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Regione Sicilia, la trasparenza che non c’è: M5S denuncia 29 pianisti

Durante la votazione di una mozione contro il ponte sulla Stretto di Messina presentata dal deputato democratico Fabrizio Ferrandelli, in aula risultavano 56 deputati, ma in realtà erano solo 26. Cancelleri: “Il consiglio di Presidenza affronti la questione: non è corretto assegnare diaria per presenze che non sono tali”

Doveva essere ‘un palazzo di vetro’, il regno della trasparenza, dove tutte le informazioni sarebbero state rese accessibili ai cittadini. Ma all’Assemblea Regionale Siciliana le vecchie abitudini sono dure da cancellare, persino in questa nuova legislatura. Se ne sono accorti i deputati del Movimento Cinque Stelle alla fine della seduta di due giorni fa. All’ordine del giorno la discussione e la possibile votazione di una mozione contro il ponte sulla Stretto di Messina presentata dal deputato democratico Fabrizio Ferrandelli. Alle diciannove, quando era chiaro che la votazione sarebbe ormai slittata, secondo il sistema informatico di Sala d’Ercole erano ancora presenti in aula cinquantasei deputati. Al capogruppo del Movimento Cinque Stelle Giancarlo Cancelleri però i conti non tornavano. E dopo un rapido calcolo ha chiesto la parola: “In questo momento in aula siamo in 27, compreso il presidente. I tesserini inseriti negli appositi spazi davanti agli scranni sono però 56. Chiediamo rispetto verso quei colleghi che lavorano e proporremo al consiglio di Presidenza di affrontare la questione, perché non è corretto che la diaria venga assegnata in funzione di presenze che non sono tali”.

Ben ventinove deputati infatti avevano lasciato il tesserino magnetico inserito nel congegno per la rilevazione delle presenze, allontanandosi dall’aula: è il vecchio gioco dei ‘pianisti’, molto in voga al parlamento siciliano. Un gioco remunerativo dato che al parlamento siciliano per ogni votazione a cui si prende parte si ha diritto ad un gettone di 224 euro. Nel caso si fosse votata la mozione di Ferrandelli, potevano gli esausti deputati siciliani rinunciare a quel gettone? Certo che no. Ecco quindi che hanno deciso di lasciare il tesserino a dimostrare la loro presenza, mentre magari preferivano dedicarsi ad altri impegni istituzionali, lontano dai locali dell’Assemblea Parlamentare.

Il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone – il deputato dell’Udc che il giorno del suo insediamento predicava massima trasparenza – ha cercato di smorzare i toni. “La vicenda verrà valutata in uno dei prossimi consigli di Presidenza” ha detto, auspicando che “della vicenda non si faccia però un caso”. Ma chi sono i ventinove pianisti beccati dal capogruppo del Movimento Cinque Stelle mentre lasciavano il loro tesserino parlamentare a rappresentarli in aula ? “Guarda caso quelli che dimenticano i tesserini sono sempre gli stessi” commenta Cancelleri, che insieme agli altri deputati del Movimento di Beppe Grillo ha chiesto formalmente agli uffici di Palazzo d’Orleans di fornire l’elenco ufficiale dei deputati presenti alla seduta di ieri. Sembra la richiesta più naturale del mondo, ma dagli uffici della Regione Sicilia fanno sapere che l’elenco completo dei deputati presenti all’ultima seduta non si potrà visionare prima di una settimana. Come dire che il palazzo di vetro ha ancora parecchie finestre opache.

Nel frattempo il leader del centrodestra Nello Musumeci interviene a gamba tesa su un altro degli antichi vizi del parlamento siciliano: il cambio di casacca. L’ex sottosegretario di Silvio Berlusconi ha infatti annunciato di voler presentare un disegno di legge che decurti parte dello stipendio a quei deputati che cambiano gruppo parlamentare durante la legislatura. Un provvedimento anti voltagabbana che applicato ai banchi di Palazzo dei Normanni farebbe risparmiare un bel po’ di soldi alle casse della Regione Sicilia. Soltanto nell’ultima legislatura infatti i deputati dell’Ars che hanno cambiato gruppo parlamentare sono ben 34 su 90: più di un terzo del parlamento ha quindi cambiato partito, qualcuno anche più di una volta.

Giuseppe Pipitone
Il Fatto Quotidiano 19 gennaio 2013

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