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Manovra, asili e Sanità: in arrivo la batosta di Renzi

Renzi-PadoanGli enti locali aggireranno lo stop all’aumento dei tributi: su ticket, mense, rifiuti, ecc.

Il regalo ai proprietari di case di lusso – che Matteo Renzi ha negato martedì – esce dalla porta, ma rientra dalla finestra. Il divieto a Comuni e Regioni di alzare i tributi e le addizionali locali – pure questo annunciato dal premier – si tradurrà in un salasso, come è già successo in passato. Poi c’è la solita mazzata sul pubblico impiego, sulla Sanità e sulle Regioni. C’è la forma: la legge di stabilità approvata il 15 ottobre. E c’è la sostanza: il testo è poi cambiato. Una “limatura” – in deroga alla legge – durata 8 giorni, fino a ieri sera, quando le tabelle sono state inviate al Quirinale. La manovra arriva oggi in Senato. Le ultime differenze tra forma e sostanza le riassumiamo qui.

Via l’Imu, ma per le ville regalo fino a 1.900 euro

Martedì Renzi ha spiegato che l’abolizione dell’Imu prima casa è la stessa fatta da Berlusconi, “anche sulla questione di ville e castelli, che pagheranno”. Un dietrofront, visto che le prime bozze dicevano il contrario. Quindi le 74.430 tra abitazioni signorili (categoria catastale A/1), ville (A/8) e castelli e palazzi storici (A/9) – 91 milioni di gettito – verseranno l’Imu? Solo in parte. Si applicherà infatti l’aliquota base del 4 per mille, che i Comuni non potranno più alzare al 6 per mille, come hanno fatto tutti in passato. Un regalo per i fortunati possessori. Stando ai calcoli della Uil, lo sconto varrà in media mille euro: 972 per le case signorili, 1.003 per le ville, 2.261 per i castelli. Questa è la media, ma nelle grandi città il regalo sale: per una casa signorile a Milano è 1.925 euro; a Venezia 1.915; a Roma 1.812. Per le ville si arriva a 2.837 euro nel capoluogo Lombardo e 4.108 nella Capitale. Per un castello o palazzo storico lo sconto potrebbe valere fino a 32 mila euro a Napoli; 21 mila a Venezia; 13 mila a Bari.

Il blocco dei tributi locali? Salasso alla Berlusconi

Tolta l’Imu sulla prima casa, ai Comuni resta la possibilità di applicare l’aliquota addizionale della Tasi (0,8 per mille) sulle seconde. Se tutti lo facessero, dai 360 milioni del vecchio gettito si passerebbe a 1,3 miliardi. Da qui l’idea geniale del governo, annunciata da Renzi mercoledì: Comuni e Regioni non potranno alzare tributi e addizionali. Tutto bene? No, per due motivi. Il primo è che la norma non varrà per la tassa sui rifiuti, e nemmeno per le 8 Regioni che hanno piani di rientro del deficit sanitario (Lazio, Abruzzo, Campania, Molise, Sicilia, Calabria, Piemonte, Puglia): potranno aumentare i ticket, oltre alle contrattoaddizionali Irpef e Irap, che salgono in automatico per legge nei casi di disavanzo sanitario.
Il secondo è più subdolo. Il blocco dei tributi locali è anch’esso copiato da Berlusconi, che lo applicò nel 2002 e poi di nuovo nel 2008, per poi toglierlo in parte nel 2011. Per compensarlo gli Enti locali fecero schizzare all’insù tutti gli extra-tributi (che aggirano il blocco), come le rette per le mense scolastiche e gli asili nido. Nel 2010-2012 le prime aumentarono in media del 7,4%: 50 euro l’anno, stesso importo per gli asili nido (+2,2%). L’imposta sui rifiuti è salita di 27 euro (+48%). Stessa storia con la Tosap, l’imposta sull’occupazione di suolo pubblico: sfruttando una legge del ’99, molti Comuni la sostituirono con la Cosap, stessa tassa, ma in forma di “canone”. Il gettito passò dai 339 milioni del 2010 ai 417 del 2012.

Regioni, 14 miliardi di tagli arriva il “Salva Piemonte”

Come nel 2015, la Sanità perde come “mancato aumento” – altri 2,3 miliardi. Rispetto allo scorso anno, c’è un solo miliardo in più, “ma non è chiaro se dentro ci sono gli 800 milioni dei nuovi Lea, i 400 dei contratti dei medici, e i 300 del Piano nazionale vaccini”, ha ammesso il governatore del Piemonte Sergio Chiamparino. Per il 2016, il taglio da 2,2 miliardi alle Regioni previsto dalle vecchie manovre si riduce a 900 milioni, 750 dei quali per coprire gli 80 euro. I tagli tornano dall’anno successivo: 4 miliardi nel 2017, 5,5 nel 2018 e nel 2019. Totale: 14 miliardi in tre anni. Per salvare il Piemonte – dove il “rosso” è arrivato a 5,8 miliardi contabilizzando gli anticipi per i fornitori – arriverà un decreto ad hoc, dove finirà anche il piano per la Terra dei fuochi.

Briciole agli statali e stangata sul turnover

Ci sono 300 milioni per il rinnovo del contratto degli statali (fermo da 6 anni): in media 8 euro lordi al mese ciascuno. Dal 2016 e fino al 2018, invece, il turnover nella P.A. – che dal 2011 ha perso 300 mila unità – scenderà al 25% per tre anni (prima era al 60, 80 e 100%). Restano frattaglie curiose: l’extragettito garantito dal pagamento del canone Rai in bolletta (500 milioni) finisce nel Fondo taglia-tasse.

Carlo Di Foggia
Il Fatto Quotidiano 23.10.2015

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