MA NON È VERO, ne farà 5 circa. Prima di tutto ha diritto alla liberazione anticipata (art. 54 Ordinamento penitenziario); che vuol dire che, per ogni 6 mesi di galera, gli vengono abbonati 1 mese e 15 giorni (finora; adesso Cancellieri ha stabilito che gli sia regalato un altro mese). Sicché 6 mesi sono in realtà 3 mesi e 15 giorni; un anno di prigione sono in realtà 7 mesi. Calcolati sui 14 anni che dovrebbe fare, si arriva a 8 anni effettivi. Ma non è tutto qui. C’è l’art. 30 ter che prevede la concessione di permessi-premio (quelli di cui ha usufruito Gagliano, il serial killer evaso). Possono essere concessi (1 mese e mezzo all’anno) dopo aver scontato un quarto di pena. Teoricamente il nostro assassino (condannato a 14 anni) dovrebbe stare almeno 3 anni e mezzo in galera senza permessi. Ma un anno di prigione equivale a 7 mesi; quindi i 3 anni e mezzo si riducono a 2 anni; dopodiché ai 5 mesi previsti dall’art. 54 si aggiungerà il mese e mezzo di permessi premio. A questo punto un anno di prigione varrà 5 mesi e mezzo effettivi. L’assassino dovrebbe scontare ancora 10 anni e mezzo che, a questo punto, sono – in concreto – 4 anni e 8 mesi. E non è ancora tutto qui perché, agli effetti del computo della pena, ogni 5 mesi e mezzo è come se fosse passato un anno. E siccome gli ultimi 4 anni di pena sono trasformati in affidamento in prova al servizio sociale (erano 3, ma ci ha pensato Cancellieri), dopo 6 anni e mezzo finti (10 e mezzo che dovrebbe fare meno 4 di servizi sociali) che sono però 3 anni e veri, l’assassino è “affidato”. In totale ha passato in carcere circa 5 anni. Rifatevi questi calcoli per ogni delinquente condannato e vedrete che di galera vera anche i peggiori ne fanno un terzo di quello che i giudici gli ficcano al processo. Ma, dice Cancellieri, non c’è nulla di automatico, i giudici valuteranno se concedere permessi premio e semi libertà. E se sbagliano, come è successo – secondo lei – per Gagliano, Dio li protegga. Presa per i fondelli, pura e semplice. La liberazione anticipata si “deve” concedere quando “il detenuto partecipa all’opera di rieducazione”. Che, in concreto, significa che basta che non faccia casino. Niente atti di generosità, lavoro, studio, pentimenti operosi: rispetti gli orari, non picchi nessuno e non dia fastidio. Ma c’è di più: la valutazione sulla “partecipazione all’opera di rieducazione” deve essere effettuata ogni 6 mesi e solo sul periodo di 6 mesi appena trascorso; quello che è successo nei periodi precedenti non può essere valutato. Sicché può capitare che il nostro detenuto abbia partecipato a una rivolta carceraria, incendiato i materassi e picchiato le guardie: bene, per quel periodo niente liberazione anticipata. Solo che, per via delle botte che anche lui avrà ricevuto, nei 6 mesi successivi se ne sta ricoverato in infermeria e, anche volendo, di casino non ne può fare: allora la liberazione anticipata – per questi 6 mesi di ospedale – gli spetta, 45 giorni di abbuono non glieli leva nessuno. Quanto ai permessi, i criteri di valutazione sono gli stessi: non faccia casino e non disturbi. Ma l’anno scorso… Fa niente, adesso sono 6 mesi che sta buono e partecipa all’opera di rieducazione. Fino a qui si tratta di pura e semplice irragionevolezza. Ma ci si deve aggiungere incompetenza giuridica e mala fede. L’aumento di 2 mesi annui per liberazione anticipata non si applicherà più dal 31/12/2015. Perché? I detenuti successivi sono più cattivi, immeritevoli, cosa? E poi: un detenuto modello si merita la liberazione anticipata di 5 mesi fino al 2015; poi, lui resta ancora più modello di prima ma gliela riduciamo a 3? Ma questi l’art. 3 della Costituzione l’hanno mai letto? Infine: Cancellieri lo sa benissimo (di sicuro glielo hanno detto appena arrivata) che la metà abbondante dei detenuti è costituita da immigrati clandestini e piccoli spacciatori. Sono circa 30.000. che non usciranno per via del mirabolante decreto svuota carceri: escono già quasi subito con scarcerazione decisa dal giudice.
PER QUESTA gente il carcere è come un fast food: dentro una settimana e poi fuori. Nel frattempo però altri entrano al posto loro. La popolazione complessiva resta la stessa, i posti occupati pure. Cambiano solo i detenuti ma questo, ai fini del sovraffollamento carcerario, è irrilevante. Ciò che si doveva fare era una depenalizzazione concreta almeno per questi 2 reati; così sì che si recuperavano posti in carcere. Altro che riduzioni di pena generalizzate per ogni tipo di delinquenti, anche per quelli pericolosissimi. Ma qui interviene l’ultima presa per i fondelli: se succede qualcosa, la colpa è del giudice.
di Bruno Tinti
Il Fatto Quotidiano 29.12.2013