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Legge di Stabilità bloccata in Ragioneria. E spuntano aumenti retroattivi delle tasse

Renzi-PadoanLa manovra licenziata dal Consiglio dei ministri non ha ancora ottenuto il “visto” dell’organo che deve valutare l’adeguatezza delle coperture. Così la presentazione alle Camere, che per legge va fatta entro il 15 ottobre, slitta ancora. Nel frattempo continuano limature e modifiche per evitare la bocciatura di Bruxelles e star dietro alle promesse di Renzi e Padoan. L’ultima versione prevede che le aliquote su fondazioni e fondi pensione raddoppino già dal 2014, mentre l’Irap torna al 3,9%.

Le trattative in extremis con Bruxelles per evitare una bocciatura. Ma anche la necessità di “cesellare” e “limare” diversi articoli che evidentemente sono arrivati sul tavolo del governo solo abbozzati e, all’esame della Ragioneria generale dello Stato, si sono poi rilevati poco solidi sul fronte delle coperture (tanto che ora, dalle ultime bozze, spunta l’aumento retroattivo delle aliquote Irap e di quelle sui fondi pensione). In più la rincorsa alle promesse fatte, nel frattempo, dal premier Matteo Renzi e dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Vedi gli “800mila posti di lavoro” che dovrebbero essere creati dalla decontribuzione delle nuove assunzioni. C’è tutto questo dietro il rinvio alle calende greche della presentazione del testo definitivo della Legge di Stabilità. Ma non basta ancora per spiegare a contribuenti, imprese e analisti come sia possibile che, a sei giorni dal Consiglio dei ministri, la ex “finanziaria” non sia ancora nemmeno arrivata al Quirinale per la firma. Ben lungi, quindi, dall’essere pubblicata sulla Gazzetta ufficiale e presentata alle Camere. Fonti di Palazzo Chigi martedì mattina fanno sapere che è ancora bloccata alla “bollinatura“, ovvero il visto della Ragioneria guidata da Daniele Franco, incaricata di valutare in via preventiva se le coperture individuate dal governo sono adeguate.

Occorre ricordare che il 15 ottobre, durante la conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri che ha licenziato il testo fantasma, Renzi e Padoan dopo aver spiegato per sommi capi i contenuti avevano garantito che il documento sarebbe stato diffuso di lì a poche ore. Il giorno dopo da Palazzo Chigi facevano sapere che già venerdì 17, o al massimo lunedì 20, il disegno di legge sarebbe stato depositato alle Camere. Che secondo la legge avrebbero dovuto riceverlo entro il 15, ma tant’è. Nel fine settimana, poi, i rumors spostavano il termine a martedì, ma il titolare del Tesoro, ospite domenica a In 1/2 Ora, assicurava: “Lunedì sarà al Quirinale”. Che invece è ancora in attesa. Ora tutto è nelle mani dei tecnici del Tesoro. Sempre che altri dubbi non vengano poi sollevati da Giorgio Napolitano, che pure qualche giorno fa ha concesso un endorsementpreventivo parlando di “misure importanti per la crescita”.

Nel frattempo, riporta Il Sole 24 Ore, nell’ultima versione del ddl è spuntato, in deroga allo Statuto del contribuente, l’aumento retroattivo della tassazione sui dividendi di enti non commerciali e fondazioni bancarie e il ritorno già da quest’anno al 3,9% dell’aliquota Irap, che ad aprile il decreto Irpef aveva tagliato al 3,5 per cento. Questo mentre la deducibilità del costo del lavoro dall’imponibile scatta invece dal 2015. Non solo: anche i proventi dei fondi pensione saranno tassati fin dall’1 gennaio 2014 con la nuova aliquota aumentata dall’11,5 al 20%, seppure con uno “sconto” per i riscatti avvenuti nel corso dell’anno. Al contrario, sempre secondo il quotidiano di Confindustria, casse di previdenza e rivalutazione del Tfr si salvano fino al 2015, quando vedranno le aliquote passare rispettivamente dal 20 al 26 e dall’11 al 17 per cento. Sul fronte opposto lievitano anche le uscite: il tetto massimo per gli sgravi contributivi sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato sale da 6.200 a 8.060 euro l’anno per permettere a Padoan di non rimangiarsi la parola sugli 800mila nuovi posti promessi in diretta tv.

Redazione
Il Fatto Quotidiano 21.10.2014

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