vi proponiamo invece solo gli italiani. Qualora vi venga voglia di chiamarli per nome e cognome o magari scrivergli una mail per chiedere spiegazioni attraverso il sito del parlamento. ECCO IL LINK CON TUTTE LE MAIL UFFICIALI.

Forza Italia e NCD (Gruppo PPE): Salvatore Cicu, NCD; Alberto Cirio, FI; Lara Comi, FI; Herbert Dorfmann – Partito Popolare Sudtirolese; Elisabetta Gardini, FI; Giovanni La Via – Unione di Centro; Fulvio Martusciello, FI; Alessandra Mussolini, FI; Aldo Patriciello, FI; Massimiliano Salini, FI; Remo Sernagiotto, FI; Antonio Tajani, FI.

Partito Democratico (Gruppo S&D): Brando Benifei; Goffredo Maria Bettini; Simona Bonafè; Mercedes Bresso; Renata Briano; Nicola Caputo; Caterina Chinnici; Andrea Cozzolino; Nicola Danti; Isabella De Monte; Elena Gentile; Michela Giuffrida; Roberto Gualtieri; Kashetu Kyenge; Luigi Morgano; Pier Antonio Panzeri; Massimo Paolucci; Gianni Pittella; Elly Schlein; Renato Soru; Patrizia Toia; Daniele Viotti; Flavio Zanonato; Damiano Zoffoli.

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