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“Tirate fuori quell’inciucio”

AlessandroDiBattista (1)Un’interrogazione parlamentare, su “un atto parlamentare”. Al Renzi che così definisce il patto del Nazareno, come a sminarne il peso, oggi i Cinque Stelle Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio risponderanno con un’interrogazione alla Camera, in cui chiedono alla presidenza del Consiglio di diffondere i contenuti dell’accordo. Nel testo i due deputati riportano le dichiarazioni dei forzisti sul patto: dal Donato Bruno che lo descrive come “un punto di riferimento che non dobbiamo scalfire”, al Renato Brunetta che parla di un’intesa “su Italicum e giustizia”. Fino al Giovanni Toti che riferisce di “un accordo scritto”. Di Battista e Di Maio invocano da Renzi “un atteggiamento di totale trasparenza nei confronti del Parlamento e dell’opinione pubblica”. Quindi, gli chiedono di riferire i dettagli del patto, e di “renderne pubblico il testo in formato cartaceo”.

Quando è nata l’idea dell’interrogazione ?

Il presidente Renzi ha definito il patto del Nazareno come un atto parlamentare. Sono andato a cercare tra tutti gli atti depositati alle Camere, ma non l’ho trovato. In più ho letto che Il Mattinale del 23 luglio, il bollettino di Forza Italia a firma di Brunetta, riportava questa dichiarazione di Berlusconi: “Non m’importa nulla del Senato, l’accordo con Renzi è su Italicum e giustizia”. Ne ho parlato con Luigi Di Maio e assieme abbiamo scritto questa interrogazione, che verrà sottoscritta da altri deputati del Movimento. Vogliamo sapere dal presidente del Consiglio se vuole davvero riformare la giustizia con “un uomo che ha una naturale propensione a delinquere”, per citare un’espressione dei giudici.

Sono uscite le linee guide del ministero della Giustizia, molto più dure sull’azione di rivalsa nei confronti dei magistrati. Vede collegamenti col patto?

Assolutamente sì. Sono convinto che le linee facciano parte dell’accordo, come moneta di scambio politica che Renzi ha dovuto pagare a Berlusconi.

Il premier a Repubblica ha assicurato: “Nel patto c’è scritto quello che è negli atti parlamentari sulle riforme”.

Delle riforme a Berlusconi non importa nulla. Gli interessa solo non finire in galera e salvare le proprie aziende. Magari a discapito della Rai.

 Al Fatto risulta che nell’accordo ci sia anche il no a Prodi per il Quirinale.

Io non sono certo un prodiano. All’ex premier rimprovero diverse cose, tra cui l’entrata dell’Italia nell’euro. Ma Prodi è un avversario politico importante per Berlusconi. Non è un caso che sia stato affondato dai 101 del Pd nella corsa al Quirinale. E tra quelli che gli votarono contro c’erano anche renziani.

 Avete notizie al riguardo?

Io dico questo: Renzi è diventato sindaco di Firenze grazie a Verdini e Berlusconi, che non gli opposero la minima resistenza. Per il ballottaggio il capo di Forza Italia non andò a sostenere il suo candidato, Giovanni Galli. Il patto del Nazareno è nato in quei giorni, nel 2009. Da lì si passa alla visita di Renzi ad Arcore e poi all’affossamento di Prodi. La sua elezione al Quirinale avrebbe distrutto l’inciucio con Berlusconi.

 In Parlamento vi capiterà di parlare con i deputati di Forza Italia. Loro cosa vi raccontano del patto?

Va premesso che ormai i deputati di Fi alla Camera non vengono quasi più, perché il partito è spaccato, abbandonato a se stesso da Berlusconi. Ho chiesto a molti di loro dell’accordo con Renzi, e soprattutto se tocca il tema giustizia. Mi hanno risposto con risatine e alzate di spalle: “Berlusconi è il nostro datore di lavoro, non possiamo dirti di più”. È l’effetto Porcellum: chi è nominato dall’alto non va contro il capo.

Tecnicamente il premier come può rispondere alla vostra interrogazione?

Può replicare in via scritta, o delegare al suo posto un sottosegretario. Oppure può venire alla Camera e metterci la faccia, dandoci così la possibilità di rispondere in Parlamento e di aprire una discussione. Ad esempio, potremmo chiedergli se sui contenuti del patto mente lui oppure ha mentito Brunetta.

 Pensa che Renzi verrà a rispondervi di persona?

Mi pare difficile: è abituato a scappare e a rifugiarsi nel suo habitat naturale, le televisioni, dove non gli fanno mai domande vere. È molto diverso da Enrico Letta, che invece si presentava sempre a riferire in Parlamento. L’abbiamo incalzato senza sosta, ma lui la faccia ce la metteva sempre.

 Sel e alcuni Democratici hanno invocato la diffusione dei contenuti. Sperate in un sostegno alla vostra interrogazione?

La condivisione da parte di altri partiti aiuterebbe. Ma non so quanti avranno il coraggio di sottoscriverla.

di Luca De Carolis
Il Fatto Quotidiano 05.08.2014

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