Dalle intercettazioni emerge un versamento da “6-7000 euro”. Tutto regolarmente fatturato. Il ras delle cooperative: “Abbiamo fatto buona figura con poco”. Il contatto è Carlo Cotticelli, tesoriere dei dem romani. Telefonate, incontri e sms anche con il capogruppo del Pd in Regione Lazio, Marco Vincenzi.
Gli stipendi del Pd di Roma pagati coi soldi di Mafia Capitale.Salvatore Buzzi, ras della cooperativa 29 giugno e al centro dell’inchiesta che ha travolto la politica romana, distribuiva regolarmente fondi ai funzionari capitolini del partito. Il suo contatto è il tesoriere locale Carlo Cotticelli. Nei dialoghi intercettati dai carabinieri del Ros – che risalgono al 9 settembre 2014 – si fa riferimento alla richiesta del versamento di “6-7000 euro” e “alla consuetudine sistematica ‘il primo di ogni mese’ di pagare stipendi a pubblici ufficiali“. Nel giorno della seconda ondata di arresti di Mafia Capitale il 4 giugno il commissario del Pd romano e presidente democratici Matteo Orfini si scagliava contro “chi ha sbagliato”. Invece deve fare i conti con un sistemache si rivela sempre più simile a Mani Pulite e che non coinvolge solo qualche “mela marcia”, ma anche i vertici, almeno locali, dei dem.
Ecco il dettaglio delle intercettazioni. Carlo Guarany, vice di Buzzi, parlando col suo capo, spiega che Cotticelli chiede i soldi perché il partito è in difficoltà: “Non erano riusciti a pagare glistipendi di agosto e non sapevano cosa fare. E così chiedeva a Buzzi se per caso potesse aiutarli dando loro 6-7000 euro per pagare gli stipendi di agosto e una parte di settembre”. Quindi Buzzi stacca l’assegno intestato al “Partito democratico di Roma”. In cambio riceve una regolare ricevuta proprio a nome del partito della Capitale: “Serve per metterla in contabilità”.
E non c’è solo Cotticelli: perché dalle carte emerge anche il rapporto tra Buzzi e il capogruppo del Pd in Regione Lazio, Marco Vincenzi: sarebbe suo l’emendamento che è andato ad aumentare di 600mila euro i finanziamenti destinati alla coop 29 giugno. I due si incontravano a Tivoli, a Villa Adriana, dove si scambiavano “pizzini”. Tra loro anche telefonate e sms.
E, al di là, dei vertici locali romani, il Partito democratico viene coinvolto da Buzzi anche sulla vicenda che riguarda il Cara di Mineo, il centro di accoglienza per i richiedenti asilo di Catania – il più grande d’Europa -, che ai contribuenti costa 139mila euro al giorno. E che ha coinvolto anche il sottosegretario all’Agricoltura in quota Ncd Giuseppe Castiglione, indagato dalla Procura di Catania per una presunta turbativa d’asta.”Su Mineo casca il governo – dice Buzzi parlando ai magistrati il 31 marzo 2015 – io potrei, cioè, se possiamo spegnere il registratore glielo dico, se può spegnere un secondo”, chiede Buzzi ai pm. Esita nel racconto, ma conferma che a raccontare quello che è successo in merito agli appalti è Luca Odevaine, ex vice capo di gabinetto con Walter Veltroni sindaco.
Redazione
Il Fatto Quotidiano 09.06.2015