L’ACCORDO CON I POPULISTI BRITANNICI METTE IN DIFFICOLTÀ GRILLO CHE PENSA ANCHE ALLA SECONDA OPZIONE: L’ALLEANZA CON I VERDI.

IN UN’INTERVISTA al Daily Telegraph, Grillo lo difende: “Non è vero che lui sia razzista, come io non sono il fascista e nazista che descrivono i giornali italiani. Fa-rage vuole controllare l’immigrazione in Europa, come noi”. Precisa: “L’incontro è servito per conoscerlo”. Non c’è ancora l’accordo, insomma. Ma non è lontano: “Non cambieremo il nostro programma, ma se stiamo parlando di principi come la democrazia diretta allora abbiamo qualcosa in comune”. Nel pomeriggio, sul blog di Grillo compare un testo: “Nigel Farage, la verità”. Da Napoli, le parole di Luigi Di Maio: “Su Farage non bisogna cadere nella trappola mediatica, e comunque la formazione di un gruppo è una mossa tattica che serve per calendarizzare provvedimenti ed eleggere vicepresidenti del Parlamento e presidenti di commissione”. Ma l’ipotesi di un accordo con Farage sconcerta tanti parlamentari. “Sono un paio di giorni che Beppe viene bombardato da sms di colleghi preoccupati” racconta un senatore di peso. Cupo: “La nostra base non capisce e non capirebbe”. Sui meet up e sui social network fioccano proteste: “Farage è un estremista”. Grillo insiste: “L’Efd rifiuta l’antisemitismo e qualsiasi altra forma di discriminazione”. La novità arriva da Monica Frassoni, co-presidente dei Verdi europei, che alFatto.it dichiara: “Col Movimento 5 Stelle a Strasburgo? Per ora non ci sono stati contatti. Ma se vogliono chiamarci per un incontro, una nostra delegazione ci sarà”. Le ricordano il no secco dell’eurodeputato tedesco Albrecht (“Escludo categoricamente un’alleanza con i 5 Stelle”). Frassoni ribatte: “Albrecht non è mandatario di niente, dopo la sua dichiarazione ci siamo parlati e lui non esclude proprio nulla”. È un’apertura, cauta ma rumorosa. In diversi dentro il Movimento respirano di sollievo. Anche tra i 17 neo-parlamentari europei del Movimento, che alle 14 entrano alla Casaleggio Associati, a Milano, per una riunione programmata da giorni. Padroni di casa, ovviamente, Casaleggio e il figlio Davide (ormai in pianta stabile ai vertici dell’M5S), mentre Grillo è collegato via Skype. C’è anche Claudio Messora, responsabile in pectore dell’Ufficio comunicazione a Bruxelles.
I FONDATORI si ritrovano di fronte a eurodeputati in ansia. “I territori stanno impazzendo per questa storia dell’accordo con Farage, diteci come stanno le cose” chiedono. Vogliono capire quanto è avanzata la trattativa con l’Ukip, che cosa riportare agli attivisti. Un eletto, in particolare, si espone: “Non dobbiamo assolutamente allearci conl’Ukip”. Casaleggio non si scompone. E risponde: “Siamo stati contattati prima delle elezioni da Farage,maparliamoeparleremo con tutti, perché molti ci cercano. Lui ha fatto cacciare Borghezio e ha smentito le frasi omofobe”. Non chiude all’opzione Verdi: “La Frassoni l’abbiamo conosciuta nel 2007 per discutere di temi ambientali in Europa, parleremo anche con il suo gruppo”. Casaleggio chiosa: “La decisione finale la prenderà la Rete, ma noi andremo con quelli che ci garantiscono autonomia e incisività. Di certo non parliamo con Le Pen”. Grillo conferma: “Non è ancora deciso nulla, sono incontri che dobbiamo fare” .Ma ricorda: “Bisogna chiudere un’alleanza in fretta, senza non conteremmo nulla”. Esce Messora: “È ancora tutto aperto”. Pochi commenti da Roma. Alessandro Di Battista protesta: “Grillo incontra Farage e questo per i media è più grave del patto del Nazareno Berlusconi-Renzi?”. Il senatore lucano Vito Petrocelli spariglia: “Né con Farage né con i Verdi, ogni riferimento agli anni di piombo è puramente voluto”. Il punto sulla questione lo farà una delegazione di parlamentari con Grillo e Casaleggio, la prossima settimana (forse giovedì) a Milano. Una riunione che potrebbe essere anticipata dall’assemblea congiunta. I deputati il loro confronto l’hanno già avuto. Raccontano: “I big sono rimasti tutti zitti, hanno parlato solo gli ortodossi meno esposti”. Come Angelo Tofalo, che ieri sul suo profilo Facebook ha chiesto ai militanti se Grillo debba dimettersi, ricevendo un plebiscito contrario. Dentro l’assemblea, critiche ai vertici anche da ortodossi e deputati finora silenti. Perfino fendenti contro il blog di Grillo: “C’è troppa pubblicità. E perché i post non vengono mai concordati prima?”. Altre spine, per il finto martire.
Il Fatto Quotidiano 31.05.2014