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Blitz del governo: inceneritore nell’area verde

inceneritore_1CON LO SBLOCCA ITALIA VIA ALL’OPERA NEL SALERNITANO, ZONA DI RACCOLTA DIFFERENZIATA E AGRICOLTURA INNOVATIVA: È RIVOLTA.

Dieci “piccoli” sindaci si stanno mobilitando per la campagna d’autunno, qui dove raccolgono olio e nocciole e vendemmiano il vino Montevetrano, che supera i 300 euro a bottiglia. È già dura produrre così, con un cementificio a valle dei Monti Picentini, che di fatto incenerisce un bel po’ di rifiuti. Ora il governo ha deciso: si costruirà un inceneritore a 500 metri in linea d’aria dalle vigne. E così il “comitato no inceneritore” inizia a preparare gli striscioni per settembre. “È una soluzione obsoleta che aveva senso 20 anni fa – dice Gerardo Marotta, sindaco di Giffoni Sei Casali, che conta l’80 per cento di raccolta differenziata – ma oggi è solo follia, che si comprende solo come un favore del governo alla lobby degli inceneritori in Italia”. Il governo apre il fronte della protesta all’alba del 24 luglio. Sono le 5 del mattino e, dopo una “lunga notte” del decreto Sblocca Italia, introduce il comma 4 dell’articolo 14: il premier Matteo Renzi decide di nominare il commissario straordinario che – entro sei mesi – varerà la costruzione del termovalorizzatore di Pontecagnano Faiano. Niente di nuovo: è la riesumazione di un progetto nato nel 2008 e finora mai realizzato.

MA DA QUI, da Pontecagnano Faiano, tra le vigne sui colli e i resti di un insediamento etrusco, si può guardare oltre i commi di un decreto: la retorica del “fare” minaccia quel che invece – faticosamente – s’è già fatto. Incontri decine di persone che varcano il cancello della sede di Legambiente, busta in mano, per raccogliere cocomeri e pomodori da ben cento orti sociali. Il Comune di Baronissi offre ai cittadini un litro d’olio extra vergine dop in cambio di 5 litri d’olio esausto da cucina; porti sei chili d’alluminio, torni a casa con un chilo di pasta. Il Comune di Tortorella punta al livello “rifiuti zero”. La provincia di Salerno primeggia nel Sud, con il 68 per cento di raccolta differenziata e il minor tasso di sofferenza per il pagamento della Tarsu, che s’attesta al 60 per cento, 26 punti in meno di Palermo . E allora: cos’avrà mai da incenerire la provincia di Salerno? Per raggiungere le 300 mila tonnellate l’anno previste dal vecchio progetto, dovrebbe invertire il suo ciclo virtuoso. È un paradosso: per saziare l’inceneritore dovrebbero incrementare i rifiuti indifferenziati. Servirà forse al resto della Campania? A Napoli stanno virando in ben’altra direzione, investono sui siti di compostaggio, puntando a ridurre l’uso dell’inceneritore di Acerra nei prossimi dieci anni. Se non bastasse, dal 2020, come spiega Diego Carmando del Comitato “No inceneritore”, una direttiva comunitaria impone di non bruciare materiale diversamente riciclabile. Al costo di circa 400 milioni, se si costruisse oggi, sarebbe inservibile fra cinque anni. Certo, il governo prevede un nuovo progetto, ma Renzi sul punto non discute: l’inceneritore è necessario. Il motivo? Bruxelles chiede, per l’inadempimentodella gestione rifiuti in Campania, una multa da 25 milioni per le passate infrazioni più 250 mila euro al giorno fino alla soluzione del problema: bisogna chiudere il ciclo dei rifiuti. “Il punto – spiega Michele Buonuomo, presidente di Legambiente Campania – è che la soluzione dell’inceneritore, oltreché dannosa per la salute e per l’ambiente, è praticamente inutile”. “L’Ue – commenta Andrea Cioffi, che ha provato con più emendamenti a bloccare la norma – ci chiede di risolvere il problema, ma non c’impone di costruire un inceneritore. L’approccio di Renzi è superficiale: pur di dimostrare che l’Italia fa qualcosa, anche se poi si rivelerà inutile e dannoso, preferisce costruire un inceneritore. Nessuno lo dice, ma temo che vogliano bruciarci le ecoballe in giacenza, mentre dovremmo investire sugli impianti di compostaggio, utilizzare la miniera campana di ecoballe, circa sei milioni, che nel tempo hanno perso l’umido, separando alluminio, plastica e ferro, riciclando tutto quello che è riciclabile”.

IL 29 LUGLIO, in un Consiglio regionale congiunto, dieci sindaci hanno detto “no” all’inceneritore. Tra i contrari anche il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, entrato da poco nella fase “no”: nel 2007, quand’era affidato al suo Comune, riteneva indispensabile il termovalorizzatore e pressoché inutile la raccolta differenziata; ora considera inutile il termovalorizzatore – che sarebbe affidato alla Provincia e dunque non potrebbe gestire – e ritiene necessaria la raccolta differenziata. “Eppure – conclude Marotta – proprio a lui che si mostrò disponibile a gestirlo nel 2008 dobbiamo la nascita del progetto dell’inceneritore: all’epoca ci chiamò falsi ambientalisti”.

di Antonio Massari
Il Fatto Quotidiano 21.08.2014

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