I risultati dello stress test e della revisione degli attivi di 130 banche europee resi noti la scorsa settimana ci hanno consegnato un sistema bancario italiano uscito con le ossa rotte. E’ l’Halloween delle nostre banche, con MPS a fare da scheletro mascherato.
Sono nostre ben 9 delle 25 banche che a fine 2013 presentavano una necessità di maggiore capitale pari a circa 10 miliardi di euro sul totale di 25 miliardi identificato in tutta Europa dalla BCE come conseguenza dello stress test, ossia di un test di solidità dei bilanci a fronte di una simulazione di scenario macro economico recessivo. Nonostante gli aumenti di capitale completati prima dell’estate di quest’anno dunque alcune banche, MPS e Carige in primis, sono ancora bisognose di rafforzamenti patrimoniali.
E sono italiani ben 11 miliardi sul totale di 48 miliardi di Euro in tutta Europa gli extra accantonamenti necessari per riallineare la qualità dell’attivo, come identificato dalla asset quality review ossia dalla revisione dei valori degli attivi e delle coperture delle sofferenze.
Come è stato possibile? Eppure le nostre banche non sono state colpite da titoli americani subprime tossici nel 2008 ed e’ vero che all’inizio della crisi le banche italiane mostravano una solidita’ maggiore dei partners europei proprio per la prudenza del loro modello di business. Inoltre le nostre banche avevano gia’ ricapitalizzato nel corso del 2011. Qualcosa è cambiato e quel qualcosa è dovuto all’Euro. E’ per via del debito pubblico in Euro ossia in una valuta di fatto estera che l’Italia non ha potuto gestire l’emergenza delle sue banche come andava fatto a suo tempo ossia con interventi pubblici che avrebbero temporaneamente fatto aumentare il debito pubblico ma consentito, come hanno fatto molti altri paesi, di mettere le proprie banche in sicurezza. In che modo? Nazionalizzando il Monte dei Paschi ed istituendo una bad bank per le sofferenze bancarie.
La situazione del MPS era ben nota già dal novembre del 2007 quando Mario Draghi allora governatore della Banca d’Italia ed Andrea Orcel allora banchiere di successo a Merrill Lynch davano il via libera a Mussari per l’operazione bancaria più sbagliata della storia (il primo quale regolatore, il secondo quale advisor dell’operazione):l’acquisto di Banca Antonveneta da parte di Siena per 9 miliardi di euro cash girati agli spagnoli del Santander che la aveva acquistata da ABN Amro tre mesi prima ad un prezzo gia’ alto pari a 6 miliardi di euro (una plusvalenza del 50% in tre mesi!!). Sette anni dopo i nodi sono venuti al pettine e Siena, nonostante un ennesimo aumento di capitale di 5 miliardi completato a giugno di quest’anno, capitalizza oggi appena 3 miliardi di euro con il titolo crollato da €2.5 per azione a giugno a 60 centesimi oggi (ne valeva 18 euro per azione prima di comprare Antonveneta nel novembre del 2007). Cosa fa un Paese serio? Semplice, nazionalizza la banca al momento giusto cioè tre anni fa, la ristruttura con i soldi pubblici per poi rivenderla eventualmente sul mercato a tutto vantaggio dei suoi taxpayers che avrebbero incassato una plusvalenza. Non c’e’ da scandalizzarsi. Lo ha fatto il governo degli USA con il suo TARP, il governo inglese con Lloyds e RBS, quello francese con Dexia, quello olandese con ABN Amro, etc. Da noi no. Da noi il governo pretende di vantarsi di non aver nazionalizzato la sua terza banca in nome di un presunto liberismo di facciata quando invece l’unica ragione che non ci ha consentito di operare nell’interesse del paese e di nazionalizzare il Monte e’ proprio l’Euro.
La nazionalizzazione infatti avrebbe portato ad un temporaneo incremento del nostro debito pubblico che finanziato in una moneta estera (l’Euro appunto) avrebbe comportato un probabile incremento dello spread.
L’assenza di sovranità monetaria dunque non ha consentito al Paese di fare le scelte giuste.
Anzi si è arrivati ad un paradosso evidente: lo stesso governatore Draghi che ha validato l’operazione Antonveneta da governatore della Banca d’Italia nel 2007 e che non si era accorto del problema derivati (Alexandria e Santorini) oggi da governatore delle BCE ci dice che le banca non sta in piedi. Complimenti! E chi chiamano a sistemare le cose? Risposta esatta: lo stesso Orcel ora in UBS che aveva distrutto la banca consigliandola sulla operazione Antonveneta. E’ come chiedere al lupo di far guarire la nonna di Cappuccetto Rosso. Vedrete che la soluzione che i due guru troveranno sarà di vendere la nostra terza banca per due lenticchie al miglior offerente probabilmente straniero con il solito codazzo di politici pronti anche a ringraziarli per il loro sapiente operato. A questo punto speriamo non sia proprio lo stesso Santander a prendersi Siena perchè oltre al danno di avere venduto a Siena la patata bollente Antonveneta a prezzi folli ora avremmo la beffa di far ricomprare agli spagnoli gli avanzi di Siena a due spiccioli dopo la mancata digestione dell’operazione stessa.
Anche sulle sofferenze c’entra l’Euro. Con 160 miliardi di sofferenze, il 12% del PIL, un paese serio avrebbe messo soldi pubblici a disposizione di una bad bank per consentire alle proprie banche di liberare i bilanci e riprendere a crescere e a fare prestiti. Anzi chi lo ha fatto come la Spagna nel 2012 ha addirittura usato 40 miliardi di soldi pubblici europei del fondo salva stati, quindi anche italiani, per sistemare le sue banche attraverso una bad bank chiamata Sareb. Risultato? Oggi la Spagna esce promossa a pieni voti dall’esame BCE. Perchè non abbiamo fatto anche noi la bad bank? Negligenza politica, incapacità, miopia strategica certo ma soprattutto ancora una volta per la impossibilita’ di aumentare il nostro debito pubblico per via dei timori di rialzo dello spread visto che continuiamo ad indebitarci in una moneta estera. Ed è sempre per via dell’Euro che non riusciamo a saldare i crediti della pubblica amministrazione dal momento che il loro pagamento (o la garanzia statale sul loro pagamento) comporterebbe la creazione di ulteriore debito pubblico.
L’Euro e’ dunque in ogni decisione economica che prendiamo. Tutti i governi al soldo della Germania fino ad ora sono stati negazionisti sul problema Euro e Renzi non fa eccezione visto che è proprio il PD che ci ha portato nell’Euro. Come dimostra il caso Fassina, quando questi tizi sono al governo come è stato per Fassina col governo Letta, non si parla di Euro. Adesso che non è al governo ed è in palese contrasto con la linea Renzi anche Fassina sembra folgorato sulla via dell’Euroexit. Che strano…
Fino a quando la priorità sarà la solvibilità dell’Italia nei confronti dei suoi creditori esteri non ci sarà crescita. Il vincolo dell’Euro infatti non consente all’Italia di operare nell’interesse dei suoi taxpayers a cui invece e’ costretta a chiedere continui sforzi per continuare ad onorare circa 80 miliardi di interessi annuali sul nostro debito. Ristrutturazione o uscita dall’Euro, non c’è altra strada.
Fuori dall’Euro o default. Non c’è più tempo.