L’ultimo scandalo si è fermato a Eboli. Parliamo di Pd e tessere che lievitano.
Nella cittadina che Carlo Levi individuò come ultimo avamposto della civiltà prima di sprofondare nell’esilio lucano, l’8 marzo sarà la giornata delle primarie per scegliere il candidato a sindaco, possono votare gli iscritti, ma in città non c’è una sezione, un circolo un luogo con l’insegna del partito di Matteo Renzi. Poco male, perché qui, denuncia il medico Damiano Capaccio, “in un solo giorno il Pd, commissariato e senza sezione, riesce a tesserare 1773 persone, di questi 82 cittadini bulgari e romeni”. È andata peggio ad Ercolano, grosso centro archeologico a pochi chilometri da Napoli. Sarà la vicinanza con Pompei e con la sua Madonna, ma qui è avvenuto un miracolo, gli iscritti, che nel 2013 erano 214, sono passati a 1194, un aumento del 600%. Cinquecento richieste di iscrizione la notte di San Silvestro. Quanta dedizione anche da parte di fratelli, sorelle, cognati e cugini dei boss locali che in 37 hanno riempito il modulo per aderire al partito di Renzi. E che dire di Salerno, dove sul tesseramento lievitato indaga addirittura la Direzione distrettuale antimafia. È il nuovo che avanza, il partito che si apre alle masse. E senza troppe distinzioni. Solo così, forse, si potranno recuperare quei 400mila iscritti persi dal Pd dal 2013 al 2014.
IN CAMPANIA quelli con la tessera in tasca erano 70mila, ora sono meno della metà. Si spera nelle primarie, che forse si faranno, forse no, comunque sono state rinviate. E per la quarta volta. In campo nomi pesanti del sistema di potere piddino. Andrea Cozzolino, ex pupillo di
Antonio Bassolino , ora europarlamentare e protagonista nel 2010 delle primarie annullate per la corsa a sindaco, a causa dell’eccessivo numero di elettori cinesi. Vincenzo De Luca, eterno sindaco di Salerno, ora ex dopo una condanna per abuso d’ufficio e infine dichiarato decaduto per la incompatibilità denunciata tra la carica di primo cittadino e quella di viceministro alle Infrastrutture del governo Letta. Ultimo arrivato Gennaro Migliore, ex Sel, passato al Pd e rapidamente fatto scendere in campo con
la benedizione di Renzi. Ma Matteo ha già una exit strategy, un nome da imporre cancellando primarie e gazebo: Gino Nicolais, presidente del Cnr, già assessore con Bassolino, deputato, ministro e… “Eterno sconfitto – dicono a Napoli – nel 2009 perse malamente le Provinciali e fece la fortuna di Gigino Cesaro detto ‘a purpetta”. Renzi, Guerini e compagnia hanno un problema: convincere Vincenzo De Luca a farsi da parte. Lui non ne vuol sapere ed è già in campagna elettorale, anche se a Salerno, le voci di dentro del suo entourage, dicono che basterebbe poco. La gestione della futura nuova Cassa per il Mezzogiorno, o un seggio alla Camera per il figlio Piero. Peggio della peggiore Democrazia Cristiana dei tempi andati. “Vuoi sapere come sta il mio partito in Campania? Ti rispondo con il De Filippo di Napoli Milionaria, quando dentro le macerie materiali e morali del dopoguerra, chiede ad Amalia, la moglie, “Ama’, che è succiesso?”, ecco io chiedo al mio partito cosa è successo, cosa siamo diventati?”. Luisa Bossa, deputato del Pd e soprattutto ex sindaco della rinascita anticamorra di Ercolano, è furiosa.
“Dieci anni di lavoro buttati, di rischi, i miei e quelli del sindaco Nino Daniele, ora nel partito c’è la camorra: si azzeri tutto, si fermi questa orrenda mutazione genetica del partito. Qui non ci sono più freni”. “Sono gli effetti del partito liquido o gassoso, i circoli non servono, meno che mai gli iscritti”, ci dice Gennaro Acampora consigliere di Municipalità a Napoli. “In quartieri come San Carlo Arena e Stella – riflette – c’erano cinque sezioni, ora in tutta Napoli quelle funzionanti sono 4 o cinque, ridotte a comitati elettorali”. Cos’è il Pd? “Una rappresentazione politica partorita dalla cultura televisiva. Comunicazione e consenso, questa è la formula. Gli iscritti non servono, Renzi parla direttamente al popolo e in questo è uguale a De Luca”, è l’analisi dello storico salernitano Marcello Ravveduto. Ma le parole più amare le ha scritte su Il Mattino Isaia Sales, sociologo e docente universitario con un passato nel Pci. “In alcuni settori del Pd c’è stato un divorzio netto tra consenso e legalità, alcuni giovani (e meno giovani) rampanti ritengono che la loro ascesa sociale e politica non abbia nessun vincolo o limite”. Conclusione: “Nella guerra delle tessere la legalità è un optional”.
di Enrico Fierro
Il Fatto Quotidiano 13.02.2015