EPURATO IL GRUPPO CHE COLLABORAVA CON L’ITALIA SULL’ANTIRICICLAGGIO. IL CONTROLLO ADESSO È GESTITO DA UNO SVIZZERO CHE LAVORAVA IN UN PARADISO FISCALE
Sarà ricordato per i rotoloni di contanti sotto le tuniche questo Conclave. I cardinali in arrivo da tutto il mondo dovranno portare le mazzette di banconote, se vorranno fare acquisti dentro le mura Leonine, perché i pos dei bancomat della Santa Sede continuano a essere bloccati da gennaio. La Vigilanza della Banca d’Italia negli incontri delle scorse settimane ha posto un aut aut al nuovo direttore dell’AIF, l’autorità antiriciclaggio vaticana, René Brulhart. I soldi non devono più passare per lo IOR, ma direttamente dal conto della Deutsche Bank Italia Spa, soggetta alla Vigilanza di Bankitalia. Il Vaticano però ha risposto picche perché non vuole rendere controllabili da Bankitalia i reali intestatari dei flussi e pensa di poter scavalcare l’Italia con una mossa astuta: il bancomat sarà riaperto e appoggiato estero su estero su una banca extracomunitaria non soggetta al controllo di Bankitalia né dell’Europa. Quella dei rotoloni di contante e dei pos fermi non è l’ombra più lunga dello scandalo IOR che si allunga sulla successione al soglio di Pietro. Nella scelta di Joseph Ratzinger di abbandonare la carica ha giocato un ruolo importante anche la sua sensazione di essere troppo debole per arginare la “mattanza” portata avanti nel settore del controllo delle finanze vaticane dal Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Mattanza, più che lotta, è il termine giusto per descrivere l’andazzo degli ultimi mesi confermato ancora ieri dall’ultima indiscrezione: il Segretario di Stato ha comunicato informalmente durante i colloqui bilaterali con l’Italia di volere approfittare dei pochi giorni di pieni poteri rimasti per nominare il nuovo consiglio di sovrintendenza e il nuovo presidente dello IOR, la banca del Vaticano. BERTONE PRESIEDE la commissione cardinalizia che sovrintende allo IOR, della quale fa parte anche il suo rivale, il cardinale Attilio Nicora. Nove mesi dopo la rimozione del presidente Ettore Gotti Tedeschi, più vicino a Nicora e al Papa, Bertone sta per piazzare un suo fedelissimo al suo posto. Il favorito era un ex compagno di studi di Bertone, l’avvocato torinese Carlo Maria Marocco. A dicembre però l’ex notaio, membro dell’attuale Consiglio di sovrintendenza dello IOR, è stato nominato presidente della Cassa di Risparmio di Torino e ora si fa il nome di Pellegrino Capaldo. L’altra partita fondamentale per Bertone è quella dell’Autorità antiriciclaggio, l’AIF. Dopo essere stato sostituito nel 2011 con il bertoniano monsignor Domenico Calcagno alla guida del-l’APSA, l’amministrazione del patrimonio Santa Sede, Nicora rischia ora di essere rimosso anche dalla presidenza dell’AIF. Bertone potrebbe far valere il doppio incarico di Nicora come ragione di incompatibilità per farlo fuori o dalla presidenza dell’organismo antiriciclaggio AIF o dalla Commissione cardinalizia che controlla lo IOR. Si completerebbe così il disegno che mira a ricondurre sotto il suo controllo l’AIF e lo IOR rimuovendo gli uomini più collaborativi con le autorità italiane. GOTTI TEDESCHI ha dovuto lasciare la presidenza dello IOR non certo per il coinvolgimento del banchiere nell’inchiesta della procura di Roma – come erroneamente è stato scritto – ma per una ragione opposta. Insieme al cardinale Attilio Nicora e all’ex direttore generale dell’AIF Francesco De Pasquale, Gotti era il fautore dell’inserimento di una normativa più seria in materia di antiriciclaggio. Lo IOR per decenni si è comportato in Italia come una fiduciaria che scherma i reali proprietari dei fondi, talvolta politici corrotti o criminali comuni dotati della sponda Oltretevere. La Procura di Roma ha indagato nel 2010 il direttore generale dello IOR Paolo Cipriani e Gotti Tedeschi proprio per violazione della normativa formale antiriciclaggio. Ma Gotti, a differenza di Cipriani, si è mostrato collaborativo con la Procura e Bankitalia, un atteggiamento sgradito Oltretevere. Nel dicembre del 2010 Benedetto XVI vara una legislazione antiriciclaggio severa e crea l’AIF, un’autorità antiriciclaggio per dialogare con l’UIF italiana. Comincia lo scambio di informazioni tra AIF e le procure italiane, attraverso l’UIF. Per far capire che fa sul serio, il Vaticano nomina come direttore generale dell’AIF un ex funzionario dell’UIF di Bankitalia, l’avvocato Francesco De Pasquale e come presidente proprio il cardinale Nicora. A QUEL PUNTO lo IOR e l’antiriciclaggio diventano il teatro dello scontro tra la fazione dei “vincenti” capeggiata dal segretario di Stato Tarcisio Bertone e i “perdenti” del cardinale Nicora. A gennaio del 2012 Bertone si riprende i poteri ispettivi sullo IOR. L’autorità di Nicora e De Pasquale non può più ficcare il naso nei conti IOR per poi riferire ai pm italiani. A maggio viene messo alla porta il presidente IOR Gotti Tedeschi, favorevole alla normativa più severa. Alla fine del 2012 salta il direttore generale AIF, De Pasquale retrocesso a semplice consigliere AIF. Al suo posto arriva René Brulhart, svizzero ma soprattutto ex capo dell’autorità omologa di un paradiso fiscale come il Liechtenstein. Non proprio un segnale di severità. Il cardinale Attilio Nicora sente stringersi il cerchio intorno. Con la scusa della sua doppia carica (controllore, in qualità di presidente AIF e controllato, in qualità di membro della commissione cardinalizia dello IOR) Bertone si accinge a farlo fuori. Un problema che invece non viene rilevato per un altro membro dell’AIF, Giuseppe Dalla Torre, che è presidente del Tribunale del Vaticano. Intanto si avanza un nuovo uomo forte all’AIF: il genero di Antonio Fa-zio, proprio lui l’ex governatore della Banca d’Italia. Si chiama Tommaso Di Ruzza, è assunto come impiegato ma è stato subito proposto come vicedirettore dell’AIF. Una nomina saltata proprio per l’opposizione del cardinale Attilio Nicora. Nato nel 1975 ad Aquino e presidente del circolo Tommaso d’Aquino, Di Ruzza è membro del Pontificio consiglio per la giustizia e per la pace. L’arcivescovo Mamberti e il governatore emerito suocero Antonio Fazio, insieme al vescovo Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace erano presenti alla tre giorni organizzata dal Circolo San Tommaso nel luglio 2012. Non è diventato vicedirettore ma è stato nominato vicario del direttore. In molti davano per probabile la rimozione di Nicora e l’ascesa del giovane e bravo Di Ruzza al posto di Brulhart nel lungo periodo. Poi sono arrivate le dimissioni del Papa.
Marco Lillo
Il Fatto Quotidiano 13 febbraio 2013