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La Piana del Dragone, “l’oro blu” del Sud a rischio col petrolio

Piana-del-Dragone1-300x150Nel cuore della verde Irpinia, ai margini del Permesso di ricerca petrolifera Nusco, tra i monti Picentini, si distende uno dei bacini acquiferi più importanti dell’Appennino meridionale che rifornisce dalla Abc di Napoli alla Puglia e già minacciato dalle fogne.

Nel cuore della verde Irpinia, ai margini del Permesso di ricerca petrolifera Nusco, tra i monti Picentini, si distende la Piana del Dragone, uno dei bacini idrogeologici più importanti dell’Appennino meridionale. Il bacino, che si estende per 67 kmq nel territorio di dodici comuni (Cassano, Castelvetere, Chiusano, Montella, Montemarano, Salza, Santa Lucia e San Michele di Serino, Santo Stefano del Sole, Serino, Sorbo Serpico e Volturara) approvvigiona, attraverso l’inghiottitoio della Bocca del Dragone, milioni di meridionali serviti dall’Acquedotto Pugliese, dall’ABC di Napoli e dall’Alto Calore. Sebbene ad oggi la montagna continui a svolgere il suo ruolo purificatore e le acque irpine siano di elevata qualità, il carico inquinante che si è accumulato negli anni è molto alto.
Sul tema, oltre alle evidenze delle ricerche di geologi quali Pietro Celico e Massimo Civita, sono intervenuti nel tempo autorevoli voci tra cui Franco Ortolani, Sabino Aquino, Giovanni De Feo e Volturara - Piana del DragoneGiuseppe Liotti. Di inverno, se le piogge sono sufficienti, la piana si allaga e le acque che arrivano all’inghiottitoio provengono dalle fogne e dal ruscellamento superficiale su zone di pascolo e agricole in cui si utilizzano pesticidi, fitofarmaci e diserbanti. Le falde superficiali già presentano fenomeni di inquinamento in atto e l’accumulo degli inquinanti potrebbe trasmettersi col tempo alla falda profonda risultando praticamente irreversibile vista la quantità di tempo necessaria ad un eventuale risanamento dell’acquifero. E’ passato un secolo e, l’estate scorsa, sono stati stanziati i primi fondi, circa dieci milioni di euro per l’adeguamento della rete fognaria, mancante nei centri rurali, e un nuovo depuratore nella piana del Dragone.
Lavori che, assicura il sindaco di Volturara Irpina, Marino Sarno, saranno avviati ad aprile, nonostante già sia stato presentato ricorso al Tar di Salerno dalla seconda ditta per l’aggiudicamento dei lavori. Intanto, nell’attesa che i lavori terminino, i rischi per le acque reflue domestiche non depurate scaricate nella Piana e il depuratore comunale non funzionante permangono.
Pozzo Petrolifero piana san filippo Gesualdo-FrigentoSulla Piana, però, pesano i centri di pericolo dell’intero bacino idrogeologico tra cui, principalmente, discariche comunali ufficiali in esercizio fino agli anni ‘80 e tombate nei 12 comuni, micro discariche illegali di rifiuti urbani e speciali nell’intero bacino idrico, lo stato dei valloni e torrenti, veicoli di rifiuti e altri materiali in Piana, l’inadeguatezza nella manutenzione del canale di adduzione, della vasca e dell’inghiottitoio della Bocca del Dragone e, infine, il carico inquinante delle attività agricole. Non può essere solo Volturara a caricarsi della risoluzione dei problemi, ma vanno coinvolti dodici comuni, tre acquedotti, Genio civile, Provincia, Regione, Distretto idrografico meridionale, Ministero dell’Ambiente, Parco dei Monti Picentini. Va tutelata una risorsa strategica naturale sulla quale, oltre all’ulteriore rischio di un eventuale incidente nel trasporto di idrocarburi, incombe il centro di pericolo più grande di tutti: l’incuria degli abitanti nel preservare le proprie montagne e il disinteresse istituzionale nel salvaguardare l’ambiente.

Virginiano Spiniello
corrieredelmezzogiorno.corriere.it/

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