Ma queste donne fanno bene alle donne? Finalmente la politica non è più solo cosa da uomini. Nelle aule del potere dovrebbero trovare voce la sensibilità, la ricchezza emotiva e una visione della vita equilibrata, che gli uomini talvolta non hanno. Eppure viene il timore che le quote rosa si traducano spesso in poltrone rosa. Lasciamo perdere il centrodestra dove la selezione è stata talvolta guidata da manie e patologie dei capi. Leggi le ultime notizie – l’infornata di governatrici o aspiranti tali del Pd – e il dubbio si alimenta. Capocordata è stata Debora Serracchiani; abbandonato il piglio da pasionaria, Serracchiani ha occupato ogni poltrona libera sul suo cammino. A volte due per volta. Era parlamentare europea e ha mollato la carica per diventare governatrice del Friuli. Ora, come se non le bastasse, è anche nella segreteria Pd. In fondo, c’è di peggio. Che dire di Alessandra Moretti, altra regina dei talk show? Nel 2013 approda alla Camera. Passa un anno e molla tutto per presentarsi alle europee. Ora si vuole candidare a Governatore del Veneto, quasi che i 230.188 voti per Bruxelles fossero carta straccia. Nel frattempo da bersaniana è diventata bandiera di Renzi. W la coerenza. E Pina Picierno che alcuni nel Pd – forse lei stessa – vorrebbero alle regionali della Campania? Non importa che milioni di italiane abbiano un curriculum più ricco del suo. Che – altro fulgido esempio di coerenza – sia stata definita demitiana, franceschiniana, bersaniana, lettiana prima di ritrovarsi sul carro dei vincitori. Non importa nemmeno che, pure lei, dovrebbe mollare l’impegno assunto a Bruxelles (224.003 voti). Una nuova Casta sostituisce la precedente. Completa la carrellata Raffaella Paita, candidata unica del Pd alle regionali in Liguria. Paita è una politica di professione che non ha praticamente altro curriculum. In compenso vanta titoli che dovrebbero indurre molte cautele: assessore alla Protezione Civile nei giorni dell’alluvione, è scomparsa mentre Genova affondava nel fango. Non solo: è moglie del presidente del Porto di Genova, due poltrone chiave sotto lo stesso tetto. E ancora: a sostenerla si è mosso quel che resta del potere scajoliano, soprattutto legato alla Curia genovese. Il peggio che ha condotto la Liguria allo sfacelo. Ma non importa: Paita va candidata, per volere del Sultano (Burlando). Sono le donne per prime che si devono indignare perché queste signore non le rappresentano. Non rappresentano le tante manager delle imprese; le madri che, senza poltrone garantite, si dividono tra famiglia e lavoro; le ricercatrici costrette a emigrare; le volontarie che in Africa combattono l’Ebola. È una grave mancanza non avere donne in politica. Ma non è molto meglio avere donne scelte dagli uomini. E con i loro stessi difetti.
Ferruccio Sansa
Il Fatto Quotidiano 27.10.2014