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Chi vuole Renzi e perché

matteo-renzi1Vedremo stasera o domani come andrà a finire questa puntata della sit-com “Palazzo Italia”. Nel frattempo, ecco un piccolo elenco di chi vuole Renzi capo del governo e perché (ma sicuramente ne mancano altri).

L’ex Pd. Cioè tutto il vecchio establishment dem che adesso è minoranza nel partito, ma ancora maggioranza del gruppo parlamentare. La cosiddetta staffetta implica infatti un allungamento della vita della legislatura, mentre se si andasse al voto adesso almeno metà di loro resterebbe fuori. Inoltre i componenti di quest’area peraltro variegata pensano di poter tenere Renzi abbastanza per le palle, proprio perché alle Camere sono in tanti. Infine, in cuor loro, sperano anche che il fiorentino a Palazzo Chigi si sgonfi come un soufflé, visti i problemi giganteschi del paese e le difficoltà che lo stesso Renzi avrà a governare con una maggioranza tutt’altro che compatta. Ulteriore possibile effetto collaterale positivo, qualche poltrona di prestigio da godersi subito (si parla di Cuperlo e/o Epifani ministri, per capirci).

Berlusconi. Molto miracolato dall’incontro al Nazareno e molto felice dalla nuova legge elettorale, adesso non gli sembra vero che con Renzi al governo la legislatura vada oltre l’espiazione dalla sua condanna ai servizi sociali. In altre parole, la prossima campagna elettorale per le politiche potrà farla lui in prima persona. E se la legislatura dura abbastanza, ci può anche stare che sia finita pure l’interdizione dai pubblici uffici. Intanto fa l’opposizione, sparando sull’euro  e sulle tasse, che fa sempre comodo in termini di consenso.

Scelta Civica. O meglio quel che ne resta. Sono sovrarappresentati in Parlamento rispetto al loro attuale consenso nel Paese (pari quasi a zero) quindi fortemente desiderano che la legislatura duri fino al 2018. In compenso sono sottorappresentati in questo esecutivo rispetto alla loro forza parlamentare (per via della scissione con Casini) quindi vogliono più poltrone. Inoltre una cooperazione con Renzi li può portare gradualmente all’integrazione con il nuovo Pd, cosa che garantirebbe loro una più lunga vita politica, visto che Monti come leader è andato.

Casini. È una vita che vuole diventare leader dei ‘moderati’ o almeno stare vicino al posto di guida dei medesimi; il suo sogno di ‘grande centro’ come noto è imploso, sicché adesso ha bisogno di tempo per recuperare, accostandosi ad Alfano e Co. quindi alla futura area del centrodestra.

Mezza Sel. Vale a dire quella che ha perso il congresso: insomma l’ala filorenziana che fa capo a Gennaro Migliore. Questi sono pronti ad andare al governo pure domattina, ecco perché si parla di Boldrini ministro. L’altra mezza Sel (Fratoianni, per gli esperti di entomologia partitica) sta già volando verso la lista Tsipras con l’idea di ricostruire un unico partito di sinistra dopo le europee. Ah, la scissione potrebbe essere rinviata con un periodo di ‘astensione’ verso l’esecutivo: non chiedetemi perché ma è un’ipotesi sul tavolo tra i fu-vendoliani.

I renziani. O meglio i più imprudenti e altolocati tra loro, tipo il ministro Del Rio ma non solo: insomma, quelli che non vedono l’ora di salire di grado (Del Rio medesimo) o semplicemente di entrare nella stanza nei bottoni.

Renzi. Semplicemente per  l’immensa stima e fiducia che egli nutre per Renzi. Quindi è convinto che una volta al governo farà così bene e così in fretta – anche con questo Parlamento – da diventare il Blair italiano.

I cosiddetti poteri forti. Che non sono la Spectre ma semplicemente quei signori (poche dozzine) che in Italia possiedono le maggiori imprese, le maggiori banche, i maggiori media. Sono al terzo innamoramento in due anni, dopo Monti e Letta, e specie dal secondo sono stati molto delusi. Adesso per loro Renzi rappresenta insieme una trincea in termini di establishment-stabilità e una speranza che il nuovo premier faccia almeno in parte le cose che vogliono loro, ben cosmetizzate dal giovanile e dinamico sorriso di Matteo. Non escluso l’ingresso diretto di un loro rappresentante nell’esecutivo (al momento si parla di  Andrea Guerra, il ceo di Luxottica).

Ps Ovvio che con un consenso di Palazzo così allargato, sia arrivato il beneplacito anche del padre di tutti i consensi di Palazzo allargati. Sì, sto parlando del signore al Quirinale.

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