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QUI ATENE

dibagreciaQuello che mi ha davvero sconvolto è stato constatare la differenza totale tra la città che ho trovato e quella che hanno descritto la maggior parte dei mezzi di informazione dopo l’annuncio del referendum.

Se avessi dovuto dare retta a certi articoli o a certi servizi passati in TV mi sarei dovuto portare olio, pasta e parmigiano.

Hanno descritto Atene come una città sull’orlo dell’apocalisse. Intendiamoci, la situazione è drammatica, ma come lo è in Italia. Disoccupazione alle stelle, pensionati che campano con nulla, giovani che fuggono. Come in Italia. Allo stesso tempo non ci sono assalti ai supermercati e seppur in molti bancomat c’è coda (10 persone al massimo) in molti non vi è nessuno. Ho visto troupe televisive in centro città (erano straniere) alla ricerca proprio del bancomat con la fila!

Peccato che nessuna di queste troupe si sia fatta un giro nelle periferie, tra i resti desolanti del capitalismo greco intorno al Pireo, dove un tempo Temistocle salvava gli ateniesi dai persiani e oggi qualcuno ammassa dei vestiti per la povera gente.

L’orrore non si dovrebbe provare di fronte agli andamenti delle borse ma di fronte alla mortalità infantile aumentata in Grecia del 43% grazie all’austerità degli ultimi anni. E più che l’esito di un referendum che chiede finalmente ai cittadini di scegliere si dovrebbe temere una democrazia, quella rappresentativa, dove il cittadino non conta nulla. Non elegge il governo europeo, non elegge il governo italiano, nemmeno elegge dei parlamentari visto che le liste sono bloccate. Non ha voce in capitolo sulle leggi, sul rispetto dei programmi elettorali, sulle scelte economiche degli stati, quelle scelte prese sempre nell’interesse delle banche e non delle popolazioni.

Questo è un mio pensiero da Atene. A riveder le stelle!

Alessandro Di Battista

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