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RENZI ORDINA E GRASSO ESEGUE

Renzi-GrassoLE “ILLECITE FORZATURE” CON CUI IL PRESIDENTE DEL SENATO HA FACILITATO IL CAMMINO DELLA RIFORMA

La domanda è: nella settimana in cui il Senato della Repubblica ha approvato i primi due articoli della riforma costituzionale, ovvero i più importanti (stabiliscono che i senatori si riducono a cento e non saranno più eletti direttamente dal popolo), Piero Grasso si è comportato come un arbitro super partes o come un giocatore in campo utilizzando forzature del regolamento ai limiti della legalità? Secondo le opposizioni (Sel, Lega e Movimento Cinque Stelle), il presidente ha fatto di tutto per facilitare il cammino della riforma voluta dall’esecutivo, rendendo ostico e complicato il sacrosanto diritto di opposizione. Qui, poi, non si parla di una norma qualunque, che può essere modificata in futuro in un battito di ciglia, al mutare della maggioranza parlamentare. Parliamo di una legge costituzionale, che modifica la seconda parte della Carta e necessita di una maggioranza dei due terzi e di un doppio passaggio parlamentare. Grasso, secondo l’opposizione, ha dato una grossa mano al governo attraverso l’uso di tre strumenti discutibili se non illegali: la “tagliola”, il “canguro” e lo “spacchettamento”. Più altri piccoli soprusi, come quello di togliere la parola a senatori che avevano tutto il diritto di parlare. Il governo ribatte: la minoranza ha presentato una valanga di emendamenti fittizi solo per portare al limite l’ostruzionismo, giusto quindi usare tutti gli strumenti per evitarlo.

 La tagliola che strozza voti e dibattito

Facciamo un passo indietro a giovedì 24 luglio, giorno in cui la conferenza dei capigruppo decide di votare la riforma entro l’8 agosto. Una strettoia che, come si è visto, strozzerà il dibattito inmodoclamoroso.Ladecisionespetta,appunto, alla capigruppo. Ma la parola finale è comunque del presidente. Che si è ben guardato dall’opporsi a una decisione che andava in favore del governo. Così si è andati in Aula con oltre 8mila emendamenti e due settimane e mezzo per arrivare al traguardo. “Contingentare una riforma costituzionale è una forzatura abnorme”, osserva il capogruppo di Sel a Palazzo Madama, Loredana De Petris. “Ai tempi della devolution del centrodestra, nel 2005, facemmo 35 sedute, sotto lo sguardo vigile di Marcello Pera che, in confronto a Grasso, è stato un arbitro più imparziale”, ricorda la senatrice.

Troppi emendamenti?  Tranquilli, si saltano col canguro

Insomma, il tempo è poco e gli emendamenti tanti, specialmente quelli di Sel, quasi 7mila. E allora che si inventa Grasso, su suggerimento di qualche mente fina del Pd? Applica la legge del canguro, ovvero quel procedimento secondo cui, se un emendamento viene bocciato, automaticamente decadono anche quelli simili. Di canguri nel regolamento del Senato non vi è traccia. “Il metodo è stato usato per la prima volta alla Camera da Nilde Iotti. A Palazzo Madama si è visto sulla devolution di Berlusconi per far decadere una sessantina di emendamenti. Ma l’uso che se n’è fatto in questi giorni è spropositato: prima ha sanato le irregolarità del giorno prima e poi ha stravolto il regolamento a colpi di maggioranza”, continua De Petris. Insomma, per prassi il canguro deve essere usato con parsimonia: saltelli piccoli e non balzi giganti. Martedì 29, invece, Grasso fa sparire 1.400 emendamenti in un colpo solo. Mercoledì 30 viene convocata la giunta per il regolamento, che dà ragione a Grasso. Il quale in Aula poi afferma testuale: “La decisione di usare il canguro risponde alla decisione della maggioranza di finire entro l’8 agosto. Il mio compito è di utilizzare tutti gli strumenti per ottemperare a questa esigenza. Ma sarà utilizzato con buon senso”. Come a dire: Renzi vuole andare veloce e io farò di tutto per accontentarlo. Peccato, però, che il presidente del Senato dovrebbe garantire tutte le forze politiche presenti a Palazzo Madama, a partire proprio dalle minoranze.

 Con lo spacchettamento addio scrutinio segreto

Infine, per evitare il ricorso al voto segreto, che avrebbe messo in grave difficoltà la maggioranza (nell’unico concesso il governo è andato sotto), Grasso ha accolto la richiesta della maggioranza di votare per parti separate alcuni emendamenti. Il più clamoroso è quello di martedì 29. Sel ne presenta uno secondo cui “le Camere sono elettive garantendo la rappresentanza delle minoranza linguistiche”. Si procede a voto segreto. Allarme rosso per l’esecutivo: se passa, stabilisce che il Senato debba restare elettivo. Allora il Pd chiede di votare per parti separate: palese la prima, segreto sulla seconda. Ma quest’ultima parte – “garantendo la rappresentanza delle minoranze linguistiche” – non ha un valore legislativo autonomo. Sganciata dalla prima, non significa nulla. Ma Grasso acconsente e l’emendamento viene spacchettato. Il voto a quel punto diventa inutile.

Infine, a margine, altri piccoli e grandi soprusi. Come quello di non dare la parola al leghista Candiani per illustrare un emendamento che prevede il dimezzamento dei deputati. Grasso non lo fa parlare e scoppia il parapiglia. Ma a lamentarsi per la riduzione al silenzio sono tanti. Causa tagliola, per esempio, Sel ha avuto in totale un’ora e 26 minuti per intervenire su tutta la riforma. Tempo già esaurito. Per gli articoli dal 3 al 40 il partito di Vendola dovrà stare in silenzio, a meno di gentile concessione del presidente Grasso. Se parli, devi pure ringraziare.

di Gianluca Roselli
Il Fatto Quotidiano 03.08.2014

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