Toto’ Riina, il capo dei capi di Cosa Nostra, colui che fece ammazzare Stefano Bontade, il partner di Berlusconi nel famoso patto di non belligeranza sancito grazie a Dell’Utri, ultimamente ha fatto due cose.
Durante la sua ora d’aria ha confessato che B. pagava 500 milioni di vecchie lire all’anno alla mafia e ha poi minacciato Don Ciotti augurandogli di fare la stessa fine di Don Pino Puglisi, il prete anti-mafia ammazzato da Cosa Nostra il 15 settembre del 1993.
Ebbene il Presidente Napolitano ha (giustamente) espresso solidarietà a Don Ciotti. Lo ha chiamato ribadendogli che lo Stato non si ferma di fronte alle minacce mafiose. Perbacco Presidente! In un colpo solo, oltre ad aver fatto il suo dovere, ci ha comunicato che ritiene plausibili le minacce di Riina. Insomma occorre prendere sul serio le parole dell’ex-Capo dei Capi.
Se sono plausibili le minacce a Don Ciotti sono plausibili le ammissioni sulla vicinanza di B. a Cosa Nostra e anche le minacce che sempre Riina ha rivolto più volte al giudice Di Matteo.
Un Capo dello Stato serio a questo punto farebbe altre 2 telefonate: la prima al pm Di Matteo per esprimergli la stessa solidarietà espressa a Don Ciotti, la seconda al Premier Renzi (e magari anche un sms alla Serracchiani), chiedendogli, gentilmente, se non sia il caso di interrompere la profonda e amorevole collaborazione con B., un uomo che, pagando miliardi su miliardi alla mafia, ha contribuito alla sua crescita economica, strategica e organizzativa.
P.S. Da parte mia massima solidarieta a Don Ciotti e a Di Matteo.
Alessandro Di Battista