A GIUGLIANO IN FIAMME IL CIRCOLO DEL MOVIMENTO. INTANTO IL FONDATORE ANNUNCIA PROCESSI ALLA CASTA SUL WEB.
Lo schema è il solito, già visto e letto in centinaia di occasioni. Un atto di violenza politica o di violenza contro la politica e l’avversario, meglio il nemico, che manifesta una solidarietà finta, pelosa. Argomento scivolosissimo nei lustri della Seconda Repubblica. Accade dunque che a Giugliano, nel Napoletano, terra di camorra, venga incendiata una sede del Movimento 5 Stelle, ad appena cinque giorni dal voto per le Europee. L’annuncio direttamente da Beppe Grillo via Twitter: “Bruciata la sede del M5S a Giugliano”. SUL SUO BLOG Grillo riporta poi un post di Salvatore Micillo, del M5S di Giugliano: “Mi hanno appena telefonato, hanno incendiato il luogo dove spesso ci ritroviamo per fare le riunioni con il Movimento 5 Stelle Giugliano in Campania”. Segue la descrizione della notizia: “Gli uffici dove gli attivisti locali si riuniscono per assemblee e incontri sono stati dati alle fiamme questa notte. La stanza è stata completamente distrutta dalle fiamme. A darne notizia, Ilaria Ascione, attivista locale che ha postato la foto della sede distrutta dall’incendio”. A questo punto è arrivato il primo attacco , nemmeno mascherato da finta solidarietà. La firma è quella di Stefania Prestigiacomo, berlusconiana ritrovata: “Non mi stupirei se l’incendio della sede del M5S a Giugliano fosse proprio figlio del clima di odio, panico e intolleranza che Grillo sta infondendo nelle vene dei cittadini”. Ora, lasciamo perdere che secondo il senatore grillino Giarrusso potrebbe essere stata la camorra, che con il clima d’odio politico non c’entra nulla, e proseguiamo. Ecco Elisa Simoni del Pd, che è anche cugina del premier Matteo Renzi. La Simoni si butta sullo schema classica della solidarietà con “ma”: “L’incendio va condannata nel modo più assoluto ma Grillo e il M5S si mettano una mano sulla coscienza e si domandino se, con i loro insulti, le loro visioni apocalittiche e il loro far di tutta l’erba un fascio, non contribuiscano giorno dopo giorno ad alimentare quel clima di intolleranza che è madre della violenza”. La terza parte del copione è scontata. Di fronte alle polemiche, c’è chi tenta di metterci una pezza. In questo caso il Pd, che sull’account Twitter dei deputati comunica la propria solidarietà specificando che “nulla può giustificare quanto avvenuto”.IL CLIMA ormai è quello che è. Grillo parla di processi popolari per la Casta sul suo blog e scrive così: “Le categorie dei distruttori sono tre, i giornalisti grazie ai quali siamo 68esimi nella libertà di informazione nel mondo e che per ragioni di protezione di casta (e di pagnotta) si coprono a vicenda, gli industriali di regime sempre pronti a pagare mazzette per accedere ai bandi di gara pubblici o alle concessioni di Stato e i politici, che vengono un gradino più in basso delle meretrici. Questo orrendo trio va giudicato attraverso un processo popolare, mediatico che inizierà dopo le elezioni europee”. Berlusconi lo chiama “assassino” ma non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Andando a ritroso peschiamo un esempio per ributtare nel campo della Prestigiacomo gli attacchi forzisti. A Milano, il 13 dicembre 2009, Silvio Berlusconi viene colpito al volto in piazza Duomo. Lo schema della solidarietà pelosa stavolta è applicato da Antonio Di Pietro, all’epoca leader di un’Italia dei valori ancora consistente elettoralmente: “Io non voglio che ci sia mai violenza, ma Berlusconi con i suoi comportamenti e il suo menefreghismo istiga alla violenza”. La replica è di Bondi: “Di Pietro dice cose infami”. Così come ieri la Prestigiacomo è stata accusata di aver detto cose “gravissime”. Nel nostro Paese non c’è mai un sentimento comune che vada oltre gli steccati, nemmeno di fronte alla violenza. L’incendio di una sede politica è un atto grave ma c’è sempre qualcuno che in queste occasioni ricaccia fuori il fatidico clima d’odio. Fino a qualche mese fa, il principale propalatore di odio era proprio il Condannato, che tantissime volte ha accostato i magistrati ai terroristi. Adesso tocca a Grillo e ai grillini, che certo non si sottraggono allo scorrimento di sangue in questa campagna elettorale. La violenza verbale è stata una caratteristica di tutta la Seconda Repubblica e la Terza sembra adeguarsi. Ma un incendio è un incendio e dovrebbe far paura a tutti, senza distinguo. fd’e