LE MOTIVAZIONI DEI GIUDICI CONTABILI SULLE ASSUNZIONI ILLEGITTIME A FIRENZE: “NONOSTANTE LA LAUREA IN LEGGE, SI FIDAVA DEI BUROCRATI”.
Quando è stato assolto ha esultato su Twitter: “La Corte mi aveva condannato a pagare 14mila euro per un atto amministrativo della Provincia di Firenze. Oggi condivido una piccola soddisfazione: l’appello ha annullato la condanna e la verità viene finalmente ristabilita”. Per Matteo Renzi sembrava chiusa così la vicenda dei portaborse senza laurea che aveva assunto nella sua segreteria con contratti e retribuzione da dirigenti negli anni dal 2004 al 2009. Per quella storia aveva subito due condanne da parte della Corte dei Conti della Toscana e tre anni dopo è arrivata l’assoluzione in appello in Lazio . L’unico ad essere sollevato, a quanto pare, è però il diretto interessato. Le motivazioni della sentenza emessa dai giudici della Prima sezione centrale d’Appello di Roma il 4 febbraio scorso tolgono al premier l’imbarazzo della condanna ma non altri.
A PAGINA 11 si legge: “Pur non ricorrendo gli estremi della cosiddetta ‘esimente politica’, questo Collegio ritiene di poter rilevare l’assenza dell’elemento psicologico sufficiente a incardinare la responsabilità amministrativa, in un procedimento amministrativo assistito da garanzie i cui eventuali vizi appaiono di difficile percezione da parte di un ‘non addetto ai lavori’. In poche parole, Renzi è assolto perché non in grado di percepire le illegittimità del proprio operato. Il direttore di Lex Italia, rivista di diritto pubblico, Giovanni Virga la spiega così: “Il collegio ha ritenuto che l’attuale Presidente del Consiglio, pur essendo in possesso di una laurea in giurisprudenza, è un ‘non addetto ai lavori’ che si fida ciecamente degli apparati burocratici (che quindi sono stati giustamente condannati in primo grado) e che non è in grado nemmeno di rilevare che al personale privo di laurea da lui assunto in via fiduciaria non può essere corrisposto il trattamento economico previsto per i laureati”. Il principio rischia di incentivare un sistema diffuso di elusione della responsabilità erariale. “Serve anche a mandare assolti nei giudizi di responsabilità i politici di vertice i quali, essendo ‘non addetti ai lavori’, non possono essere ritenuti responsabili degli atti da loro adottati e firmati”.
I GIUDICI avevano un’altra strada per assolvere Renzi. Nei meandri della riforma Madia è spuntato un comma 3-bis che modifica il Testo Unico degli Enti Locali proprio nella parte che riguarda l’inquadramento del personale di staff esterno. Con lessico un po’ bizantino , il comma sembra acclarare la possibilità di parametrare il trattamento economico dei “portaborse” sprovvisti di laurea a quello dei dirigenti; proprio l’inciampo oggetto dell’appello di Renzi. Da qui, il sospetto che fosse entrato nella riforma ad “usum delphini”, perché venisse applicato retroattivamente dalla Corte in base al principio di retroattività della legge favorevole al reo. Per l’assoluzione non è stata necessaria la legge ad personam: è bastato che la persona ignorasse la legge. La sentenza e i particolari oggi, su ilfattoquotidiano.it .
di Thomas Mackinson