TRA GLI ATTI SEQUESTRATI DAI MAGISTRATI DI NAPOLI, L’ELENCO DELLE LIBERALITÀ DI CPL CONCORDIA: PARTECIPÒ ALLE CENE PD DI AUTOFINANZIAMENTO COL PREMIER.
La Cpl Concordia ha finanziato una cena elettorale di Matteo Renzi, ha dato 17.000 euro al Pd di Roma e ha distribuito “erogazioni liberali” a pioggia e “contributi elettorali” a destra e a sinistra: ai democrat Ugo Sposetti ed Eugenio Patané, al comitato “Per Ignazio Marino sindaco di Roma”, alla lista civica Zingaretti e al Pd marchigiano, ma anche all’esponente di Fratelli d’Italia Antonio Paravia e al comitato “Io sto con Giorgia Meloni” (vedere qui sotto). L’informativa del Noe dell’11 febbraio scorso traccia i rapporti “trasversali” tra la coop rossa modenese di Roberto Casari e la politica. Sentito il 15 gennaio scorso, il direttore generale affari esteri Cpl Fabrizio Tondelli afferma: “Io non darei soldi a nessun politico e infatti anche quando si è parlato di partecipare alla cena di Renzi io ero in disaccordo, non trovavo alcuna utilità. Tuttavia il cda per motivi commerciali e di opportunità ha poi stabilito diversamente e quindi ha erogato il contributo”. Insomma, accusati di trafficare con la camorra, finanziavano anche Renzi e il sottosegretario Luca Lotta, il fedelissimo, ha messo la firma per sbloccare i 140 mila euro per la metanizzazione al Sud, destinati anche alla Cpl. Coincidenze, naturalmente.
DALLE CARTE depositate dai pm di Napoli Woodcock, Carrano e Loreto sulla presunta corruzione del sindaco Pd di Ischia Giosi Ferrandino per metanizzare l’isola verde, emergono nitidi gli intrecci tra la coop rossa modenese e il clan dei Casalesi. Scompaiono gli omissis dal verbale di Giulio Lancia, responsabile Cpl del progetto ischitano, ritenuto attendibile dal gip Amelia Primavera che lo indica tra le principali fonti di prova per motivare l’arresto di Casari e Ferrandino quando racconta la propensione del presidente della coop “a ingraziarsi le amministrazioni locali”. Secondo Lancia, i vertici di Cpl Concordia alla fine degli anni 90 scesero a patti con il clan dei Casalesi per realizzare la metanizzazione di sette comuni dell’Agro aversano in provincia di Caserta, tra cui Casal di Principe e Casapesenna. Casari e Giuseppe “Pino” Cinquanta, all’epoca responsabile commerciale Lazio-Campania-Sardegna. Secondo Lancia si “sedettero al tavolo” con l’imprenditore casertano Antonio Piccolo per “definire” i subappalti e “i termini dell’affare”. Consapevoli che Piccolo era il referente della camorra e in particolare del boss Michele Zagaria.
Arrivano così le prime conferme alle clamorose dichiarazioni di giugno del boss pentito Antonio Iovine sul modus operandi di Cpl Concordia in terra di Gomorra. Secondo Iovine Zagaria “tramite dei prestanomi era entrato nella Cpl Concordia, acquisendone delle quote societarie”, anche se il boss pentito ne parla per ipotesi “conoscendo Zagaria e sapendo come lo stesso è solito muoversi”.
Quattro dirigenti della coop modenese sono indagati per concorso esterno in associazione camorristica in un fascicolo parallelo, pm Sirignano, Maresca e Giordano. Oltre allo storico ex presidente Roberto Casari, sono Lancia, Pasquale Matano, responsabile Cpl distribuzione nell’Agro aversano e Giuseppe Cinquanta, fino a poco tempo fa direttore di Cns (Consorzio nazionale servizi), coop rossa di Bologna da 700 milioni di fatturato. “Cpl è una delle (mi pare) 8 cooperative che fanno parte del Cns – sostiene Lancia con i pm ma in realtà le associate di Cns sono di più –. Cns svolge solo pochi lavori e di modesta entità direttamente. I grandi lavori li affida alle singole cooperative parte del consorzio come la Cpl”. Il meccanismo era emerso in Mafia Capitale. Il Cns vinceva l’appalto dei rifiuti a Roma e poi lo girava alla consorziata “Coop 29 giugno” di Salvatore Buzzi, così come Cpl lavorava nelle scuole campane.
IL 26 GIUGNO ‘14, pochi giorni dopo la pubblicazione delle dichiarazioni di Iovine, Lancia dice ai pm Carrano e Woodcock: “Chi ha introdotto Cpl nell’Agro aversano è stato l’imprenditore Antonio Piccolo, che ha lavorato per anni per Cpl anche a Bologna. Chi a monte ‘si è seduto al tavolo’ con Piccolo non sono certo stato io, ma i vertici Cpl. Piccolo conosceva bene anche Casari”. Lancia circostanzia: “So per averlo appreso da Pino Cinquanta che prima di partecipare e di aggiudicare gli appalti dell’agro aversano ‘si sedettero attorno a un tavolo’, cioè si misero d’accordo per definire i termini dell’affare, il presidente Casari, Cinquanta e Piccolo. Cinquanta mi disse che Piccolo era in quella zona una garanzia (…) mi ha fatto capire chiaramente che Piccolo aveva rapporti con la criminalità organizzata del Casertano, per tale ragione Piccolo avrebbe dovuto rappresentare il mio unico punto di riferimento. Io chiedevo sempre a Piccolo se le ditte che noi individuavamo come subappaltatori potevano andar bene per lui, gli chiedevo l’assenso. Così ad esempio è avvenuto con l’impresa Di Tella che io trovato sul cantiere di Frignano”. E chiarisce: “Cinquanta mi disse che Piccolo era il riferimento di Zagaria. Cinquanta riferiva tutto a Casari e le scelte avvenivano sempre d’intesa con Casari. Ritengo che anche Casari fosse a conoscenza dei rapporti di Piccolo”.
Cinquanta, sentito il 29 dicembre 2014, e Casari, sentito il 30 gennaio scorso, si sono dimessi dagli incarichi subito dopo.
Vincenzo Iurillo
Il Fatto Quotidiano 03.04.2015