Petrolio, l’Alta Irpinia contro le trivellazioni
Il comitato a Viggiano: gravi rischi ambientali, sismici e di inquinamento acquifero
Si parla anche dell’Irpinia al convegno scientifico <<Tutela del Territorio, tra petrolio, acqua e sismicità>> organizzato dai geologi Albina Colella e Giampiero D’Ecclesiis a Viggiano in Val d’Agri, Basilicata, dove sorge il Centro Oli dell’Eni. Dopo gli interventi di esperti riconosciuti a livello nazionale e internazionale sulla interconnessione tra attività petrolifera, rischi sismici, ambientali, sanitari e inquinamento degli acquiferi si è tenuta una tavola rotonda dove il <<Comitato No Petrolio in Alta Irpinia>> ha portato all’attenzione delle altre associazioni ambientaliste meridionali presenti la fragilità e pericolosità di un intervento del genere per il territorio della provincia di Avellino. Si susseguono, infatti, le richieste di permessi di esplorazione nell’Appennino campano. Successivamente, interpellato dal Comitato, Luigi Sampaolo, responsabile Eni per i rapporti con il territorio, replica che, in base alle informazioni in suo possesso, non ci sono politiche di espansione Eni in Irpinia. Rimane aperta la partita con altre compagnie. <<Non ci sono le condizioni – ha dichiarato il referente del comitato Eduardo Natale – per garantire la sicurezza ambientale delle attività di estrazione petrolifera. Nell’area, tra l’altro popolata, in cui dovrebbe sorgere il pozzo esplorativo “Gesualdo 1”, per il quale Cogeid e Italmin aspettano il via libera dalla Regione, sono presenti le mefiti delle contigue terme di Villamaina, segno evidente delle fratture presenti nel sottosuolo che in fase di trivellazione potrebbero essere intercettate con danni rilevanti. Le tubazioni non resisterebbero ad un terremoto come quello del 23 novembre 1980 e gli idrocarburi inizierebbero a scorrere lungo le fratture inquinando le falde superficiali. Potrebbero verificarsi fenomeni analoghi a quelli registrati con la liquefazione della Piana del Dragone, dove le sabbie 32 anni fa hanno vibrato a seguito delle scosse e l’acqua si è mischiata con il terreno in superficie facendo inclinare in parte le case che non avevano più un appoggio solido. Una torre di estrazione verrebbe danneggiata in profondità, ma anche superficialmente la platea di cemento non poggerebbe più su una base solida. Sono tutte questioni non prese adeguatamente in considerazione dal progetto di ricerca presentato in Regione. Inoltre, va considerata l’importanza primaria per il mezzogiorno peninsulare del bacino idrografico irpino dei Picentini che fornisce acqua a tre regioni e oltre 5 milioni di persone e dell’invaso di Conza>>. Intanto, in Irpinia, il <<Comitato No Trivellazioni in Alta Irpinia>>, nato a Gesualdo, prosegue nella sua attività ricevendo il sostegno dell’Unione Consumatori di Avellino che ha investito della questione la sede regionale e quella nazionale chiedendone il supporto <<con l’obiettivo di scongiurare le gravi conseguenze ambientali e sociali che potrebbero verificarsi a seguito dell’attuazione degli avanzati progetti di trivellazione petrolifera>> e, oggi, ha in programma una nuova assemblea pubblica all’auditorium comunale di Sturno. E’ inoltre in preparazione una comunicazione in cui si invitano i comuni della Valle Ufita Baronia e Medio Calore a deliberare quanto prima contro il petrolio; finora, infatti, hanno deliberato contro le esplorazioni petrolifere solo sei comuni. Giovedì a Torella dei Lombardi sono stati convocati in un consiglio intercomunale allargato i sindaci dei territori interessati alle esplorazioni dal primo cittadino di Nusco, Giuseppe De Mita , con il coordinamento dell’assessore provinciale all’Ambiente, Domenico Gambacorta. Dopo l’intervento di tecnici che illustreranno i potenziali rischi per la salute e per l’ambiente, si proporrà di firmare un documento comune e deliberare contro le trivellazioni.
Virginiano Spiniello
Il Mattino 20 gennaio 2013