Adesso sappiamo quanto costa la cattiva politica: almeno 11 miliardi di euro. Se entro 90 giorni l’Italia non presenterà progetti validi per ottenere i fondi europei per la programmazione 2007-2013 perderà una montagna di soldi, pari a una Finanziaria lacrime e sangue. Al 31 maggio 2015 l’Italia ha speso 34,3 miliardi di euro sui 46 che le spettavano, il che significa che da giugno a dicembre 2015 andrebbero spesi circa 11 miliardi.
La spesa certificata all’UE corrisponde alle richieste di rimborso delle spese sostenute che vengono presentate alla Commissione europea dagli enti locali titolari dei programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali. Ogni progetto ha una scadenza temporale. Le risorse che non risultano certificate alla Commissione entro i termini prestabiliti, sono soggette a disimpegno automatico, cioè alla riduzione del finanziamento comunitario e del corrispondente cofinanziamento nazionale del Programma. In altre parole ADDIO A 11 MILIARDI.
IL PIANO B, OVVERO COME GETTARE I SOLDI
In queste ultime settimane, per evitare di perdere tutti questi soldi una buona parte delle amministrazioni pubbliche sta ricorrendo al piano B che porta il nome di progetti sponda. In pratica, si sostituiscono i progetti decaduti o comunque non realizzati con i cosiddetti “progetti coerenti” (noti anche come “progetti sponda“).
Si tratta dunque, di fatto, dello spostamento all’interno del POR di alcuni progetti già avviati dalla Regione con altre risorse, che possono andare a integrare o sostituire le misure o i progetti che presentano difficoltà operative o sono irregolari. Il meccanismo è ormai più o meno accettato dalla Commissione europea, a patto che le risorse liberate siano destinate a investimenti equivalenti con finalità analoghe.
Questo trucchetto però presenta due anomalie:
1) nell’entità delle somme stanziate, poiché molto spesso i progetti sponda servono a colmare vuoti di diverse centinaia di milioni di euro.
2) nell’efficacia dei fondi stessi. I progetti sponda, infatti, costituiscono un meccanismo di aggiustamento che diventa quasi patologico se applicato in maniera massiccia. E’ di fatto un utilizzo improprio di fondi pubblici.
QUALCHE STORIA DI CUI VERGOGNARSI
Questa incapacità´di programmare porta con se numerosi sprechi. Qualche esempio di questi scandali?
- il tentato finanziamento di eventi come il concerto di Elton John a Napoli o i fondi destinati ai disoccupati siciliani e che sarebbero finiti in viaggi, cene eleganti e serate con escort, per politici e faccendieri (la magistratura ha aperto un’inchiesta).
- la Commissione europea ha erogato 1.6 miliardi di euro per finanziare 94 depuratori in Sicilia da quasi 3 anni. Oggi, soltanto in 14 casi quei progetti sono partiti. Il 60% dei Comuni siciliani è sprovvisto di sistemi di depurazione a norma.
- la relazione della Corte dei Conti europea del 2014 analizza il modo in cui diversi Stati membri hanno usato i fondi strutturali per lo sviluppo di aeroporti in larga parte sottoutilizzati o finanziariamente non sostenibili. Tra i peggiori casi evidenziati dalla Corte c’è l’aeroporto di Crotone, considerato “non sostenibile” e dove, nonostante l’uso dei fondi, paradossalmente i passeggeri sono addirittura diminuiti invece che aumentare.
- tra le criticità strutturali italiane ci sono anche le rotazioni, spesso schizofreniche, non solo dei diversi assessori (quasi 40 solo in Sicilia durante la presidenza Crocetta) ma anche dei dirigenti regionali, che hanno determinato una vera e propria diaspora dei responsabili unici del procedimento, che si sommano alla oggettiva carenza di personale tecnico in grado di sviluppare progetti esecutivi.
LE PROPOSTE DEL M5S EUROPA
L’assenza di una programmazione ad ampio respiro e la distribuzione “a pioggia” di buona parte delle risorse limitano fortemente il potenziale innovativo dei programmi e la loro capacità di produrre effetti “strutturali” sul tessuto socioeconomico.
Il Movimento 5 Stelle Europa propone cinque punti per un migliore uso dei fondi
– programmazione basata sui veri bisogni del territorio.
– maggiore trasparenza nei bandi.
– presenza di un Ministero dedicato alla coesione territoriale (e non delegato alla Presidenza del Consiglio).
– ripartizione dei target di spesa in maniera più omogenea durante la fase di programmazione per evitare ‘corsa alla spesa’ e progetti fantoccio.
– maggiore attenzione alla scelta dei dirigenti e delle rispettive competenze. Un uomo nel posto sbagliato combina solo danni.
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