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Class Action: uniti contro i poteri forti

classactionDal programma a Cinque Stelle alla Commissione Giustizia della Camera.
Il progetto di legge sulla class action a prima firma del cittadino deputato Alfonso Bonafede ha iniziato in questi giorni il suo iter legislativo.

In una Legislatura in cui l’iniziativa parlamentare è mortificata, sommersa dai decreti del Governo Renzi (su 86 leggi varate, ben 72 sono di iniziativa governativa e solo 14, di scarso rilievo, di iniziativa parlamentare), la calendarizzazione della proposta a cinque stelle sull’azione di classe rappresenta già una prima importante vittoria e, al contempo, una duplice sfida : alla maggioranza ed al Governo.

Sì, perché la nostra riforma dell’istituto della class action, comporterebbe finalmente l’introduzione nel nostro ordinamento di norme scritte dai cittadini per i cittadini, che oggi di fronte alla potenza legale ed economica di una grande gruppo privato, sono oggi costretti a rinunciare a far valere i propri diritti, certi di non potere avere giustizia.

Una legge che, se approvata, per il solo effetto deterrente del rischio di subire una class action, porterebbe, in via preventiva, le grandi società a migliorare servizi e prodotti, consentendo, inoltre, di alleggerire il contenzioso, accorpando migliaia di cause che ingolfano il sistema giudiziario.

Ed allora, alla prova dei fatti, quando si tratterà di votare la proposta in Commissione, cosa farà il Pd, come si esprimerà il Governo? Staranno dalla parte dei cittadini o dei poteri forti che faranno di tutto per ostacolare questa proposta?

Alle esigenze di giustizia ed equità si aggiungono, però, esigenze pratiche che non sono più rimandabili.

La legge in vigore su questa materia, infatti, non funziona. Si chiama ‘azione risarcitoria collettiva’: introdotta con la Finanziaria del 2008 dopo un travagliatissimo percorso parlamentare, confinata all’articolo 140-bis del Codice del consumo, modificata nel 2009, è infine solo parzialmente entrata in vigore nel 2012.

Ma non sono i tecnici o giuristi a dirci che la class action in salsa italiana non funziona, sono i numeri : ad oggi, attraverso il procedimento di classe si è giunti ad una sola condanna.

Mentre, per avere giustizia, come ad esempio nel caso dei grandi scandali finanziari degli anni duemila come Parmalat ed i Bond argentini, i risparmiatori italiani truffati, per far valere i propri diritti, hanno dovuto rivolgersi alla giurisdizione americana, in cui la class action c’è e funziona davvero, (vi ricordate il film con Julia Roberts “Erin Brockovich”!?).

Istituire una vera class action anche in Italia: ce lo dicono i numeri, la invocano i cittadini, ce lo ha chiesto anche l’Europa. Con la comunicazione COM(2013)401 “Verso un quadro orizzontale europeo per i ricorsi collettivi”, la Commissione europea ha infatti definito una serie di principi comuni relativi ai meccanismi di ricorso collettivo negli Stati membri, dando un tempo di due anni agli Stati membri per prendere le opportune misure.

La class action del Movimento Cinque Stelle, una volta approvata, non solo verrà pienamente incontro a queste esigenze, ma segnerà una vera e propria svolta epocale per la tutela dei diritti dei cittadini.

In che modo ? Nel concreto, il testo attualmente in Commissione giustizia individua alcuni semplici, ma efficaci, innovazioni per restituire dignità allo strumento dell’azione di classe nel nostro Paese:

consente a tutti i cittadini (a prescindere dalla loro qualità di consumatori) di unirsi per tutelare i propri diritti contro gli abusi e le prevaricazioni dei giganti dell’economia e della finanza;

sposta la disciplina dell’azione di classe dal codice del consumo al codice di procedura civile. Ciò per consentire l’accesso all’azione a tutti coloro che, pur non essendo consumatori, avanzino pretese risarcitorie, anche modeste, causate da illeciti plurioffensivi e in modo da superare la tipizzazione delle situazioni tutelabili;

introduce incentivi economici all’utilizzo dell’azione, in particolare sostenendo l’attività di coloro che propongono l’azione di classe. Ad esempio, in caso di inammissibilità dell’azione, si prevede che della condanna alle spese debbano farsi carico non solo i promotori l’azione ma anche gli aderenti, e in parti uguali; lo stesso accade per gli adempimenti pubblicitari, in caso di ammissibilità della domanda;

definisce più puntualmente la procedura da seguire, introducendo meccanismi che consentano di portare a conclusione l’azione;

innova la disciplina del compenso per i difensori, in caso di accoglimento della domanda, riconoscendo loro la c.d. quota lite.

Vi terremo aggiornati!

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