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L’effetti ipnotico e la critica acritica

renzi-1Qualche giorno fa un mio amico, peraltro molto renziano, definiva “ipnotico” l’effetto che il Renzi medesimo sta esercitando su fette molto diverse di Paese: capataz dell’establishment in trincea, piccoli e medi imprenditori che che sognano la famosa luce in fondo al tunnel, lavoratori di vario tipo preoccupati che semplicemente “o ce la fa lui o nessuno”.

Quanto duri questo effetto ipnotico è previsione impossibile, tuttavia esso ha già raggiunto due risultati mediatici notevoli.

Il primo è lo sdoganamento della balla o, se volete essere meno severi, della rapidissima giravolta: passare indenne dall’#enricostaisereno alla manovra di Palazzo per farlo fuori è cosa che ad altri non sarebbe mai riuscita così scioltamente, per eccesso di svergognamento e pernacchie.

Il secondo è il miracolo in corso di gabellare di Alfano, Lupi e Franceschini come player del nuovo che avanza, del mitico #cambiaverso. Una bella “internazionale democristiana” (copyright Francesca Fornario) per due terzi composta da ex uomini di Berlusconi e per un terzo dal tizio che Renzi definiva, nemmeno troppo tempo fa, il vicedisastro.

Fra l’altro, Franceschini a questo giro si è rivelato un regista occulto di corridoio che D’Alema al confronto sembra un cherubino.

Ora, tutto questo a Renzi è stato fatto passare, appunto.

Ma quello che mi chiedo, adesso, è se la stessa gioiosa indulgenza sia destinata a diventare la prassi nell’approccio alle decisioni del suo governo. Le tanto brandite riforme, ancora assai misteriose nei loro contenuti.

Perché allora sì che ci sarebbe da preoccuparsi: la critica che diventa acritica perché «siamo all’ultima spiaggia» è cosa che una democrazia decente non dovrebbe digerire nemmeno in guerra.

E anche Renzi, che ha studiato Churchill, dovrebbe saperlo.

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