L’Italia era una volta la quinta potenza economica del mondo, alcuni maligni dicevano la sesta ponendo al quinto posto la Gran Bretagna. Tempi lontani. Nel 2014 siamo invitati agli incontri delle maggiori economie del mondo come si inviterebbe il nobile decaduto, il parente povero con i vestiti lisi e l’alito pesante. A Davos, in questi giorni si tiene l’annuale World Economic Forum, tra gli atti del convegno sono citate le prime 10 economie europee per competitività. Nell’ordine: Svizzera, Finlandia, Germania, Svezia, Olanda, Gran Bretagna, Norvegia, Danimarca, Austria e Belgio. L’Italia non è presente, ma questo già lo sospettavate. L’Italia si trova al 49simo posto superata da Stati come le Mauritius, Panama, Malta e il Bahrain. Nel tabellone all’interno del rapporto annuale “The Global Competitiveness Index 2013-2014“, tra le 140 nazioni siamo ancora nella prima colonna, ma verso il fondo. Gli indici misurati sono, tra gli altri, lo sviluppo tecnologico, l’efficienza delle istituzioni, l’istruzione, il mercato del lavoro, l’innovazione, la situazione finanziaria. Stiamo scivolando verso il fondo classifica, come una squadra di calcio blasonata che rischia la serie B con l’indifferenza che le viene dal suo passato. L’Italia deve fare i conti con sé stessa, è uno Stato ormai marginale dal punto di vista economico con una classe politica disinteressata a mettere mano ai problemi strutturali del Paese, ma molto interessata a perpetuare la sua permanenza sulle poltrone. Il mondo va avanti con una velocità impressionante nello sviluppo delle tecnologie e nell’innovazione e i partiti hanno trascorso il 2013 a discutere dell’IMU e della decadenza del noto pregiudicato che sarà posto agli arresti domiciliari o ai servizi sociali con tutto comodo, ad aprile, quasi un anno dopo la sentenza. I partiti si credono l’ombelico del mondo e sono solo delle cavallette che divorano quello che resta del Paese, nel frattempo la nostra decadenza è diventata strutturale, congenita. Il rilancio della nostra economia, affrontare di petto temi concreti, il taglio della burocrazia, lo sviluppo del digitale, l’informatizzazione dello Stato sono temi esoterici, meno importanti di Renzie in bicicletta o di Fassina-chi? E intanto l’Italia cade sempre più in basso come corpo morto cade.
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