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“Bonus Renzi”, propaganda di Stato

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Che Matteo Renzi sia un gran venditore di se stesso, del genere 2.0,  si sapeva già. Che il premier facesse propaganda politica facendosi pubblicità dentro il sito online che gestisce le buste paga dei dipendenti pubblici, però, sembra davvero troppo anche per uno sgamato come lui. Invece non si sa come e non si sa chi (i principali indiziati sono l’economista di via XX Settembre Pier Carlo Padoan e il ministro della Pubblica Amministrazione, la botticelliana Marianna Madia), fatto sta che il Bonus Irpef da 80 euro al mese è stato “tradotto” dal dipartimento dell’Amministrazione generale, del personale e dei servizi del ministero dell’Economia – quello che gestisce il sito Noi-Pa a cui accedono milioni di persone per scaricare i loro cedolini – con la dicitura “Bonus Renzi”.

Per il Pd i famosi 80 euro sono come il maiale: non si butta via niente. Così, dopo averli usati nel 2014 come spot per vincere le elezioni europee, oggi sembrano essere assai utili per mantenere il consenso nel bacino elettorale di riferimento del partito, quello dei dipendenti pubblici e della scuola. Sarà solo un malinteso fatto in buona fede, spiegherà il Mef, ma il messaggio subliminare resta indiscutibile: cari cittadini, per i dindi in più ringraziate Matteo. E, possibilmente, ricordatevene quando siete in cabina elettorale.

Ammettiamolo: se Berlusconi avesse fatto lo stesso si griderebbe allo scandalo, al regime, al governo Bananas. Finora nessuno pare essersene accorto. È vero, un anno fa uno zelante funzionario del comune di Prato aveva scritto “Bonus Renzi” nei cedolini destinati ai 700 dipendenti della città, e fu subito polemica. Ma stavolta “l’Espresso” ha scoperto che a Roma qualcuno ci ha riprovato, organizzando stavolta le cose in grande: il portale Noi-Pa non solo è gestito dal ministero dell’Economia guidato da Padoan, ma conta quasi 2,1 milioni di utenti, oltre il 70 per cento dell’intero parco dei dipendenti pubblici.

Controllare per credere: il professore, il ragioniere e il ministeriale, entrando nella propria pagina personale (dove si può scaricare elettronicamente il cedolino, controllare il 730 o il Cud), dopo aver cliccato sul servizio “Bonus Irpef” accede direttamente a una finestra. Dove il credito da 80 euro deciso con il decreto legge 66/2014 è chiamato “bonus Renzi”. Scritto in neretto, se per caso a qualche dipendente sfuggisse il nome del benefattore.

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Non è un errore casuale: il 13 gennaio 2015 i dipendenti pubblici hanno ricevuto una mail dal portale del ministero dell’Economia, dove venivano date informazioni sul «nuovo cedolino Noi-Pa». Anche qui il credito fiscale da 80 euro viene chiamato «Bonus Renzi».

Chissà se Matteo, in versione Caro Leader, sarà davvero contento della marchetta: la propaganda è assicurata, ma gli improperi dei professori che ho contattato non si contano.

Emiliano Fittipaldi
fittipaldi.blogautore.espresso.repubblica.it/

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