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Povero Renzi, troppo amato

l43-matteo-renzi-sindaco-140214124149_bigIl son­dag­gio par­la­va chia­ro : il 99% degli ita­lia­ni erano ren­zia­ni. Mat­teo Renzi si ag­gi­ra­va per i cor­ri­doi di pa­laz­zo Chigi con le mani scre­po­la­te, quasi san­gui­nan­ti, tanto se le era sfre­ga­te. Qual­che dub­bio po­te­va sus­si­ste­re, pure i son­dag­gi­sti erano ren­zia­ni. Un tarlo co­mun­que lo ro­de­va : chi era quel­l’u­no per cento che si osti­na­va a re­si­ste­re? Ma qui il prin­ci­pe si fer­ma­va, co­min­cia­va a in­trav­ve­de­re al­l’o­riz­zon­te il vero osta­co­lo : se tutti gli ita­lia­ni erano di­ven­ta­ti ren­zia­ni, come fare per sce­glier­ne uno piut­to­sto che un altro? Sulla scri­va­nia ecco il fo­glio per la no­mi­na del nuovo am­mi­ni­stra­to­re Rai. Era tutto pron­to, man­ca­va solo il nome. Ma chi pre­mia­re, se tutti sta­va­no dalla sua parte? Il più os­se­quio­so, il più ob­be­dien­te, il so­ste­ni­to­re di più lungo corso? Scar­tò il più ca­pa­ce, gli pa­re­va che la scel­ta po­tes­se na­scon­de­re delle in­si­die. No, non riu­sci­va a de­ci­de­re, prese il te­le­fo­no per chie­de­re con­si­glio agli uo­mi­ni di cui si fi­da­va di più. Ma di nuovo si ar­re­stò. Gli avreb­be­ro dato ra­gio­ne, tutti, co­mun­que, per­ché erano senza ec­ce­zio­ne ren­zia­ni. Erano d’ac­cor­do con il capo, più d’ac­cor­do di quan­do non fosse lui stes­so. Non andò me­glio quan­do pensò di sce­glie­re i re­spon­sa­bi­li dei tg : Rai 1, vabbé, era il ca­na­le fi­lo-go­ver­na­ti­vo. Ma Rai 2, l’e­mit­ten­te del­l’op­po­si­zio­ne? Stava per chie­de­re a Ver­di­ni, ma si fermò. Ren­zia­no pure lui. E Rai 3? Gli ve­ni­va quasi da rim­pian­ge­re i vec­chi tempi del pen­ta­par­ti­to, le trat­ta­ti­ve, il ten­ta­ti­vo di ogni par­ti­to di met­te­re il pro­prio uomo. Ma ades­so? Di si­ni­stra, de­stra, cen­tro, erano tutti ren­zia­ni. Lan­ciò via dalla scri­va­nia i fa­sci­co­li con le altre pra­ti­che : Fer­ro­vie, Poste, Fin­mec­ca­ni­ca. Nien­te da fare. Era sem­pre lì. E i gran­di quo­ti­dia­ni? D’ac­cor­do, non era com­pi­to suo, in teo­ria. Ma cam­bia­va poco : tutti ren­zia­ni. Quel­lo che aveva scrit­to libri con lui, l’al­tro che gli aveva de­di­ca­to un’a­gio­gra­fia (trop­po, per­fi­no per lui?) o ma­ga­ri il can­to­re del neo-ot­ti­mi­smo (ren­zia­no). Scese in cu­ci­na, aprì il frigo : che cosa di me­glio di un po ‘ di squac­que­ro­ne di Ea­ta­ly, ren­zia­no doc. Ac­ce­se la te­le­vi­sio­ne, una pic­co­la di­stra­zio­ne – anche il pre­mier ne ha bi­so­gno ora che non ci sono più i bunga bunga – ecco il so­li­to talk show : due si­gno­ri che li­ti­ga­no a chi è più ren­zia­no. L’ar­go­men­to? Che im­por­ta. Ah, c’è la gara della Fer­ra­ri. Ecco Mar­chion­ne ed El­kann. Ren­zia­ni pure loro, ren­zia­na anche la Fer­ra­ri. Era quasi ten­ta­to di rim­pian­ge­re quel­le se­ra­te pas­sa­te da ra­gaz­zo a chiac­chie­ra­re “ a cinci sciol­to”, nei bar di Fi­ren­ze. Qual­cu­no al­lo­ra c’era che lo con­trad­di­ce­va. A volte si ri­tro­va­va solo. Con­tro tutti. Già con quel suo ca­rat­te­re un fi­li­no ar­ro­gan­te. Ba­stian­con­tra­rio, pro­prio come ades­so. Fu al­lo­ra che capì : c’era dav­ve­ro quel­l’u­no su cento che non li sop­por­ta­va più tutti quei ren­zia­ni lec­ca­cu­lo. Era pro­prio lui.

Ferruccio Sansa

Il Fatto Quotidiano 16.03.2015

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