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Ruotolo e la #TerraDeiFuochi

ruotoloSandro Ruotolo, giornalista, campano, è stato messo sotto scorta in questi giorni dopo aver ricevuto minacce da Michele Zagaria, boss dei Casalesi, a causa delle sue inchieste sul traffico di rifiuti tossici in Campania, il famigerato fenomeno della Terra dei Fuochi. Di seguito il suo Passaparola.

Blog: Lei è stato minacciato di morte a seguito delle inchieste sui rifiuti tossici in Campania, può dirci perchè?
Ruotolo: Nella vita di un cronista che si occupa di temi “scottanti” la mafia, la camorra, la’ndrangheta, i sequestri di persona, il reato del traffico illecito di rifiuti… insomma: l’attualità le minacce sono cose abituali. Capita nella sua storia di essere minacciato. Io sono stato minacciato varie volte: dalla telefonata anonima, alla lettera di minaccia che ti arriva in redazione. A me per esempio una volta una lettera di minaccia invece di arrivarmi in redazione, quelle con le croci e queste cose qui, mi è arrivata a casa. La lessi, era il 2009. La lessi e mi preoccupai perché ero stato seguito, non so da chi, non so perché, ma ero stato seguito perché c’erano dei riferimenti al numero civico di casa mia, al fatto che avessi due cani e uno dei due mi era appena arrivato, per cui già nel 2009 per un periodo di tempo sono stato sottoposto a un sistema di protezione, ma questa volta, purtroppo per me, la storia è diversa. 

Blog: Il clan dei Casalesi è stato debellato, è così? E qual è il ruolo oggi di Michele Zagaria?
Ruotolo: La storia (delle minacce, ndr) è diversa rispetto al passato perché il 20 marzo di quest’anno, carcere milanese di Opera e a colloquio il capo dei Casalesi, Michele Zagaria, voi sapete che Zagaria e Antonio Iovine sono stati gli ultimi grandi capi di questa federazione di clan che noi chiamiamo il clan dei Casalesi. In realtà sono vari paesi coinvolti e ci sono questi capi clan, questi capi zona. Gli ultimi due grandi capi Antonio Iovine e Michele Zagaria sono stati arrestati tra il 2010 e il 2011, Antonio Iovine si è pentito, Michele Zagaria no. E quando si dice clan dei Casalesi si dice Cosa Nostra campana. Tra l’altro alcuni di questi personaggi sono stati “pungiuti” dai boss di Cosa Nostra, quindi è un’organizzazione mafiosa.
Il 20 marzo Zagaria parla con una delle donne delle sua famiglia, quindi è a un colloquio in cui non sa di essere intercettato, poco tempo prima avevamo rimandato in onda un lavoro che avevo realizzato, sempre per La 7 – Servizio Pubblico Più, quindi la linea nostra dei reportage, un format nuovo, avevo realizzato un Inferno Atomico.
Era andato in onda un anno prima, avevamo deciso di rimandarlo in onda a gennaio 2015 perché stavamo lavorando di nuovo sulla Terra dei Fuochi, con le mamme della Terra dei Fuochi,e Padre Maurizio. Ero stato in giro tra roghi tossici, discariche etc.. Allora, sotto le feste del Capodanno e Epifania, avevamo rimandato in onda questo reportage, all’interno del quale avevo intervistato Carmine Schiavone a casa sua e poi mi era venuta questa follia, questa idea di prendere Carmine Schiavone e di portarlo lì, a Casal di Principe, quindi gli dico rapidamente una sera a casa sua: “Senti ma se domani mattina ti vengo a prendere, lo sappiamo io e te, verresti con me a Casal di Principe?“. Quindi mi misi in macchina, andai a Casal di Principe con lui e realizzammo una parte di questo lavoro con lui sul campo.

Blog: E’ possibile un collegamento tra i servizi segreti e il clan dei Casalesi, e il clan esiste ancora?
Ruotolo: Che cos’era successo e perché Michele Zagaria manda questo messaggio all’esterno? Non è il lamento, almeno così mi hanno detto gli investigatori, quelli che si occupano di sicurezza e di queste cose per il nostro Paese, non è l’ira di un capo che è rinchiuso al 41 bis, ma è qualcosa di diverso:
A) perché parla con le donne, quindi non è che sta in cella o nell’ora d’aria con un altro detenuto e dice: “Guarda Ruotolo quello stronzo etc.”, quindi c’è un messaggio;
B) perché questo clan, con la cattura di Zagaria e di Iovine il Governo, la Politica, la grande Informazione ci aveva fatto capire che era finito il clan dei Casalesi, invece che cosa ho scoperto in questo frangente? Che il clan dei Casalesi è vivo, non è un clan disarmato, per esempio nessuno ancora ha trovato le armi di questo clan, l’arsenale nonostante i pentimenti anche di Iovine non si sa che fine ha fatto l’arsenale. Perchéquesto clan sta ancora negli appalti pubblici, perché questo clan ha almeno 300 affiliati all’esterno, cioè uomini liberi, ma poi dovete pensare che tra il 2007 e il 2013 sono state arrestate cinque mila persone di questo clan. 

Quelli che non hanno commesso reati di sangue sono già usciti o stanno per uscire fuori. L’uomo che ha ospitato per ultimo nella sua casa di Casa Pesenna, del paese di Michele Zagaria, quindi l’uomo che ha ospitato il latitante Michele Zagaria è già fuori dal carcere.

Blog: Quale parte del suo servizio ha infastidito a tal punto da farla minacciare di morte?
Ruotolo: Quindi la vicenda mi ha fatto una volta tanto indagare sui fatti miei, invece che sui fatti degli altri e ho scoperto che in realtà il clan dei Casalesi non è il passato, è un clan molto attivo. Quindi che cosa ha dato fastidio al boss con cinque mila persone in carcere, che vuol dire che il clan deve avere tantissimi soldi, perché deve mantenere le famiglie dei detenuti. E allora cosa ha dato fastidio a Michele Zagaria? Una domandina semplice, semplice fatta a Carmine Schiavone, cioè il rapporto tra il clan e i servizi segreti. Questa domanda e quindi anche Zagaria perché ci sono tracce di Michele Zagaria latitante durante l’emergenza rifiuti, ci sono tracce anche giornalistiche, proprio Rosaria Capacchione che oggi è Senatrice del Pd, ma all’epoca era cronista del Mattino e anche lei messa sotto protezione aveva scritto un paio di articoli molto documentati su questi rapporti tra i servizi e Michele Zagaria. 

Questa cosa per un capo, immaginatevi se l’affiliato che guarda Servizio Pubblico, alla televisione, sente porre questa domanda a un collaboratore, immette il sospetto: ma come Don Michele se la fa con gli sbirri? Quindi significa per un capo camorra perdere credibilità, carisma criminale. Se sospetto che tu te la fai con gli sbirri, che capo sei? Questa cosa è inaccettabile per chi vuole continuare a essere mafioso, quindi ha deciso di non collaborare con la giustizia, quindi è un capo mafia con gli uomini fuori, con gli affari fuori, deve continuare a fare affari perché deve mantenere le famiglie dei clan, tra l’altro, con un arsenale a disposizione.

Blog: E’ cambiata la sua vita? Rimpiange qualcosa?
Ruotolo: Io da due settimane vivo sotto scorta, nel senso che la mia vita è blindata, ma io lo dico qui ma l’ho sempre detto, non voglio fare il monumento, quindi continuerò a essere un uomo libero se continuerò a fare il cronista. Però vi assicuro che sentire la solidarietà anche di chi non la pensa come me perché io sono un giornalista che ha avuto delle esperienze diverse, anche dal giornalismo, politiche, ho criticato, però c’è un riconoscimento che per me è il più forte, quello della mia onestà. Voi sapete che quando lavoro in televisione, quando faccio il mio mestiere, posso sbagliare, ma sono un uomo libero perché tengo moltissimo all’indipendenza.
Quindi se posso continuare a non guardare in faccia a nessuno, a parlare male della mafia. Io che faccio il giornalista, che sono un cronista, porto sempre le pezze di appoggio, quindi faccio le inchieste che fanno male alla mafia. Passate parola!

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