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Asilo nel bosco: prima esperienza in Italia

asilo_boscoÈ il primo progetto pilota italiano, partito il primo settembre a Ostia Antica alle porte di Roma. L’idea dell’asilo nel bosco deriva dagli esempi esistenti nel nord Europa e il metodo pedagogico è rivolto al benessere e alla riscoperta della ricchezza del mondo naturale per una migliore educazione del bambino.

L’unica esperienza di asilo nel bosco nel nostro paese è iniziata a settembre come primo progetto pilota in una scuola dell’infanzia in piena campagna a Ostia Antica, Roma.
Il modello educativo nasce in Danimarca negli anni Cinquanta e si sta diffondendo in vari stati europei come la Germania, la Svizzera e il Regno Unito. È un percorso con esperienze pratiche che valorizza il ruolo della natura nella stimolazione della creatività e dell’immaginazione del bambino.
L’aula non è più intesa come uno spazio chiuso e opprimente, ma si sviluppa all’aria aperta così da suscitare nei bambini maggiore interesse e curiosità nella scoperta del mondo naturale.
Il progetto è stato originato grazie alla collaborazione tra l’Emilio, un gruppo di educatori ed educatrici con esperienza ventennale nell’ambito di modelli educativi alternativi, e l’associazione Manes.
A livello di obiettivi pedagogici Paolo Mai, il coordinatore del progetto, afferma che al primo posto ci sono « la ricerca del benessere del bambino e la convinzione che l’educazione svolga un ruolo importante per costruire un mondo migliore». Infatti l’attività principale degli educatori, ci spiega Paolo, consiste nel «provare a osservare e ad ascoltare i bisogni, gli interessi e le attitudini dei bambini e a costruire un percorso di crescita che li soddisfi e li valorizzi».asilo_bosco1
Tuttavia, nonostante l’esistenza di progetti simili nel nord Europa, l’esperienza italiana non ricalca alla perfezione le idee preesistenti, ma ha anche aspetti propri caratterizzanti. «Non applichiamo pedissequamente la pedagogia degli asili del bosco danesi o tedeschi – ci dice Paolo – non crediamo che ci sia un metodo valido in tutti i tempi e i luoghi . Dobbiamo tenere conto del contesto sociale e culturale in cui operiamo. I bambini di Roma oggi hanno un particolare bisogno di ambienti che stimolino la loro corporeità rispetto ai diversi bisogni di un bambino tedesco del secolo passato. Ci ispiriamo alle scuole del nord Europa per quanto riguarda la costruzione dello spazio fisico intorno al bambino, ma attingiamo da diverse fonti e dalle nostre idee per altri aspetti del nostro lavoro. Molte scuole del bosco non hanno uno spazio al coperto eccetto un semplice gazebo mentre per noi è importante anche avere uno spazio interno confortevole».
Poi Paolo entra nel merito dell’impiego dello spazio esterno. «L’utilizzo dell’ambiente esterno, giardino, orto o bosco che sia, è più funzionale ai nostri scopi rispetto a un’aula. Noi abbiamo diversi giardini, un orto, una fattoria e molti sentieri, prevalentemente di campagna, che ci permettono di sostenere lo sviluppo delle diverse competenze in un clima di gioia e serenità. Non obblighiamo mai i bambini a impegnarsi in una determinata attività, siamo in tre con 22 bambini e possiamo permetterci di fare loro diverse proposte verso le quali si prestano naturalmente e felicemente perché fanno parte dei loro interessi. L’escursione fa parte di quelle proposte che vengono accettate più volentieri perché i bambini amano curiosare e scoprire cose nuove e la curiosità ci sembra un bene prezioso da preservare e se possibile stimolare».
Parlando di spesa economica si capisce che non ci sono dei cambiamenti di costo consistenti nella messa a Asilo_bosco2punto di un asilo di questo tipo, niente costi aggiuntivi per un’esperienza alla portata tutti. «Anzi – afferma Paolo –  costa meno di una struttura convenzionale. Questo perché abbiamo bisogno di uno spazio interno più piccolo e quindi meno costoso. C’è un maggiore costo del personale, ma alla fine le nostre rette sono basse rispetto alla media di zona e soprattutto rispetto a quanto spendono le strutture comunali o statali». Inoltre il progetto è stato accolto molto bene negli ambienti ufficiali della scuola. «Abbiamo parlato col nostro municipio e con la regione che hanno accolto con entusiasmo il progetto – dice Paolo –  insieme stiamo lavorando per rendere questa esperienza sempre più diffusa. Presto ci metteremo in contatto con gli altri organi istituzionali. Abbiamo iniziato una collaborazione con la cattedra di pedagogia generale dell’università Roma Tre e l’intento comune è quello di certificare le virtù di questo approccio educativo. Siamo in contatto anche con l’università di Bologna. Inoltre stiamo cercando di coinvolgere anche il corpo forestale che dispone di competenze, posti e strutture bellissime per applicare questa pedagogia».
Tuttavia non è detto che tutti riconoscano i pregi di questo modello pedagogico, dato che ormai ci siamo allonatanati dalla dimensione di vita nella natura la scelta di un ritorno spaventa ed è un’incognita per le persone cresciute in un ambiente artificiale. Come potranno esssere gestire le critiche dei genitori verso un progetto di questo tipo (“Ma i bambini non si ammalano? E in inverno? Problemi di igiene? Pericolo di farsi male?” ecc.)? Paolo risponde spiegando che: «Parliamo spesso con loro e abbiamo un dialogo molto intenso e sincero. Le critiche arriveranno e le prenderemo come occasione per migliorare. Abbiamo ragionato insieme su certi punti. Siamo concordi nel credere che si ammaleranno di meno perché i batteri o i virus si trasmettono più difficilmente all’aria aperta e perché un bambino felice generalmente si ammala di meno. Sono diverse le ricerche su questi aspetti che ci rendono ottimisti, oltre alla nostra esperienza ormai ventennale da maestri. Quando sarà inverno ci vestiremo nella giusta maniera e quando pioverà e avremo voglia di uscire a sentire suoni e profumi o semplicemente a saltare sulle pozzanghere, avremo un abbigliamento specifico. Crediamo fermamente che un bambino che acquisisca destrezza e abilità corporea, e il nostro contesto è molto stimolante in questo senso, si faccia meno male di un bambino che trascorre le sue giornate in una superficie piana e senza ostacoli.
Inoltre i bambini sono sempre sereni e vivaci, si cimentano nella costruzioni di relazioni sociali sempre più ricche e allargate, hanno un buon rapporto con noi educatori e si divertono molto».
«Per concludere – afferma Paolo – possiamo  dire che da subito abbiamo notato che si respira un clima generale allegro e vitale e questo era l’obiettivo principale che ci eravamo posti in questo periodo iniziale caratterizzato dall’ambientamento dei bambini. In queste prime settimane i bambini hanno scelto di trascorrere gran parte delle giornate all’aria aperta e solo in rari, ma importanti momenti sono voluti restare all’interno. Infatti siamo molto contenti di come stiano andando le cose».

di Ariele Pignatta
www.ilcambiamento.it

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