“L’Europa chiede la riforma delle pensioni? L’Italia approva la legge Fornero. L’Europa impone l’austerity? L’Italia taglia la sanità e i piccoli ospedali. L’Europa chiede una riforma del lavoro? L’Italia vara il Jobs Act e trasforma il mercato del lavoro in una competizione fra precari.
Se l’Europa chiede invece più diritti per i suoi cittadini, allora le sue decisioni restano lettera morta. Si può riassumere così l’ipocrisia italiana: siamo europeisti quando si tratta di massacrare i cittadini, poi improvvisamente ci dimentichiamo di esserlo quando dobbiamo fare giustizia sociale.
Sette anni fa l’Europa ha ufficialmente chiesto a tutti gli Stati membri di realizzare politiche attive per garantire un reddito minimo vitale a tutti i suoi cittadini. Tutti gli Stati membri si sono adeguati tranne l’Italia e la Grecia. Tutti gli Stati membri hanno approvato leggi che stabiliscono un principio semplice: tutti i cittadini devono avere un’adeguata integrazione del reddito. Chi ha reddito zero viene aiutato fino al raggiungimento di una soglia minima vitale. Requisiti, condizioni e criteri cambiano da Paese a Paese, ma il principio è sacrosanto. Durante un’audizione alla Camera dei Deputati, il Presidente dell’Inps Tito Boeri ha dichiarato: “In Italia i poveri sono aumentati di un terzo in sei anni. Tutto questo era evitabile, in altri Paesi con una crisi simile alla nostra i tassi di povertà non aumentano come da noi“.
La spiegazione è semplice, Presidente Boeri, e si chiama reddito di cittadinanza. La povertà in Italia aumenta perché i poveri vengono abbandonati al loro destino. Lo hanno capito tutti, persino quella stessa Europa che impone l’austerity e il fiscal compact.
In piena crisi economica, il 3 ottobre 2008, la Commissione europea ha approvato una raccomandazione in cui chiede di “riconoscere il diritto fondamentale della persona a risorse e prestazioni sufficienti per vivere conformemente alla dignità umana, nel quadro di un dispositivo globale e coerente di lotta contro l’esclusione sociale“. Che cosa hanno fatto i governi Berlusconi, Monti, Letta e Renzi per rispettare questa raccomandazione?
Dopo questo intervento della Commissione europea, è arrivato il voto politico del Parlamento europeo. “L’introduzione in tutti gli Stati membri dell’UE di regimi di reddito minimo costituiti da misure specifiche di sostegno alle persone con un reddito insufficiente attraverso una prestazione economica e l’accesso agevolato ai servizi – si legge nella relazione sul reddito minimo nella lotta contro la povertà approvata nel luglio del 2010 – è uno dei modi più efficaci per contrastare la povertà, garantire una qualità di vita adeguata e promuovere l’integrazione sociale“. In un altro capitolo dello stesso testo si puntualizza: “le diverse esperienze in materia di redditi minimi e di redditi di base INCONDIZIONATO PER TUTTI dimostrano come questi siano strumenti efficaci di lotta alla povertà e all’esclusione sociale“.
Il Parlamento europeo è andato persino oltre, indicando una soglia di reddito minimo vitale. “Si ritiene che i sistemi di redditi minimi adeguati debbano stabilirsi almeno al 60% del reddito mediano dello Stato interessato“. Secondo uno studio Jp Salary Outlook 2015, la media delle retribuzioni in Italia è di 1.560 euro netti al mese. Se l’indicazione del Parlamento europeo fosse rispettata, il reddito di cittadinanza in Italia dovrebbe ammontare a 936 euro, il 60% della retribuzione media.
Chi ha un reddito inferiore a questa cifra perché disoccupato, esodato, sfruttato, povero o perché è rimasto solo nella vita, con la proposta del MoVimento 5 Stelle avrà la possibilità di un riscatto, un aiuto per poter ritrovare la propria dignità.” M5S Europa