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Luigi Di Maio – “Napolitano parteggia per chi non vuol votare”

Luigi Di MaioIl professor D’Alimonte sa bene che la sua legge elettorale è stata stravolta in Parlamento per rinviare il più possibile lo scioglimento delle Camere. Un’esigenza di tutti i partiti, che Napolitano sta assecondando in ogni modo”. Luigi Di Maio, deputato di Cinque Stelle e vicepresidente della Camera, lo ripete più volte: “Questa legge è solo il pretesto perfetto per evitare il voto. Hanno paura dei 5 Stelle, della variabile che non si può controllare”.

In una lettera al Fatto D’Alimonte parla di “moral suasion” di Napolitano sulla legge elettorale. A    suo avviso rientra tra i poteri del Capo dello Stato intervenire in questo ambito?

Assolutamente no. Il presidente della Repubblica deve vigilare sulla correttezza delle procedure e su aspetti come la tutela delle minoranze politiche, garantendo lo stesso trattamento a tutti partiti.

Proprio D’Alimonte ha fatto capire che Napolitano sarebbe intervenuto perché il sistema spagnolo penalizzava i partiti più piccoli.

Io dico che D’Alimonte ha capito tutto, perché era il padre di questa legge elettorale. Ovvero, ha compreso perché c’è questo pasticcio: tutti i partiti, dai più grandi ai più piccoli, vogliono andare avanti il più possibile, pur di schivare le urne. E le riforme sono la scusa perfetta, come lo erano già per il governo Letta. Napolitano asseconda questo processo. D’altronde si è espresso chiaramente.

 Quando?

Qualche giorno sul blog di Grillo è apparso un post in cui lo si invitava a fermare questa legge elettorale. Poche ore dopo, Napolitano ha detto che sul tema bisognava lasciare lavorare le Camere. È una chiara risposta.

 Il testo originario della legge era migliore?

Io non ne condividevo l’impostazione fortemente maggioritaria, ma mi ricordo bene quale era l’animo nobile che muoveva D’Alimonte nel comporla. Nel suo testo c’erano anche norme virtuose. Per esempio, il divieto di calcolare per il doppio turno anche i voti dei partiti rimasti sotto la soglia di sbarramento. Sarebbe stato uno strumento ottimo per fermare la moltiplicazione di liste.

 Ora c’è l’Italicum.

Si sta lavorando a una legge che di fatto riguarderà solo la Camera, un’assurdità. Rischiamo di andare a votare con due leggi diverse per le due Camere, di avere due Repubbliche.

Nel dettaglio?

Il rischio concreto è che si sappia il risultato del Senato, e poi, 15 giorni dopo, i cittadini tornino alle urne per il secondo turno alla Camera. Il primo partito a Palazzo Madama, dove ci sono anche le preferenze, potrebbe non essere tra i due che vanno al ballottaggio a Montecitorio. E allora, di quale diavolo di governabilità parlano? Questo è un pasticcio peggio del Porcellum. Eppure Napolitano non emana moniti su tutto questo.

 Perché è d’accordo con i partiti?

Il presidente ha convocato i vertici di maggioranza al Quirinale sulla legge, ha pianificato molte cose con Renzi. È evidente che sia d’accordo. Poi quanto sia intervenuto non so dirlo.

 Voi sperate ancora di poter riaprire un canale di collegamento con il Quirinale?

Noi ci abbiamo provato. Quello che voglio ricordare è che, a suo tempo, il presidente Ciampi provò a correggere gli aspetti peggiori del Porcellum, come il premio di maggioranza. Penso che Napolitano, se smettesse di fare il tifo solo per una parte, avrebbe il dovere di intervenire.

 Per dire cosa?

Innanzitutto, che bisogna partire dalla riforma del Senato. E che solo in seguito si può preparare una legge elettorale per la Camera. Ma se continua così finirà in un altro modo: l’accordo sulla legge salterà tra pochi mesi, e saremo costretti ad andare a votare con due leggi diverse.

 Il Movimento 5 Stelle preferisce comunque tornare al voto.

È quello che ci chiede la gente, dovunque andiamo. Sono tutti arrabbiati per il terzo governo di fila che non è stato eletto. I partiti lo sanno, e hanno paura. Qualche ex democristiano in aula lo ha anche detto: così ci condanniamo da soli. Ma non li ascoltano. Preferiscono tirare avanti così.

di Luca De Carolis
Il Fatto Quotidiano 09.03.2014

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