Gentile direttore,
le scrivo per rilanciare un dibattito – mi auguro il più ampio e partecipato possibile – sull’azzardo. Questo fenomeno è diventato una vera e propria emergenza nazionale, tale da cambiare l’aspetto delle nostre città e periferie, spesso trasformate in luccicanti e desolate “Las Vegas” dove centinaia di cittadini sperperano stipendio e risparmi. Non userò mai la parola “gioco” perché nell’azzardopatia non c’è nulla di divertente: è una tassa sulla povertà.
Noi amministratori vediamo da vicino gli effetti di questa “miseria umana”: l’azzardo rende poveri non solo economicamente ma priva l’uomo della propria dignità. Negli anni scorsi si sono moltiplicati centri scommesse e sale slot machine. Per questo con Assemblea Capitolina e Giunta abbiamo avviato un iter per limitarne l’attività: una delibera che pone limiti a nuove aperture e regola drasticamente le sale esistenti. Questo lavoro rischia di essere vanificato.
Ogni romano brucia in media all’anno oltre 1.000 euro in azzardo. Le famiglie spendono per slot, “gratta e vinci” e scommesse tanto quanto impegnano per la spesa alimentare. Spesso sono più i soldi sperperati che quelli destinati alle cure mediche. Nella Capitale ci sono centinaia di sale e decine di migliaia di slot machine. In tutta Italia proliferano i luoghi dell’azzardo. Numeri impressionanti.
Il governo punta ad avocare a sé la materia con il rischio di rendere nullo il lavoro delle amministrazioni locali. Il 3 maggio ci sarà un tavolo tecnico tra Mef, Anci e Regioni, in vista della Conferenza unificata del 4 maggio. Da sindaco di Roma lancio un appello all’Anci richiamando l’associazione alla responsabilità: faccia sentire la propria voce nel modo più chiaro e forte possibile. La dignità delle persone non è in vendita.
In questi anni il governo ha agito centralizzando le decisioni politiche a scapito delle amministrazioni locali, che sono più a contatto con le esigenze dei cittadini. La direzione in cui vanno gli ultimi governi nazionali è palese: le trivellazioni in mare, il nuovo gasdotto in Salento o l’intervento sull’area archeologica di Roma. “Politiche d’importanza strategica per l’interesse del Paese”, si legge nei dispositivi ma non c’è alcun coinvolgimento locale. E’ fortissimo il timore che questo centralismo non tenga nel giusto conto le richieste che partono dal basso. Non vorremmo che, in questo caso, ad avvantaggiarsene fossero le lobby dell’azzardo. Siamo di fronte ad una politica di governo silente che non ascolta e manovra.
Sull’azzardo è il momento di far sentire la voce nostra e quella dei più deboli.
Roma non starà a guardare.
La lettera di Virginia Raggi al Corriere della Sera