Non bastava la pessima riforma della scuola, che già da sola produrrà disuguaglianze e discriminazioni. Ora a mettere definitivamente a tappeto il nostro sistema d’istruzione ci pensa la nuova norma sui concorsi pubblici,introdotta con un emendamento del PD alla Legge Delega sulla Pubblica Amministrazione, in esame in Commissione Affari costituzionali alla Camera.
La norma in sostanza dice che da oggi in poi per i concorsi pubblici avrà un peso, insomma farà punteggio, non soltanto il voto di laurea ma anche l’Ateneo di provenienza.
Archiviato ogni principio di meritocrazia, si sancisce definitivamente la nuova regola dell’aristocrazia renziana: arriva primo chi ha i soldi per poter accedere all’Università migliore (ma poi chi decide qual è la migliore?). Pazienza se per entrarvi serviranno tanti soldi, come quelli che si sborsano per le rette degli Atenei privati!
Già con la riforma della scuola – vedi chiamata diretta dei presidi, ingresso dei finanziatori privati, fondi alle scuole private paritarie – il governo ha spazzato via i principi di uguaglianza e di inclusione su cui si basava la scuola pubblica italiana; ora con questa nuova porcata si compie un disegno pericolosissimo destinato a creare disuguaglianza, che discrimina e spacca il Paese in due tra cittadini di serie A e cittadini di serie B, tra chi ha i mezzi per potersi permettere il meglio, o presunto tale, e chi questi mezzi non li ha e per questo sarà lasciato per sempre ai margini, all’ultimo posto.
Siamo lontani anni luce da ciò che il M5S porta avanti da sempre: alla Camera abbiamo già da tempo depositato una proposta di legge a prima firma Carlo Sibilia che prevede libertà di accesso al concorso pubblico senza discriminante sul voto di laurea nè tantomeno sull’Ateneo di provenienza.
Ora la delega sulla PA dovrà andare in Aula e poi tornare al Senato, e noi daremo battaglia: la norma sui concorsi pubblici dovrà sparire.