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I fallimenti europei di Renzi dalla A alla Z #Renziprofondorosso

renziprofondorossoDopo il curatore fallimentare Monti e Letta “staisereno”, Renzie rappresenta il fallimento europeo più eclatante. La sua azione alla presidenza della UE è stata nel migliore dei casi inutile e fanfaronesca, nel peggiore un disastro. Di seguito tutte le corbellerie del bischero di Rignano.

Dalla A alla Z, tutti i fallimenti del semestre di Presidenza europea di Renzi e le proposte del M5S

A. come Austerity. Prendendo le redini dell’Europa per sei mesi l’Italia poteva essere il croupier che distribuiva carte nuove. E invece nulla è cambiato. È sempre la Germania a imporre rigore e disciplina. Renzi si è accontentato delle briciole: una proroga di ulteriori tre mesi per fare riforme draconiane e adeguare il bilancio italiano ai diktat della Commissione europea. Forse i falchi del rigore concederanno uno sconto di qualche decimale di virgola sul calcolo dell’”output gap” con il quale si definisce la quota di rientro del debito, ma l’austerity è ancora il mantra indiscusso di questa Europa. Il Movimento 5 Stelle ha proposto un piano pluriennale d’investimento pubblico mirato, abolendo di fatto i vincoli di bilancio che stanno uccidendo l’Italia di tasse e tagli.
B. come Bilancio UE. Tra i “grandi successi” della Presidenza Italiana c’è sicuramente quello sull’accordo sul Bilancio dell’UE. Per il 2015 verrà ampliata la forbice tra impegni e pagamenti fino a oltre quattro miliardi di euro (145 miliardi in impegni e 141 in pagamenti). Il Ministro Padoan – che ha condotto i negoziati in qualità di Ministro della Presidenza di turno dell’Unione – ha nascosto la realtà di questi dati perché, così facendo, non si farà altro che aumentare il numero delle fatture non pagate, che già adesso ammontano a 25 miliardi di euro. Renzi è riuscito a esportare tutti i difetti tipicamente italiani in Europa, dove non esiste un piano concreto di rientro dai debiti. I portavoce del Movimento 5 Stelle avevano proposto nelle Commissioni competenti del Parlamento europeo degli emendamenti per ridurre gli euro-sprechi: taglio degli stipendi e delle indennità dei burocrati e meno fondi ad Agenzie e programmi di dubbia utilità. I partiti delle larghe intese PPE e S&D li hanno bocciati tutti.
C. come Cambiamenti climatici. Nel 2015 a Parigi ci saranno i negoziati sul futuro accordo internazionale per il dopo 2020, con l’adozione degli orientamenti per prevenire gli effetti disastrosi dei cambiamenti climatici. Per il Movimento 5 Stelle si deve puntare sul risparmio energetico e sulla sostenibilità ambientale. No al rilascio di nuove concessioni petrolifere, vero Renzi?
E. come Energia. L’accordo sul pacchetto Energia e clima raggiunto dai 28 Paesi dell’UE è deludente. L’Italia ha svolto un mero ruolo notarile fra le parti: manca un significativo impegno sulla efficenza energetica ed espone l’Europa ai ricatti delle aziende e degli Stati che fanno affari con il petrolio. Non convince anche la strategia dell’Ue per la sicurezza degli approvvigionamenti. Si investe solo in costruzioni di grandi infrastrutture per l’importazione. Complessivamente, però, questi gasdotti – fra cui il TAP, che dovrebbe trasportare ogni anno 10 miliardi di metri cubi di gas in Puglia – hanno una capacità in eccesso pari al 70% circa. La strada da percorrere, secondo il Movimento 5 stelle, è invece quella dell’autosufficienza energetica, cioè energie rinnovabili ed efficienza energetica ottenuta attraverso una miriade di piccole opere sul territorio, come l’installazione di pannelli fotovoltaici su tutti i tetti delle case.
F. come Federica Mogherini. La nomina dell’ex ministro degli Esteri a capo della diplomazia europea altro non è che l’emblema della politica renziana. Tutta apparenza, zero sostanza. La Mogherini è infatti un Commissario senza portafoglio. Con la Russia i rapporti restano pessimi ed è ancora non pervenuta sul caso dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il nuovo no al rimpatrio giunto da Nuova Delhi pochi giorni fa testimonia il flop del suo operato.
I. come Immigrazione. Renzi ha fatto il maquillage. Grazie al suo portabandiera Alfano ha sostituito ‘Mare nostrum‘ con ‘Triton‘, cambiando nome ma non la sostanza alle fallimentari politiche europee su questo tema. Questa Europa non vuole gestire in comune i problemi legati all’immigrazione, scaricando l’emergenza sugli Stati frontalieri che poi – come ricorda il caso di Mafia Capitale – usano i fondi messi a disposizione per ingrassare le lobby amiche. Bisognerebbe intervenire alla radice, nei Paesi di origine o di transito, al fine di evitare che i migranti rischino la propria vita pur di fuggire da conflitti interni o da persecuzioni. Papa Francesco, durante la sua visita a Strasburgo, ha affermato che non si può tollerare che il mar Mediterraneo diventi un grande cimitero. Dov’era Renzi?
L. come LuxLeaks. Altro che Cayman o Isole Vergini, i paradisi fiscali si trovano nel cuore dell’Europa e i loro inventori ne hanno le chiavi. Renzi ha sostenuto come presidente della Commissione Europea Jean Claude Juncker, votato poi al Parlamento europeo da PD, FI e NCD. Grazie a lui e al suo (complice?) silenzio decine di miliardi di euro son stati elusi dalle multinazionali a vantaggio del Gran Ducato di Lussemburgo e a danno di tutti i contribuenti europei. L’Europa di Juncker ha credibilità pari a zero.
M. come “Made In”. Sì, perché l’Europa non avrà l’etichetta con l’indicazione di origine degli ingredienti, un requisito fondamentale per tutelare le aziende italiane di qualità dalla concorrenza estera e per ridurre il rischio di frodi e infiltrazioni delle ecomafie. La presidenza italiana è riuscita a fallire su un dossier talmente vitale per la nostra economia che anche un quotidiano non certo “sovversivo” come il Sole24Ore non ha lesinato critiche al Governo.
O. come OGM. Sotto la presidenza italiana si è chiuso l’accordo sulla controversa direttiva OGM. Ci sono molte ombre e pochissime luci. Sebbene, infatti, siano indicate le procedure per vietare la coltivazione degli OGM sui territori degli Stati membri, si lascia ampio spazio alle multinazionali nella fase di autorizzazione. E’ chiaro, dunque, il ruolo centrale attribuito alle aziende biotech che potranno quindi stilare la lista dei paesi “buoni” e di quelli “cattivi” ed avviare dei ricorsi contro quei Paesi che imporranno il divieto di coltivazione, appellandosi alle deboli motivazioni dal punto di vista giuridico con le quali gli Stati possono vietare la coltivazione di OGM. La sovranità non può essere messa in discussione e per questo motivo il M5S Europa voterà contro questo accordo, quando a gennaio verrà presentato in plenaria per la sua ratifica.
P. come Processo di Khartoum. Su una debolissima impalcatura poggia anche la cooperazione avviata con i paesi dell’Africa Orientale (in base alla strategia del “Processo di Khartoum”) per fronteggiare i flussi migratori. Il “Processo di Khartoum” prevede il dialogo con regimi repressivi e sanguinari come l’Eritrea (una dittatura militare de facto con migliaia di oppositori politici rinchiusi ) o il Sudan (dove da decenni avvengono crimini contro l’umanità). E’ una cooperazione piena di ipocrisie che, anziché combattere le cause dell’immigrazione, si interessa solo a bloccare i migranti che fuggono dalle guerre. L’Europa non può avallare la costruzione di ghetti e campi profughi senza nessuna tutela per i diritti fondamentali.
S. come Strategia Europea 2020. Come combattere la povertà e l’emarginazione? Per l’Europa bisogna creare nuovi posti di lavoro, peccato però che, nel frattempo, le aziende licenziano e non assumono più. È buffo vedere come in assenza totale di risultati il sottosegretario Gozi del pd cerchi di appropriarsi anche di meriti non suoi. La revisione della strategia 2020 è infatti “figlia” di una riflessione nata ben prima dell’inizio del semestre italiano e cioè nel marzo 2014, quando la Commissione Barroso ha pubblicato una comunicazione che faceva un primo bilancio sulla revisione di questa Strategia. Per il Movimento 5 Stelle c’è un solo modo per rendere l’Europa più coesa: estendere a tutti i suoi cittadini il reddito di cittadinanza. Italia compresa.
T. come Tonno rosso. Durante il semestre italiano si è concluso uno scandaloso accordo che mette a repentaglio l’ecosistema del Mar Mediterraneo. A partire dal 2015 aumenta del 20% la quota del tonno rosso che potrà essere pescato. L’incremento complessivo nell’arco dei prossimi tre anni sarà pari a circa il 72%! (da 13.500 tonnellate odierne a 23.155 previste per il 2017). I piccoli pescatori non ringraziano, perché questa decisione farà crollare il prezzo del tonno rosso, favorendo di fatto solo chi lo compra e cioè il Giappone.
Z. come Zero all’Europa di Renzi. Al di là della retorica di Palazzo, cosa è cambiato per i cittadini durante questi sei mesi di presidenza italiana del Consiglio europeo? Qualcuno se n’è accorto? Che fine ha fatto il #cambiamoverso del Presidente del Consiglio? Meglio #stendereunvelopietoso e #voltarepagina

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