Se Silvio Berlusconi è stato lo Zelig della politica, il suo successore Matteo Renzi incarna certamente la versione furbetta di Forrest Gump. Il presenzialismo del premier è un pilastro del suo marketing e poco alla volta sta dando forma a un nuovo, letale “ismo”: l’ovunquismo.
Renzi l’Ovunquista però predilige solo le occasioni felici, di gioia, di serenità. Lesto, lestissimo a farsi fotografare insieme a Cesare Prandelli prima del disastro brasiliano, quando poi l’Italia è stata eliminata, l’Ovunquista non ha fatto manco una telefonata di consolazione. Niente. Il Forrest Gump fiorentino accorre solo se c’è da sorridere e da far festa. Come stamattina a Genova, per l’approdo epocale del relitto della Concordia. Smentita, invece, una breve tappa a Parigi per un selfie con Vincenzo Nibali, l’italiano che ha vinto il Tour de France. L’escalation ovunquista va di pari passo con la necessità renziana di non affrontare i veri problemi (la manovra correttiva, la ripresa che non c’è) e continuare a dare di sé un’immagine vincente. Nei primi giorni da premier, scriveva tweet all’alba, una ostentazione che ricorda Qualcuno che lasciava le luci accese a Palazzo Venezia di notte per far vedere che lavorava.
Il book fotografico di Renzi è il primo, concreto successo del suo governo. Ecco l’Ovunquista in Africa, in Mozambico per la precisione, che accarezza gioca e accarezza i bimbi in uno scatto simil-coloniale. Eccolo di nuovo a Roma che accoglie Meriam, la donna sudanese incinta condannata a morte per apostasia, avendo abbandonato l’islam per il cristianesimo. Con lui e Meriam c’è anche Agnese vestita di verde. Agnese Renzi è la first lady e le sue uscite sono sporadiche ma calcolate. Quando occorre c’è e con lei l’effetto Meriam è notevolmente riuscito. Un quadretto da incorniciare.
Il renzismo è operoso, fattivo, buono, caritatevole, tenero, sorridente, commovente, amico, fratello, padre, madre (nonno no, non ne ha l’età). Per il momento, il renzismo non è mai stato tragico o cupo o accigliato. L’Ovunquista ha sorriso persino al suo esordio a Palazzo Chigi, nella gelida scena della campanella scippata a Enrico Letta. La sua ossessione per l’immagine è la prosecuzione dell’apparenza berlusconiana. Stamattina cavalca l’onda mediatica della Concordia, ingrossando la sua galleria fotografica di Forrest Gump istituzionale. Il renzismo è una foto che viene sempre bene e scattata ovunque c’è un’emozione da raccogliere o una celebrità da salutare (come la nota foto con Mandela nel suo studio).
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Il Fatto Quotidiano 27.07.2014