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GIOVANI GATTOPARDI

Boschi A dimostrazione di come il potere non sia solo “il più grande afrodisiaco” (parola di Henry Kissinger), ma di come dia pure alla testa, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ci mette meno di quattro minuti per demolire, agli occhi dell’Europa e dei cittadini, un altro pezzo di credibilità del governo Renzi. Quando il M5S le chiede come mai sia stata nominata sottosegretario Maria Teresa Barracciu, fatta ritirare proprio da Renzi dalla corsa per la presidenza della Sardegna perché sotto inchiesta per peculato,lei non spiega.Ma di ce che Barracciu è un’amministratrice esperta, che è stata pure europarlamentare, e che in ogni caso l’esecutivo “non chiede le dimissioni di ministri e parlamentari sulla base di un avviso di garanzia”. Per tutti loro “vale il principio di innocenza” e le loro eventuali dimissioni saranno valutate solo al termine dell’inchiesta penale. Diventainsommachiarocheperl’esecutivopromuovere sottosegretari, ministri e viceministri degli indagati o degli imputati – ce ne sono altri 4 – non è stato uno sbaglio, ma una scelta. Nonostante i tanto pubblicizzati buoni propositi di Renzi (“dobbiamo ridare credibilità alla politica”, “dobbiamo essere degni di onore”) non passa nemmeno tra i sedicenti rottamatoril’ideachechiricoprecarichepubblicheabbiadegli oneri diversi rispetto a quelli dei normali cittadini. E che il principio di non colpevolezza debba sempre valere in tribunale, ma che nelle istituzioni del secondo paese più corrotto d’Europa sia invece necessario ricorrere a criteri di elementare buon senso. Cose del tipo: non fa carriera chi non ha ancora chiarito la propria posizione. Intendiamoci, questo non è grave tanto per gli elettori. Loro, intanto, ai gattopardi e ai bugiardi ci hanno fatto il callo. È pericoloso invece per il Paese. Renzi, nel giorno in cui la Ue retrocede l’Italia tra le nazioni il cui debito rischia di finire fuori controllo, invia un segnale devastante: non siamo cambiati. Anzi siamo peggiorati. E questo per chi vive in Capitali dove ci si dimette per aver pagato in nero la colf, è peggio di un downgrade. Perché nessuno darà maicreditoefiduciaagliimpegnidiungovernoche,a tortooragione,sospettaesserecomesemprepopolato da ladri e da corrotti. Povera Italia. E poveri italiani.

di Peter Gomez
Il Fatto Quotidiano 06.03.2014

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