RIDURRE LA SPESA DI 153 MILIONI SIGNIFICA RINUNCIARE A UN CACCIA USA SUI 90 TOTALI. È PROBABILE, PER DI PIÙ, CHE SIA SOLO UN RINVIO ALL’ANNO PROSSIMO.
Le organizzazioni che da mesi si battono contro l’acquisto degli F 35 non sono affatto contente della decisione del governo. Ne mettono in risalto la natura ambigua e la caratura modesta. Spiega Francesco Vignarca, portavoce della campagna contro i cacciabombardieri: “Non c’è un cambio di verso con gli F 35, ma uno spostamento temporale della spesa relativa al lotto numero 10. Vengono quindi implicitamente confermati gli acquisti relativi ai lotti 8 e 9 che riguardano aerei più costosi in quanto ancora non toccati dalle promesse economie di scala. E anche meno affidabili non avendo subito quelle migliorie apportate di continuo a un progetto in perenne evoluzione che al momento sta comportando un aggravio di spesa del 70 per cento rispetto al 2001”. Secondo il portavoce del movimento pacifista la scelta del governo è “grave soprattutto perché politicamente inaccettabile ponendosi di fatto in contrasto con il congelamento di ogni ulteriore spesa per gli F 35 decisa nell’estate di un anno fa dal Parlamento”. Con una mozione presentata dal gruppo Pd in commissione Difesa fu stabilito allora che ogni ulteriore impegno per l’acquisto dei cacciabombardieri fosse rinviato in attesa di una valutazione parlamentare complessiva sulle esigenze difensive dell’Italia.
Era una piccola rivoluzione copernicana perché per la prima volta nella storia delle spese per armamenti e in particolare nella vicenda assai opaca degli F 35, il potere finale di decisione veniva spostato dal governo e dalle segrete stanze degli stati maggiori alle aule della Camera e del Senato. Fino a quel momento per l’acquisto dei cacciabombardieri era stato seguito un percorso inverso a quello che la logica avrebbe dovuto suggerire, stabilendo che l’Italia li avrebbe comprati senza che fossero mai state esplicitate le motivazioni alla base di quella esigenza.
DALLA FINE degli anni Novanta del secolo passato fino ai nostri giorni tutti i governi, di centrodestra e centrosinistra, si sono attenuti a quella scelta come fosse un assioma immodificabile. La mozione Pd spezzava questo continuismo e allo stesso tempo consentiva al Pd di barcamenarsi tra quella parte del partito decisamente contraria all’acquisto e quell’altra parte, con il presidente Giorgio Napolitano come nume tutelare, favorevole in “omaggio agli impegni internazionali assunti”. Un gruppo di personalità ha rivolto un appello a Renzi esortandolo a una decisione chiara sugli F 35. Tra i firmatari i sacerdoti Luigi Ciotti e Alex Zanotelli, il sindacalista Maurizio Landini, l’attore Alessandro Gassmann, l’oncologo Umberto Veronesi.
Il Fatto Quotidiano 20.04.2014