IL GOVERNO AVEVA ANNUNCIATO UNA RIFORMA STRUTTURALE. INVECE ECCO POCHI EURO PER SOLI 8 MILA LAVORATORI. OLTRE 200 MILA SENZA STIPENDIO NÉ PENSIONE.
Il governo Renzi di esodati non parla quasi mai. Ieri si è capito il perché. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, infatti, si è recato in Commissione alla Camera dei deputati per presentare l’emendamento del governo al progetto di legge unitario che la commissione presieduta da Cesare Damiano sta discutendo da oltre un anno. E ha proposto l’ennesimo rinvio. Anzi, l’ennesima proroga. Quella che vedrà la luce nel testo di legge, che approda in aula mercoledì 2 luglio, infatti è la proroga di un anno per le misure di salvaguardia in grado di garantire altre 32.100 posizioni critiche. Se si guarda ai numeri assoluti che realmente vengono tutelati, la proposta del ministro aumenta di sole 8.000 unità le posizioni salvaguardate. Gli esodati a cui si dà diritto ad andare in pensione, infatti, salgono da 162.000 a 170.000. L’ammontare complessivo , però, resta attorno ai 350 mila censiti dall’Inps ma secondo il M5S, che considera anche i “licenziati”, siamo a circa mezzo milione.
“NOI COPRIAMO altri 32.100 lavoratori” spiega Poletti uscendo dall’aula della Commissione lavoro, al quarto piano di Montecitorio, “ma siccome abbiamo realizzato risparmi per 24.000 posizioni, finanziate ma non richieste (si tratta di lavoratori in mobilità sovrastimati, ndr), metteremo ulteriori risorse per altre 8.000 unità”. E così, il governo, tramite il Fondo per l’occupazione presso il dicastero di Po-letti , si prepara a finanziare per 137 milioni nel 2015 e 119 milioni nel 2016, la nuova salvaguardia. Che, a differenza di quanto promesso dal ministro in Commissione nei mesi scorsi, non sarà per nulla strutturale. “Provvederemo con la legge di Stabilità, ha continuato Poletti, a individuare con chiarezza le posizioni da tutelare, le differenti tipologie, le risorse necessarie. E arriveremo a una proposta strutturale e definitiva”. La promessa è stata fatta da tutti i ministri che si sono cimentati con il caso “esodati”, compresa la stessa ministra Fornero. Per soluzione strutturale, tra l’altro, il ministro sta pensando anche a ritocchi alla riforma pensionistica con l’introduzione di forme flessibili per il pensionamento da garantire, tramite penalizzazioni, già a 62 anni oppure introducendo la “quota 100” come somma tra età anagrafica e contributi versati necessaria a lasciare il lavoro.
SE NE PARLERÀ, appunto, in autunno. Per ora, il provvedimento del governo congela quanto era stato discusso finora dalla Commissione lavoro che ha preparato un provvedimento in cui sono confluite le proposte del Pd, di Sel, della Lega, di Forza Italia e del M5S.
A tessere le fila di questo lavoro unitario è stato in particolare il presidente della Commissione, Damiano, che ieri ha accettato la proposta del ministro: “Bisogna essere pragmatici e realisti” dice ai giornalisti fuori dall’aula, “è comunque un passo in avanti”. Il pragmatismo di Damiano si riferisce ai conti che la Ragioneria di Stato ha fatto sulle norme previste dal provvedimento di legge della Commissione : 47 miliardi che però il deputato del Pd considera “sovrastimati”. Ma comunque sufficienti a far riporre il provvedimento di riforma strutturale nel cassetto.
È furioso, invece, il deputato di Sel, Giorgio Airaudo, che ieri pomeriggio ha deciso di abbandonare i lavori della commissione attaccando il governo: “Il ministro ha buttato via un anno di lavoro”. Nel progetto di legge, infatti, si puntava a risolvere altri casi scottanti come la “quota 96”, i circa 4000 lavoratori della scuola che sono stati letteralmente scippati di un diritto acquisito ma anche la salvaguardia dei macchinisti delle Ferrovie. Parla di “presa in giro” l’esponente del M5S, Walter Rizzetto che chiede una risposta strutturale vera: “Una controriforma della riforma Fornero”. “Qui c’è gente alla fame – spiega al Fatto – e allo stesso tempo il governo, l’Inps e la Ragioneria dello Stato non riescono a fornirci dati completi e attendibili”. Anche Renata Polverini, di Forza Italia punta il dito contro la Ragioneria di Stato: a distanza di due anni non si riesce ancora ad avere il quadro completo e così si può andare avanti in una gestione di emergenza”. “Matteo Renzi non ne parla, continua, perché quando non vuole risolvere un problema non lo affronta”.
Anche la Cgil, pur apprezzando la soluzione positiva per 32 mila persone, chiede che si giunga a una soluzione strutturale. Positiva, invece, è la reazione della presidente della Camera, Laura Boldrini, che sugli esodati dice di essersi spesa sempre, con incontri e una strategia dell’attenzione e che può vantare almeno una decina di sollecitazioni alla Conferenza dei capigruppo per portare il provvedimento in aula. Ora la legge arriva. Ma non è risolutiva.
di Salvatore Cannavò
Il Fatto Quotidiano 27.06.2014