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Il Pd stupisce tutti: “Riconosciamo la Palestina”. Ma non subito, dopo…

speranza2Seguendo il calendario del capogruppo Roberto Speranza, la data in cui la mozione del Pd per il riconoscimento dello Stato palestinese verrà depositata è in un giorno, un mese e un anno senza tempo. Spiega piuttosto serio: “Se la votiamo domani sarà pronta domani, se la votiamo dopodomani sarà pronta dopodomani. C’è sempre tempo per migliorare le cose”. E siccome bisognava votarla oggi ma l’agenda è saltata, chissà quando avremo modo di capire qual è la posizione, unitaria e definitiva, dei democratici sull’annosa questione mediorientale. Riannodiamo la vicenda: da mesi, si chiede al Parlamento italiano di pronunciarsi sul riconoscimento dello Stato palestinese, come hanno già fatto circa 135 Paesi nel mondo.
I primi a presentare una mozione, a ottobre, sono i Cinque Stelle, prima firma Gianluca Rizzo. Poi, a novembre, arriva la mozione di Erasmo Palazzotto, Sel. Ieri, il partito di Vendola
ha perfino portato a Montecitorio l’ex ambasciatore israeliano in Sud Africa Ilan Baruch: anche lui chiede ai deputati italiani di votare quel testo, così come altri mille intellettuali israeliani (tra cui Abraham Yehoshua, Amos Oz, David Grossman) firmatari di un identico appello. Così, di fronte a cotanto parterre, ieri, anche il Pd ha annunciato di aver pronto un suo testo sulla questione, firmato da Enzo Amendola. Cosa ci sia scritto non lo sapremo, pare, fino alla data del calendario Speranza.Quello che si è capito, ieri, è che le posizioni Parlamentoall’interno del gruppo democratico sono ancora lontane dal divenire unitarie. Una parte del partito sente forte la pressione della comunità ebraica. Ieri, da Roma, Riccardo Pacifici ha immediatamente messo le mani avanti: “Siamo in attesa di conoscere il testo del Pd – ha detto – Le attuali mozioni presentate da altri partiti non ci convincono poiché unidirezionali: in un momento di tensione internazionale come questo dovrebbero regnare la calma e la prudenza da parte dei Paesi comunitari”.
E poi tra i democratici c’è chi ritiene sia da irresponsabili votare una mozione del genere a poche settimane dalle elezioni in Israele: facciamo vincere la destra, è la linea (che forse sopravvaluta un tantino la nostra influenza internazionale). D’altronde che l’aria fosse quella di rimandare era chiaro da un pezzo: “Prima ci hanno chiesto di aspettare perché eravamo nel semestre di presidenza europea – spiegano da Sel – poi perché doveva andare in porto l’operazione Mogherini
lady Pesc. Poi ci sono state le riforme, poi l’elezione del capo dello Stato… adesso che era arrivato un segnale dovevamo incassarlo subito”. Invece, è il sottotesto, si sono messi di mezzo i Cinque Stelle. Che non hanno rinunciato all’ostruzionismo sul milleproproroghe né votato la deroga sul voto di fiducia: in pratica, questa settimana, l’Aula non avrà tempo e modo di votare quella mozione. Per il Pd, non certo un dispiacere. Ora il calendario dei lavori è tutto da riscrivere, con buona pace di Speranza.

di Paola Zanca
Il Fatto Quotidiano 19.02.2015

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