Venerdì notte Matteo Renzi ha anticipato la trasformazione costituzionale del Senato in ente inutile costringendo gli inutili senatori rimasti in aula a votare la fiducia sulla legge di stabilità al buio. Senza cioè poter neppure dare un’occhiata al testo, rimaneggiato fino all’ultimo minuto da Palazzo Chigi per evitare – dicono i turiferari – alcune rapine alle casse statali (disgraziatamente non tutte, però). Nelle stesse ore Renzi era l’ospite d’onore di un imbarazzante show televisivo dal titolo Un mondo da amare, un super spot del “servizio pubblico” Rai pagato col canone e costruito appositamente per celebrare i fasti dell’Expo milanese: di quella parte, s’intende, ancora a piede libero. Nessun cenno, naturalmente, al fatto che intanto il capo dell’Anticorruzione Raffaele Cantone avviava un’indagine sull’appalto Eataly, il più grande ristorante del mondo affidato senza gara a Oscar Farinetti, il ristoratore preferito – guardacaso – dal premier. Dicevamo dei bimbi ammaestrati che facevano finta di fare delle domande a cui Renzi dava delle risposte altrettanto costruite. Uno spettacolo da repubblica caucasica concelebrato da Antonella Clerici e da Bruno Vespa, che forse rimpiangeva i bei tempi di Berlusconi, quando organizzava contratti notarili altrettanto fasulli, ma almeno non doveva ridursi a controfigura del Mago Zurlì.
Come cantava Sergio Caputo, ecco un sabato qualunque, un sabato italiano, ma il peggio non sembra essere passato.
di Antonio Padellaro
Il Fatto Quotidiano 21.12.2014