40 GIORNI DI PROTESTE CONTRO IL GOVERNO IERI 20 FERITI E LE CRITICHE DELLA UE.
I manganelli degli agenti in assetto antisommossa, i sassi lanciati dai manifestanti e le barricate erette con le piastre dei marciapiedi e cassettoni intorno al palazzo del Parlamento hanno segnato una svolta nella vita politica e sociale della Bulgaria, Paese più povero dell’Unione europea. Decine di migliaia di bulgari scendono ogni sera in piazza per chiedere le dimissioni del governo dell’economista indipendente Plamen Oresharski, uscito dalle elezioni anticipate del 12 maggio e che è appoggiato da socialisti, partito della minoranza turca Dps e dagli ultranazionalisti di Ataka. I dimostranti sostengono che l’esecutivo è corrotto, che fa il gioco delle diverse oligarchie nazionali e non, e che deve per questo dimettersi. La folla ha mostrato i denti, mentre i governanti non possono più fare finta che non stia succedendo niente nel Paese. “Ormai si sono innervositi sia i poliziotti sia i manifestanti”, ha dichiarato il leader del partito conservatore Gerb, Boyko Borissov, che ha vinto le elezioni senza però ottenere una maggioranza sufficiente per governare. Il premier Oresharski non si scompone: “Prima o poi i dimostranti si stancheranno di scendere in piazza ed io non ho nessuna intenzione di dimettermi”, ha detto. La ‘miccia’ per l’assalto di eri era stata accesa due giorni fa dal vicepresidente Ue e commissario alla Giustizia e ai Diritti fondamentali, Viviane Reding che, in visita a Sofia, aveva detto: “La corruzione erode la democrazia, mentre l’oligarchia e la democrazia sono dei nemici mortali”.
Il Fatto Quotidiano 25,07.2013