ORA SI CHIEDE L’APPROVAZIONE RAPIDA DEL “DDL REALACCI”, MA ECOLOGISTI E MAGISTRATI HANNO GIÀ DETTO CHE PEGGIOREREBBE SOLO LA SITUAZIONE.
È arrivato il momento di approvare in Senato il ddl sui delitti contro l’ambiente”. Il renziano Ermete Realacci, che di quella legge è il primo firmatario, la mette così: se ci fosse stata, il processo Eternit sarebbe finito diversamente. È solo la voce più autorevole di un coro che chiede l’accelerazione su quel ddl, già approvato dalla Camera e parcheggiato in Senato da mesi. Le cose, però, non stanno proprio così: il ddl salvifico, se fosse approvato com’è, sarebbe una sorta di pietra tombale su quel poco che resta del contrasto ai reati ambientali.
SE QUEL TESTO fosse legge, le difese dei 50 indagati nel “processo madre” sull’Ilva di Taranto – che riprende oggi davanti al gup Wilma Gilli – potrebbero legittimamente festeggiare. È vero che, ad esempio, quel ddl punisce tanto “l’inquinamento ambientale” che il “disastro ambientale” con pene severe, ma è anche vero che le fattispecie di reato sono scritte in modo da essere sostanzialmente inapplicabili. Una sorta di rinuncia preventiva alla sanzione, un condono per via di insipienza legislativa. Vediamo perché. Ad oggi l’inquinamento, ad esempio, sarebbe punibile solo in caso di “compromissione o deterioramento rilevante” dell’ambiente. Ha scritto il pm Maurizio Santoloci, esperto di reati ambientali, su dirittoambiente.net : “Che vuol dire rilevante? Un concetto astratto, che si presterà alle più disparate interpretazioni”, creerà i soliti cumuli di “giurisprudenza controversa” con “effetto deterrente e repressivo irrilevante”. Di più: il disastro è definito “l’alterazione irreversibile dell’equilibrio dell’ecosistema” o un danno “la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa” o “l’offesa della pubblica incolumità” per “l’estensione della compromissione o per il numero delle persone esposte”. Commenta Santoloci: “Tutti principi e concetti sempre astratti, che si prestano a prevedibili battaglie giudiziarie infinite” destinate a finire nel nulla.
AD APRILE, il pg di Civitavecchia, Gianfranco Amendola, storico “pretore verde”, spiegò un’altra grave lacuna a il fatto quotidiano.it : il nuovo reato di disastro può essere contestato solo nelle ipotesi in cui sia prevista una “violazione di disposizioni legislative, regolamentari o amministrative, specificamente poste a tutela dell’ambiente”. Insomma, si fa “dipendere la punibilità di un fatto gravissimo dall’osservanza o meno delle pessime, carenti e complicate norme regolamentari e amministrative esistenti”: ambiente e salute, però, sono “beni costituzionalmente garantiti” e non possono essere legati a questo o quel codicillo amministrativo. Questo senza contare la possibilità di “ravvedimento operoso” dell’inquinatore con riduzioni fino ai due terzi della pena: nuove maglie in cui far sfuggire i responsabili come se non fosse già successo con decine di false bonifiche di questi anni. E non è finita perché – scrive ancora Santoloci – va letta “attentamente” la seconda parte del ddl che “è una rivoluzione totale (negativa) in tutto il settore degli illeciti penali vigenti”. In sostanza si crea una corsia parallela (all’acqua di rose) per “i reati contravvenzionali” – che, in materia ambientale, sono quasi tutti, compresa la realizzazione di una discarica abusiva – “che non hanno cagionato danno o pericolo concreto e attuale”. Formula che comprende, a questo punto, tutti i comportamenti criminosi ai danni dell’ambiente, il cui specifico è proprio il fatto che il danno si manifesta nel tempo. “Scrivere una norma preliminare del genere – spiega Santoloci – vuol dire ignorare totalmente la realtà storica e giuridica”. Qui la chicca: per “eliminare la contravvenzione” per questi reati e uscirne immacolati basterà infatti rispettare le prescrizioni… della polizia giudiziaria: insomma sarà la pattuglia della Forestale o dei Carabinieri a dare al responsabile le “specifiche tecniche” e i “tempi massimi” per rimettere tutto a posto. “Il reato ambientale – è la conclusione del pm – finisce a tarallucci e vino”. Ne è convinto anche Angelo Bonelli, portavoce dei Verdi: “Dopo la scandalosa sentenza Eternit, ora altri processi per disastro ambientale salteranno grazie al Parlamento. Domani (oggi, ndr) saremo davanti al Tribunale di Taranto per il processo Ilva: con le vittime pugliesi faremo un minuto di silenzio per quelle di Casale”.
di Marco Palombi
Il Fatto Quotidiano 21.11.2014